Jeremy Corbyn accusato di essere un 'collaboratore' russo per aver chiesto una de-escalation tra NATO e Russia

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Il leader del partito laburista del Regno Unito, Jeremy Corbyn, ha chiesto una "de-escalation" delle tensioni tra la NATO e la Russia, aggiungendo in un'intervista alla BBC: "Voglio vedere un de-militarizzazione della frontiera tra di loro". Insieme agli stati Uniti, il Regno Unitosta rapidamente rafforzando la propria presenza militare nella regione del Baltico, anche in stati che confinano con la Russia, ed è ora in procinto di inviare altri 800 soldati in Estonia, 500 dei quali stazioneranno in modo permanente.

In risposta, la Russia ha trasferito le proprie truppe nel proprio paese nei pressi di quei confini, causando gravi tensioni militari tra più potenze nucleari. Durante tutto il 2016, i militari russi e statunitensi sono stati impegnati in manovre sempre più provocatorie e aggressive. Questa settimana, gli Stati Uniti hanno iniziato a dispiegare 4.000 soldati in Polonia, "il più grande dispiegamento di truppe statunitensi in Europa dalla fine della guerra fredda."

E' in questo contesto, spiega Gleen Greenwald su The Intercept, che Corbyn ha detto che è "un peccato che le truppe si siano ammassate ai confini da entrambe le parti", aggiungendo che "voleva vedere migliori relazioni tra la Russia, la NATO e l'UE". Il leader laburista ha spiegato che, mentre la Russia si è impegnata in gravi violazioni dei diritti umani sia a livello nazionale che in Siria, ci devono essere "migliori relazioni tra le due parti ... non ci può essere un ritorno ad una mentalità da guerra fredda".

La risposta all'appello di Corbyn per migliori relazioni e una de-escalation di tensioni con Mosca è stata rapida e prevedibile. Il ministro delle Forze Armate della Gran Bretagna, Mike Penning, ha accusato Corbyn di essere un collaboratore del Cremlino:

Tali osservazioni suggeriscono che il leader laburista avrebbe preferito collaborare con l'aggressione russa che sostenere gli alleati della NATO della Gran Bretagna.  

Questa è la stessa formulazione propagandistica che è stata utilizzata per decenni in Occidente per equiparare l'opposizione al militarismo con una qualche forma di slealtà o tradimento: se ci si oppone al confronto militare con un avversario straniero o si chiedono migliori relazioni con esso, allora si è accusati di nutrire simpatia segreta e anche sostenere leader stranieri, e si è spessp sospettati di essere un "collaboratore" attivo (o "fantoccio" ) del "nemico".

 Questa tattica è stata, naturalmente, usata più e più volte durante la Guerra Fredda per quanto riguarda coloro che hanno sostenuto per un miglioramento delle relazioni o una riduzione del conflitto con Mosca, ma è stata più volte utilizzata da allora ogni volta che arrivava il momento di confrontarsi con un nuovo cattivo (coloro che si opponevano all'invasione dell'Iraq erano pro-Saddam, coloro che si opponevano all'intervento in Libia erano apologeti di Gheddafi, chi ha contestato la guerra al terrore erano simpatizzanti del terrorismo, ecc ecc).

 Ma questo modello è recentemente diventato più ampiamente invocato che mai a causa del ruolo da protagonista che la Russia ora gioca nella politica interna statunitense, dove molti democratici accusano Mosca per la sconfitta di Hillary Clinton. Putin ora occupa il ruolo di Primo dei cattivi nel discorso occidentale, e questo modello di retorica della guerra fredda - chiunque si oppone al confronto è un agente del Cremlino o un tirapiedi - è stato quindi resuscitato con straordinaria velocità e facilità.

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