E' libera Shereen Al-Issawi, nelle carceri del regime di Israele per 43 settimane senza un processo

E' libera Shereen Al-Issawi, nelle carceri del regime di Israele per 43 settimane senza un processo

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di Paola Di Lullo


È stata liberata ieri, Shereen Al-Issawi, dopo 43 settimane nelle carceri israeliane.

Il suo destino è legato a doppio filo a quello del fratello Samer, a Gilad Shalit ed a Ahmed al-Jaabari.

Arrestata il 6 marzo 2014, insieme al fratello Shadi, poi liberato, tra rinvii continui, privazioni, umiliazioni, spostamenti da un carcere all'altro, lunghi periodi di isolamento e sofferenze non ha mai affrontato un  processo. Accusata di aver favorito, quale avvocato, lo scambio di informazioni tra prigionieri in carcere, Shereen, attiva prevalentemente nella documentazione e nella denuncia della situazione dei detenuti Palestinesi, soprattutto dei bambini e delle donne, sempre in prima linea contro le violazioni dei diritti umani, balzò agli “onori delle cronache” quando divenne una spina nel fianco per Israele, a causa della sua campagna mediatica mondiale in supporto del fratello Samer, in sciopero della fame in un carcere israeliano. Forse era questa la sua colpa, per Israele.

Durante la sua detenzione, Shereen ha ricevuto il premio per i Diritti Umani “Al Karama Human Rights Award” (“in absentiam”), per le sue posizioni coraggiose nella campagna per i prigionieri politici palestinesi.

La prima volta era stata arrestata nel 2010.

Samer, il fratello, membro del Fronte Democratico di Liberazione della Palestina, fu arrestato la prima volta nel 2002 e condannato a 26 anni di carcere per presunte attività armate con il Fronte Democratico. Tornato in libertà grazie allo scambio dei prigionieri Palestinesi con il soldato israeliano Gilad Shalit, avvenuto il 18 ottobre 2011, fu nuovamente arrestato nel 2012 per essersi recato in Cisgiordania, violando i termini della sua scarcerazione che gli imponevano di non uscire da Gerusalemme. Israele accusava Issawi di essere andato in Cisgiordania allo scopo di «mettere in piedi una cellula armata», ma il palestinese ha sempre negato con decisione ripetendo di essere uscito da Gerusalemme al solo scopo di riparare la sua automobile.

Qualche mese dopo l’arresto e, precisamente, nell’agosto 2012, cominciò uno sciopero della fame conclusosi solo 277 giorni dopo. IL PIÙ LUNGO SCIOPERO DELLA FAME MAI SOSTENUTO DA ESSERE UMANO!

Israele gli aveva proposto di essere liberato su cauzione o di essere “deportato” nella Striscia di Gaza, ma Samer Issawi ha sempre respinto seccamente l'offerta, affermando più volte di essere pronto a morire se non fosse stato liberato nella sua città, Gerusalemme.

Il 23 aprile 2013 l’accordo : la sospensione dello sciopero della fame ed altri 8 mesi di prigionia, in cambio della liberazione, che arrivò il 23 dicembre 2013. Samer fu portato in trionfo a casa sua, nel quartiere di Issawiya, il suo villaggio vicino Gerusalemme.

La pace durò poco. Nel marzo 2014 veniva arrestata la sorella Shireen, al sua più accanita sostenitrice e difenditrice, ed il fratello Shadi. Pochi giorni dopo toccò a Medhat ed il 23 giugno di nuovo a lui.




La notizia sorprese tutti. Ma ancora più scalpore ha fatto la condanna, emessa contro di lui dal tribunale militare di Ofer, il 10 magio 2015, a 30 anni di reclusione.

La notizia del ripristino della sentenza originale di 30 anni per Samer è stata un colpo molto duro per la famiglia Issawi, continuamente molestata e terrorizzata dalle forze di occupazione israeliana per la loro capacità di recupero coraggioso di fronte alla brutale e illegale occupazione.

Ma torniamo al cosiddetto "affare Shalit", lo scambio tra il carrista dell'IOF, catturato a Gaza il 25 giugno 2006, e circa 1.200 prigionieri politici Palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. L'accordo tra Hamas e il governo israeliano avvenne con la mediazione dell'Egitto e si concluse, esattamente, sei anni fa, il 18 ottobre 2011 ( dal 2014 la maggior parte dei prigionieri palestinesi rilasciati 4 anni fa è tornata dietro le sbarre ).




La Cattura di Shalit fu rivendicata dalle Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, ed Israele accusò Ahmed al-Jaabari, comandante di spicco delle Brigate, di aver orchestrato l'operazione. Jaabari non rilasciò nessuna dichiarazione in merito.

15 anni in un carcere israeliano, passato da Fatah ad Hamas, Jaabari sfuggì a ben 4 attentati, tra cui quello del 7 agosto del 2004, quando un aereo israeliano bombardò l’abitazione delle sua famiglia, ad est di Gaza City, uccidendo il fratello Fathi ,il figlio Muhammed, il cognato e alcuni parenti, e quello durante Cast Lead. Dopo gli attentati non era più comparso in pubblico, pertanto la sua apparizione durante il rilascio di Gilad Shalit non fu casuale. Il leader palestinese sapeva bene di essere nella lista dei più ricercati da Israele.

Quell’apparizione fu un messaggio rivolto ai detenuti palestinesi nelle carceri dell’occupazione israeliana, la dimostrazione che stava mantenendo la promessa, fatta prima di lasciare i suoi compagni rimasti in carcere, che non li avrebbe mai dimenticati. Chi meglio di lui conosceva le condizioni dei prigionieri Palestinesi? Partecipò alla redazione della lista dei prigionieri da liberare insistendo su ogni singolo nome perché sapeva bene che si trattava dell’ultima opportunità di uscire dal carcere da vivi per ciascuno di loro.

Al-Jaabari fu l’ideatore di un' impresa epica, riuscendo a tenere imprigionato Gilad Shalit per 4 anni senza che nessun servizio di sicurezza riuscisse a trovarlo.

Quando Ahmed al-Jaabari apparve in pubblico, all’arrivo dell’auto che trasportava Shalit liberato dal rifugio dov’era tenuto in prigionia, l’immagine sortì un effetto profondo sulla vita dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Loro lo conoscevano bene Ahmed, aveva vissuto con loro per 13 anni, lasciandoli con la promessa di liberarli tutti, pur sapendo che sarebbe stata una promessa difficile da mantenere. Difficile,  non impossibile: aveva promesso di catturare dei soldati israeliani e ci riuscì con Shalit.

Il 14 novembre 2012, Jabari rimase ucciso da un missile israeliano che colpì in pieno la macchina su cui viaggiava con il figlio. Iniziava Pillar of Defence....

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