"I nostri valori" e il futuro dell'UE. Le ultime (deliranti) dichiarazioni di Draghi

"I nostri valori" e il futuro dell'UE. Le ultime (deliranti) dichiarazioni di Draghi

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di Agata Iacono

Immersi nella distopia semantica che implementa la narrazione degli Istituti Luce nostrani, Draghi viene disegnato come una sorta di Apeiron, decontestualizzato, monco delle responsabilità del suo breve governo dell'assemblaggio, indipendente e autonomamente riflettente.

Il mito costruito intorno all'ex presidente della BCE, uomo di Goldman Sachs, "uomo normale nella vita quotidiana", si nutre di aneddoti che cercano di mostrarlo umano, uno e trino, capace di mangiare un cono gelato senza sbrodolarsi e parco, modesto, umile, nonostante il suo "potere nel mondo della finanza"... Dimenticando che proprio sotto il governo Draghi si è consumato il primo orwelliano esperimento di discriminazione e controllo.

Il conflitto socioeconomico verticale si è trasformato, con Draghi, definitivamente in un comodo, funzionale, divisivo, conflitto orizzontale. E dimenticando, soprattutto, la delega in bianco sull'invio di armi all'Ucraina. "Ma Draghi non è un politico", dicono i suoi follower, non risponde al bisogno di consenso, non deve certo rendere conto ad un elettorato, già comunque ininfluente di fronte al vincolo esterno del vero potere sovranazionale
 
Quali sono le ultime dichiarazioni di Draghi? “L’Ue non scenda a compromessi. O agisce insieme o non sopravviverà” Che l'Europa stia messa maluccio ce ne siamo accorti anche senza l'intervento geniale di Mario Draghi. Praticamente si è suicidata. Tagliare i rapporti con la Russia, accanirsi con sanzioni harakiri sull'approvvigionamento energetico, intervenire di fatto a tutte le operazioni militari in una guerra persa in partenza, accogliere Zelensky in ogni parlamento europeo, rompere il processo della via della seta con la Cina da parte dell'Italia, appoggiare incondizionatamente Israele nel suo piano di sterminio ed evacuazione del popolo palestinese...sono forse questi u "compromessi" contro la Pace, gli interessi socioeconomici, i valori umanitari e sanciti dal diritto internazionale, la sovranità nazionale o europea?
 
È questo che intende Draghi quando afferma che l'Europa deve essere unita, più forte, e che non può più permettersi di derogare ai suoi valori etici fondanti ?
 
E invece no. Riporto letteralmente: «La guerra in Ucraina è stata preceduta da una lunga serie di arretramenti rispetto ai nostri valori fondamentali: l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità ucraine, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan».
 
Quindi, banalizzando in estrema sintesi: la Russia andava isolata prima, già nel 2014, quando misteriosamente per autocombustione prese fuoco quel palazzo lì ad Odessa. L'Ucraina doveva sterminare la popolazione del Donbass e della Crimea, come sta facendo oggi Israele con la Palestina, e l'Europa avrebbe dovuto, di sua sponte, immediatamente, chiudere il Nord Stream, invece di aspettare che fosse fatto saltare.

Siamo stati deboli, troppo buoni.
 
Ma, grazie al nuovo corso invocato da Draghi, l'Europa non si farà fregare più.

Dalla Russia, poi..
E figuriamoci se accetterà passivamente senza intervenire direttamente che Assad vada in giro in Siria a "spargere gas" (Draghi sembra particolarmente sensibile alle narrazioni alla Fabio Fazio e Saviano...).
 
Ultima chicca: l'Afghanistan. Dovevamo restarci. "La lezione che se ne può trarre', sottolinea Draghi, «è che non dobbiamo mai, mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali. E questi valori fondamentali sono gli stessi sui quali è stata costruita l’Unione europea: la pace, la democrazia, la libertà, la sovranità nazionale».
 
Pace? Democrazia? Libertà? Sovranità nazionale? Con un magistrale triplo salto carpiato, la conversazione fra Mario Draghi e Martin Wolf, all'evento "The Global Boardroom: strategies and distruption", organizzato dal Financial Times, entra così di diritto nella neo classifica delle figure retoriche ossimoriche.

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