In Venezuela, lezioni di «democrazia partecipata».

La vivacità del socialismo bolivariano ricompone e rilancia, ma le destre rinnovano l'attacco: il punto resta quello del petrolio e della formazione di nuove imprese miste, che l'opposizione avrebbe voluto annullare. L'ira funesta degli Usa e la grottesca condanna del Mercosur: da parte di ex golpisti (Brasile e Paraguay), neoliberisti liberticidi (Argentina) e sepolcri imbiancati (Uruguay).

3634
In Venezuela, lezioni di «democrazia partecipata».


di Geraldina Colotti* - Il Manifesto


In Venezuela, lezioni di «democrazia partecipata». La Sala Costituzionale del Tribunal Supremo de Justicia (Tsj) ha soppresso due sentenze – 155 e 156 – emesse il 28 marzo riguardo all’immunità parlamentare e alle funzioni dell’Assemblea nazionale, a maggioranza di opposizione.




Sentenze motivate dal persistere del «desacato» (ribellione) da parte delle destre, che hanno vinto le legislative del dicembre del 2015. Uno stato di insubordinazione che l’Alta corte ha ravvisato dopo l’assunzione d’incarico di tre deputati dello Stato Amazonas, invalidati per frode.


Lo scontro di poteri è proseguito da allora in punta di diritto (e di piazza) e nel costante appello all’intervento internazionale da parte dell’opposizione: fino all’acme accelerato dall’arrivo di Trump alla presidenza Usa, a cui le destre hanno fatto ricorso per chiedere sanzioni e «modello libico», votato in Parlamento.


Sollecitato dall’esecutivo in merito a decisioni determinanti per l’economia del paese petrolifero e per la coesistenza pacifica interna, il Tsj ha interpretato più volte l’avanzata costituzione bolivariana, basata sull’equilibrio di cinque poteri di cui è ago della bilancia.


Uno di questi poteri è il Poder Moral, di cui fa parte il Pubblico ministero e la Procura generale. E proprio la Procuratrice generale Luisa Ortega Diaz, nota garantista, ha sollevato apertamente la questione: quegli articoli – ha detto – mettono a rischio l’indipendenza dei poteri.



Un’accusa sostenuta, in modo ben altrimenti strumentale, dalle destre internazionali: in testa il Segretario generale dell’Osa, Luis Almagro che da tempo definisce Maduro un dittatore contro il quale cerca di far attivare la Carta interamericana democratica e le sanzioni. Per lunedì, Almagro ha chiesto nuovamente una riunione d’emergenza all’Osa.


Molti costituzionalisti hanno usato l’intervento di Ortega a comprova che la separazione dei poteri esiste e per questo la Procuratrice generale ha potuto esprimersi così pubblicamente. Maduro ha però convocato d’urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza della Nazione.


Un’istanza a cui partecipano molti vertici delle istituzioni: dal Tsj, al presidente della Sala costituzionale, al vicepresidente esecutivo, al presidente del Poder ciudadano, al Controllore generale della repubblica, alla ministra degli Esteri, al ministro della Pianificazione, al ministro della Difesa. E al presidente del Parlamento, Julio Borges, che però non si è presentato.


«È uno show concordato», hanno affermato le destre che, fino a un momento prima avevano elogiato le dichiarazioni della Procuratrice generale. Intanto, molti leader di opposizione hanno chiamato alla rivolta, e nel paese si sono verificati alcuni blocchi stradali. Poi, sono circolate foto di alcuni di loro in partenza per gli Usa o per la Colombia (Capriles, amico dell’ex presidente Uribe, che ieri ha manifestato contro la pace in Colombia).


Il vicepresidente Tareck El Aissami ha letto un comunicato a nome del Consejo de Defensa de la Nación, nel quale si esortava il Tsj a recedere dalle due controverse sentenze in base alle quali il potere giudiziario avrebbe assunto, seppur momentaneamente, le funzioni di quello legislativo.


Maduro ha ringraziato la Procuratrice generale, che ha epresso le sue preoccupazioni dopo aver respinto ogni «atto di ingerenza straniera» e ribadito la fiducia nel modello bolivariano. Il presidente ha preso atto delle critiche, considerate una «dimostrazione della capacità di dialogo esistente fra i poteri pubblici e del dinamismo costituzionale della repubblica».


Il Venezuela – ha detto il presidente – «è oggetto un linciaggio politico, mediatico e diplomatico, di una persecuzione brutale da parte di forze oscure che vogliono mettere il cappio al nostro paese». Il Tsj ha così deliberato d’urgenza e ieri c’è stata la sentenza. «Non faremo niente che attenti contro la stabilità del paese», aveva detto il presidente del Tsj, Maikel Moreno, intervenendo dopo il vicepresidente El Aissami.



Maduro ha potuto convocare il Consiglio di difesa in base all’articolo 323 della Costituzione. Nel documento licenziato si ribadisce l’intenzione di proseguire nel «dialogo fecondo» promosso con l’opposizione sotto l’egida della Unasur e del papa Bergoglio.


Si invita inoltre «l’opposizione venezuelana a prendere parte al dialogo» e a rigettare categoricamente ogni «intervento che attenti all’indipendenza, alla sovranità territoriale e all’autodeterminazione. Gli affari dei venezuelani – si legge – devono essere risolti esclusivamente da noi, senza ingerenze né interventi e nel rispetto assoluto della normativa interna dello Stato venezuelano».


In questi giorni, il capo della delegazione degli ex presidenti incaricati del processo di dialogo, lo spagnolo Zapatero, era arrivato nel paese. Un segnale contrario alla politica portata avanti dall’asse Trump-Almagro e dai paesi neoliberisti all’Osa, che vogliono sovvertire l’equilibrio istituzionale, e tornare alla «democrazia rappresentativa» che ha governato la IV Repubblica prima di Chavez. A conclusione del comunicato, il Consiglio di Difesa ha posto una frase di Simon Bolivar: «Solo la democrazia è portatrice di un’assoluta libertà, libertà che si definisce come il potere che ogni uomo ha di fare quel che non è proibito dalla legge».

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA di Fabrizio Verde Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA

Venezuela nel mirino: la narrazione che assolve gli USA

La Geoeconomia di Prevost di Giuseppe Masala La Geoeconomia di Prevost

La Geoeconomia di Prevost

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra... di Francesco Santoianni Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo? di Raffaella Milandri Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Ma che c'entra La Russa con Pasolini? di Paolo Desogus Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo di Alessandro Mariani Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo

Caccia alle Streghe, Zakharova e non solo

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Nessun altro posto di Giuseppe Giannini Nessun altro posto

Nessun altro posto

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire di Michele Blanco La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire

La sconfitta dell’uguaglianza, bisogna reagire

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti