I soliti (vecchi) dogmi della 'sinistra italiana' duri a morire

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"Europa anno zero. Il Clima, la guerra, la giustizia sociale". Nel dibattito organizzato durante la “Visionaria-urban fest” di ieri nello storico quartiere di Roma a Garbatella, si sono confrontati tre europarlamentari: Massimiliano Smeriglio, Ana Maria Miranda Paz e Manu Pineda. Pietro Bartolo, un quarto eurodeputato, ha inviato un messaggio audio.

A Smeriglio (e a Bartolo) noi de l’AntiDiplomatico abbiamo riconosciuto il grande merito di aver votato contro le direttive belliche del PD in importanti risoluzioni di quel mostro noto come Parlamento europeo - istituzione che più di tutti sta lavorando per accelerare verso il baratro della Terza guerra mondiale.

Questo meritevole slancio dovrebbe ora dare a Smeriglio la forza di scavalcare definitivamente i principali dogmi che hanno portato il PD (e le sue succursali come “Sinistra Italiana”) ad essere il partito odiato dai lavoratori e la forza di riferimento dell'artistocrazia oligarchica del paese.

Su questo, nonostante l'ottimo livello del dibattito, restano ancora tanti troppi punti di penombra. I giusti riferimenti di Smeriglio ad un nuovo sistema “di giustizia sociale” da costruire, “dato il fallimento della globallizzazione neo-liberista”, sono la corretta base di partenza. Ma le ricette proposte rischiano di riprodurre sempre il solito paradosso. Parlare di "nessun confine" e Europa come i pilastri significa suggellare due cardini proprio della globalizzazione neo-liberista! In altre parole, come si fa a dire di volere un sistema di giustizia sociale senza chiedere l’annientamento e il sale sulla carcassa del suo principale nemico: l’Unione Europea? Come si fa a dire di volere un sistema di giustizia sociale senza un controllo regolamentato dei confini?

Le parole di Smeriglio e il livello del dibattitto sono un indubbio spiraglio. Importanti e di altro spessore le dichiarazioni di Manu Pineda, responsabile esteri del Partito comunista spagnolo, che ha molto chiari quali siano gli avversari da combattere per arrivare veramente alla giustizia sociale: Unione Europea e Nato. Oltre che i binari sui quali i popoli europei dovrebbero salire: i Brics e il nuovo mondo multipolare che sta spezzando le reni all’imperialismo Usa e dei suoi maggiordomi, come li ha correttamente definiti.

Molti i riferimenti all’Alba bolivariana durante il dibattito, dove si è ricordato più di una volta le eroiche lotte di Cuba, Venezuela e Bolivia. Tanti i plausi alle lotte eroiche contro le barbarie dell’imperialismo e del neo-liberismo di quei popoli. L’Alba bolivariana è stata la reazione di popoli e paesi liberi contro il tentativo da parte di Bush figlio di imporre l’Unione Europea all’America Latina con la famigerata ALCA. Un progetto, quest'ulitmo, che prevedeva confini labili, libera circolazione dei capitali e soppressione dei diritti dei popoli per quelli delle multinazionali. Insomma un "sistema Bruxelles" per l’America Latina. Chavez e Fidel Castro hanno detto per primi No e i popoli liberi che si sono uniti all’Alba bolivariana hanno combattuto (e combattano tuttora) per la libertà, sovranità e indipendenza delle loro patria, fornendo un modello chiaro. 

La giustizia sociale in Europa va rivendicata usando le stesse parole d'ordine, chiedendo la fine immediata dell'Unione Europea e dalle ceneri, dopo aver tirato molto sale, immaginare un'organizzazione di stati sovrani, liberi e indipendenti che collaborazione sulla base della solidarietà e non della concorezza sul modello de l'Alba bolivariana. 

Siamo ancora lontani. A moderare il dibattito, Simona Maggiorelli, Direttrice di Left, giornale che dopo aver dato il premio dell’anno ai terroristi siriani dei “Caschi bianchi”, ha poi dovuto cancellare tutti gli articoli che inneggiavano alla destabilizzazione dell’imperialismo contro il popolo siriano. La memoria storica è il sale per la costruzione di sistemi di giustizia sociale. Un’ulteriore differenza tra noi e i popoli dell’Alba bolivariana.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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