Erdogan punta sull'industria degli armamenti. Obiettivo: 25 miliardi l'anno

Erdogan punta sull'industria degli armamenti. Obiettivo: 25 miliardi l'anno

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

di Fulvio Scaglione

 Come se non bastassero le recenti imprese (collaborazione con Isis e altri gruppi terroristici in Siria e in Iraq, la repressione post-golpe, l’eterno accanirsi contro i curdi), la Turchia di Recep Tayyip Erdo?an si è pure scoperta la vocazione del produttore e venditore di armi. Prima in casa, facendo passare le forniture made in Turkey per il proprio esercito dal 25 per cento del fabbisogno nel 2003 al 68 per cento di oggi. Ora per conto terzi, con una serie impressionante di accordi relativi all’industria della difesa stretti con mezza Africa (Benin, Tchad, Congo, Mali, Senegal, Gabon, Romania, Gambia, Somalia, Niger, Nigeria, Gibuti, Costa d’Avorio), un pezzo importante d’Asia (sottomarini all’Indonesia, navi da guerra al Pakistan), un po’ di Europa (Svezia, Ucraina, Regno Unito e Montenegro), un angolo di America Latina (Cile) e, ovviamente, una fetta significativa di Medio Oriente (Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait).

Nel 2016 l’industria turca ha venduto all’estero armi per un valore di 1,7 miliardi di dollari e il governo di Ankara si propone di raggiungere entro il 2023 esportazioni per 25 miliardi. Non si sa bene come pensi di riuscirci, visto che nel 2015 l’export aveva totalizzato introiti per 1,65 miliardi, e dunque il “progresso” nel 2016 è stato minimo. Però i Paesi che l’anno scorso hanno comprato armi turche sono importanti, ecco la lista dei principali: primi assoluti gli Stati Uniti con ordinazioni per 587 milioni di dollari, poi Germania (185 milioni), Malesia (99 milioni) e Azerbaijan (83 milioni), e via via Arabia Saudita, Regno Unito, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Tunisia. Spiccano ovviamente Usa e Germania, che criticano la politica di Erdo?an ma poi fanno affari con lui nella compravendita di armi. Ma si sa, la politica internazionale è questa roba.

Comunque sia, la Turchia crede molto in questo ramo d’impresa. Negli ultimi quindici anni (cioè, da quando Erdo?an è al potere), le spese per la difesa sono rimaste stabili, mai meno di 15 miliardi di dollari l’anno. In compenso, l’investimento in ricerca e sviluppo nel settore militare è passato da 1,8 miliardi a 20 miliardi l’anno. I risultati si vedono: Turkish Aerospace Industries e Aselsan, due aziende turche delle armi, sono ormai entrate stabilmente nell’elenco dei 100 big mondiali del settore e la consacrazione di questa nuova realtà si è avuta ai primi di maggio, quando proprio a Istanbul si è svolta la Fiera Internazionale dell’Industria della Difesa.

Così, come se non bastassero i produttori tradizionali di armi (tra i quali anche l’Italia, che nel 2016 ha incrementato dell’87 per cento le vendite di armi, che erano già triplicate nel 2015 rispetto al 2014), ora ci si mette pure la Turchia. Eppure, se volete scommetterci, alla prossima guerra ci sarà anche Erdo?an tra quelli che si stupiranno, si indigneranno e magari faranno qualche appello alla pace.

Pubblicato in Babylon, il blog di Terrasanta.net

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela di Geraldina Colotti 28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico di Leonardo Sinigaglia 25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite di Pasquale Cicalese L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar di Paolo Arigotti Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS di Michele Blanco DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti