Il nostro uomo a Tripoli e quelle minacce "velate" a Renzi

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Si era già tentato con Ali Zeidan. Per questo bandito, la Farnesina, il 6 marzo 2014, aveva organizzato una sontuosa (40 delegazioni) Conferenza Internazionale sulla Libia. Una settimana dopo, con gli smaglianti sorrisi di Zeidan e della Mogherini (allora ministra degli Esteri) ancora sui TG, si viene a sapere che Zeidan è scappato in Germania con un container pieno d’oro. Oggi il burattino da mettere al governo in Libia - solo per invocare i bombardamenti dell’Occidente - si chiama Mohammad Fayez al-Serraj. Per lui, i suoi sponsor (in prima fila il Governo Renzi) avevano organizzato un ingresso trionfale in Libia: è dovuto sbarcare su un canotto nella base (oggi USA) di Abu Sittah e appena ha tentato di avvicinarsi a Tripoli, è stato accolto a cannonate. 
 
Oggi, al-Serraj è già scomparso dalle prime pagine di Repubblica e Corriere che, intanto, lanciano una ennesima campagna “moralizzatrice”. Questa volta contro la ministra Guidi. Lo avevano già fatto quattro mesi fa contro la ministra Boschi. La minaccia dei Poteri Forti era ed è chiara: o Renzi si decide a mandare subito in Libia 5.000 soldati italiani (come ordinato, un mese fa, dall’ambasciatore USA), o fa la fine di Letta. 

Francesco Santoianni

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