Dall’occidente altra pioggia di miliardi per l’Ucraina. Solo la Russia si oppone: «Aiuti irregolari»
di Eugenio Cipolla
Il giorno clou per l’Ucraina di Petro Poroshenko sarà domani, mercoledì 14 settembre, quando il board del Fondo Monetario Internazionale si riunirà per decidere se continuare il programma di aiuti monetari a Kiev, ratificato nel marzo del 2015 dopo mille difficoltà e mediazioni. La decisione dell’organismo diretto da Cristine Lagarde sarà decisiva per il futuro dell’ex repubblica sovietica, le cui casse, anche a causa della guerra in Donbass e delle continue fluttuazioni che hanno svalutato ulteriormente la grivna, sono sempre più vuote. La cifra che Kiev dovrebbe ricevere è ancora un mistero celato dietro i silenzi tombali dei manager di Washington. «Noi ci aspettiamo di ricevere 2,3 miliardi», ha detto a Unian il vice capo della NBU, la banca nazionale ucraina, Oleg Chury. «Un miliardo dovrebbe arrivare subito, mentre la secondo tranche di 1,3 miliardi arriverebbe entro la fine dell’anno».
Soldi che per l’Ucraina rappresenterebbero una vera e propria boccata di ossigeno, permettendo a Poroshenko di far fronte a una crisi economica che non sembra arrestarsi. «Se la decisione è positiva, il denaro arriverà subito, entro due, massimo tre giorni, in maniera molto rapida». Ma quello che conta per Poroshenko e alleati è che con una decisione positiva del Fondo Monetario Internazionale si sbloccherebbero immediatamente anche un altro miliardi di dollari in garanzie statali da parte degli Stati Uniti e circa 600 milioni di euro dalla Commissione europea, soldi legati per l’appunto al programma di cooperazione con Washington. In questo senso, l’attivismo dell’amministrazione Obama è stato molto netto con pressioni, secondo fonti diplomatiche russe, sui funzionari del FMI per sbloccare la nuova tranche e consentire agli Usa di aiutare nuovamente l’Ucraina.
Ed è anche per questo motivo che lo scontro e la tensione sull’asse Mosca-Kiev-Washington sono sempre più intensi. Mosca non vede di buon occhio l’ennesima ingerenza dell’amministrazione Usa su un organismo dove la Russia è azionista con il 2,7% del capitale del Fondo. Non è finita qui. Alla base dell’irritazioni russa c’è anche la querelle del prestito di tre miliardi di dollari, concesso all’Ucraina quando al potere c’era ancora Viktor Yanukovich, e mai restituito con la scusa di pressioni psicologiche da parte di Putin nei confronti dell’ex presidente ucraino.
Secondo Mosca concedere in questo momento nuovi aiuti all’Ucraina va contro le regole del Fondo stesso, nelle quali è previsto che nessun paese può accedere agli aiuti se ha in corso dispute sulla restituzione di un debito sovrano. Ieri il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha detto che la Russia domani voterà contro l’assegnazione della nuova tranche di aiuti all’Ucraina. «Il ministro invierà a Cristine Lagarde una lettera per spiegare la posizione della Federazione russa sulla questione del debito dell’Ucraina», hanno fatto sapere dal ministero delle Finanze. «Abbiamo già dato disposizione al nostro rappresentante di votare contro questa decisione, poiché crediamo sia stata presa nel mancato rispetto delle norme esistenti», ha detto Siluanov in conferenza stampa. «Abbiamo l’impressione – ha continuato – che il processo politico prevalga su decisioni economiche che dovrebbero essere prese esclusivamente dal Fondo Monetario Internazionale».
La questione rischia di trascinarsi a lungo e invadere anche il campo diplomatico. Persino il presidente russo Putin, tramite il suo portavoce, Vladimir Peskov, ha fatto trapelare la propria insoddisfazione. «Mosca si è sempre opposta e continuerà a farlo alla modifica delle regole di assegnazione di nuove tranche in situazioni specifiche, come nel caso dell’Ucraina. La nostra posizione su quel debito da 3 miliardi non è cambiata. E’ un debito sovrano e dovrà essere restituito». Ma la strada è ancora lunga. Lo scontro tra Russia e Ucraina è destinato ad andare avanti ancora per molto. Nemmeno il rigido inverno in arrivo calmerà la situazione che, con il passare delle settimane, si fa sempre più calda.