Il viaggio di Obama in Medio Oriente
Iran, Siria e insediamenti israeliani i temi del tour regionale del presidente Obama
Il 20 marzo il presidente americano Barack Obama si è recato in Israele, prima tappa di un tour regionale che lo ha visto anche in Cisgiordania e in Giordania. In Israele, Obama ha tenuto colloqui con le massime autorità dello Stato ebraico: il presidente Shimon Peres e il premier Benjamin Netanyahu. Sebbene la visita di Obama sia stata accompagnata da speranze di iniziative di pace che sono sfuggite ad Obama e alla sua squadra nel primo mandato, non è stato questo il senso del viaggio del presidente americano. Obama, che ha comunque ribadito l’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele, si è recato in Israele per lanciare la sua offensiva diplomatica nei confronti dell’Iran e convincere Netanyahu a non effettuare l’attacco preventivo contro l'Iran per fermare il suo programma nucleare. Nel suo discorso alle Nazioni Unite lo scorso settembre Netanyahu aveva indicato la primavera del 2013 come lasso di tempo decisivo per impedire che Teheran si dotasse dell'atomica. La tempestività del viaggio di Obama risiede nella preoccupazione che Netanyahu, alla guida di un nuovo esecutivo, possa procedere con lo “strike” contro le strutture nucleari iraniane. A Ramallah, in Cisgiordania, Obama ha incontrato il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas con il quale ha discusso degli insediamenti israeliani, ostacolo alla pace a detta di Abbas. Il tema degli insediamenti è stato al centro di un recente rapporto del Consiglio per i diritti umani che ha ammonito Israele a interrompere l’espansione coloniale in Cisgiordania che “ostacola il diritto di autodeterminazione del popolo palestinese”. Circa la possibilità di rinnovare i negoziati di pace tra Israele e palestinesi, lo stesso Obama è stato prudente nel fare grandi dichiarazioni che non corrispondono alla realtà sul terreno. La visita di Obama a Ramallah è stata preceduta dal lancio di razzi da Gaza e da manifestazioni a Ramallah.