Il fumo di Notre-Dame

Il fumo di Notre-Dame

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!


di Francesco Erspamer per l'AntiDiplomatico

 
Ancora fumano, le rovine di Notre-Dame, e già i network televisivi e i quotidiani guardano ad altro. Non solo perché le breaking news sono per definizione effimere e la gente, regredita sui bisogni immediati dopo alcuni decenni di egemonia liberista, possiede una soglia di attenzione di qualche minuto e una memoria storica di poche ore. È che l’incendio non è stato all’altezza delle aspettative. Ma come, dopo quell’inizio folgorante con il crollo in diretta della guglia (peraltro ottocentesca, quella precedente era stata abbattuta a fine settecento), il resto è ancora in piedi? Neanche le vetrate rese celebri dal cartone animato della Disney si sono sbriciolate. Volete mettere con la spettacolarità del crollo delle Torri Gemelle? A Parigi molto fumo e poco arrosto, deludente per utenti assuefatti agli effetti speciali di Hollywood e a immagini (sempre di immagini si tratta, mai di esperienze) di intere città frantumate da cataclismi naturali o astronavi aliene.

Pensate ai poveri giornalisti di CNN, che nell’annunciare il rogo si erano arrampicati sugli specchi per giustificare l’importanza attribuita a un simbolo della cristianità, anzi della cattolicità, e per prevenire i conseguenti attacchi di liberal, terzomondisti e altri profeti della correttezza politica. Per cui avevano dovuto trasformare quella chiesa in patrimonio dell’umanità, caricarla di un valore universale e dunque transnazionale, meticcio, neutro, staccato da qualsiasi significato locale e dal rischio di indurre un senso di appartenenza che al neocapitalismo globalista proprio non piace perché differenzia i gusti e i consumi. Ovvio che i dettagli non interessino: i turisti vanno al Louvre per vedere la Gioconda, non le altre 35mila opere d’arte che espone, e Roma senza San Pietro e il Colosseo attirerebbe un decimo dei visitatori. Invece a Notre-Dame sono riusciti a salvare praticamente tutto quello che la guida Michelin o Lonely Planet gratificavano di un numero di stellette sufficiente a rendere la visita indispensabile. Persino il gallo che sovrastava la guglia è stato recuperato, con le reliquie che conteneva. E allora che incendio è? Solo fumo e il fumo si disperde in fretta.

Meno male che sono subito entrati in scena i miliardari, a dare una mano al loro amico Macron; e hanno gettato sul tavolo qualche centinaio di milioni, che per loro sono briciole e li possono detrarre dalle poche tasse che pagano ma che ai comuni mortali paiono cifre enormi. Questa è l’informazione che piace a CNN e all’intero circo mediatico: il gossip sulle celebrity, che come un tempo il culto del sovrano e dei signori, permette la sopravvivenza di oscene ineguaglianze e induce i tanti ad accettare privazioni e sofferenze per poter ammirare da fuori il lusso dei pochi. Tanto è inevitabile se non necessario (la teoria economica del “trickle-down” e il fatalismo ideologico del TINA, “there is no alternative”, i due comandamenti del liberismo selvaggio).



Balle. Il progresso scientifico e tecnologico ha creato, per la prima volta nella Storia, condizioni in cui il benessere è tale da poter essere distribuito equamente fra tutti i cittadini di un paese senza diluirsi eccessivamente e rendendo dunque possibili grandi investimenti e grandi opere d’arte – come Notre-Dame. Anzi, ci sarebbero più investimenti e più opere d’arte se l’attuale classe dirigente venisse spazzata via. Non si tratta di un’aristocrazia (“preminenza dei migliori”), arrogante ma in qualche modo soggetta a vincoli: si tratta di una casta di parassiti avidi quanto inetti, che prosperano prosciugando le risorse naturali del pianeta, ormai scarse, e altrettanto rapidamente quelle culturali e sociali. Come ha fatto CNN, quando ancora le fiamme divampavano e poteva annunciare come prossima la distruzione della cattedrale di Parigi (restate incollati allo schermo! non perdetevi il momento fatale! e intanto sorbitevi un po’ di pubblicità!), a catturare per qualche attimo l’interesse di milioni di americani totalmente indifferenti rispetto a qualsiasi cosa sia stata fatta prima dell’anno scorso? Disneyficando Notre-Dame: ci vanno 13 milioni di visitatori all’anno, dunque genera miliardi di profitti, dunque ha valore. Come a dire: visto che il Duomo di Orvieto o Castel del Monte, così fuori mano, li vanno a vedere solo poche centinaia di migliaia di turisti, che andassero pure in rovina, tanto non bucano lo schermo e non producono introiti pubblicitari. Vedi L’Aquila, completamente e felicemente dimenticata dai suddetti americani e anche dagli italiani.

Non è il fuoco che minaccia l’immenso patrimonio culturale del mondo – no, non “dell’umanità” bensì di specifici popoli della Terra, ciascuno il suo, a celebrare la straordinaria diversità che il neocapitalismo vuole annientare in nome del consumismo, dell’appiattimento mediatico e del multiculturalismo. Dicevo: non è il fuoco che minaccia Notre-Dame e la civiltà e la bellezza: innumerevoli chiese e castelli e palazzi sono crollati nei secoli e sono stati ricostruiti o sono restati vivi nel mito e nella memoria delle comunità, come per millenni (ma non più) le sette meraviglie del mondo antico – secondo i greci e i romani, certo, dunque politicamente scorrette. La vera, letale minaccia alla bellezza e alla civiltà sono CNN e ciò che esprime e rappresenta: l’ignoranza programmatica e la superficialità obbligatoria del liberismo.

Quando Mario Monti parla di "sacrifici".... di Fabrizio Verde Quando Mario Monti parla di "sacrifici"....

Quando Mario Monti parla di "sacrifici"....

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington? di Giacomo Gabellini Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington?

Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington?

"Il Giornale": il cane da guardia "di destra" dell'atlantismo di Marinella Mondaini "Il Giornale": il cane da guardia "di destra" dell'atlantismo

"Il Giornale": il cane da guardia "di destra" dell'atlantismo

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

La dittatura del pensiero liberal di Giuseppe Giannini La dittatura del pensiero liberal

La dittatura del pensiero liberal

Toti e quei reati "a fin di bene" di Antonio Di Siena Toti e quei reati "a fin di bene"

Toti e quei reati "a fin di bene"

Il Piano Mattei (o di quelli che lo hanno ucciso?) di Gilberto Trombetta Il Piano Mattei (o di quelli che lo hanno ucciso?)

Il Piano Mattei (o di quelli che lo hanno ucciso?)

Gli ultimi dati del commercio estero cinese di Pasquale Cicalese Gli ultimi dati del commercio estero cinese

Gli ultimi dati del commercio estero cinese

Il Premio Pullitzer e il mondo al contrario di Andrea Puccio Il Premio Pullitzer e il mondo al contrario

Il Premio Pullitzer e il mondo al contrario

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici? di Paolo Arigotti La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici?

La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici?

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti