"La guerra è davvero un bene per gli affari". Giornalista sotto copertura riprende reclutatore di Blackrock

"La guerra è davvero un bene per gli affari". Giornalista sotto copertura riprende reclutatore di Blackrock

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 “Le grandi corporations possiedono la politica statunitense e i politici di entrambi i partiti. La loro avidità combinata, le loro guerre infinite per le risorse e la vendita di armi, il loro appetito per la manodopera a basso costo e il totale disprezzo per i bisogni della gente hanno distrutto gli Stati Uniti e minacciano il mondo intero”. L'imprenditore e attivista Kim Dotcom presenta così su Twitter il video di un reclutatore di BlackRock che afferma come il colosso sia in grado di "comprare un senatore" per 10.000 dollari e che la guerra in Ucraina è "un bene per gli affari".

"Potresti comprare i tuoi candidati. Prima di tutto, i senatori. Questi ragazzi sono f*mente economici. Hai 10.000 dollari? Puoi comprare un senatore. Te ne do subito 500 mila. Non importa chi vince, sono nelle mie tasche", ha dichiarato Serge Varlay, reclutatore di BlackRock, in un video pubblicato da James O'Keefe, che si definisce un guerilla journalist.

"La volatilità crea opportunità di profitto. La guerra è davvero un bene per gli affari. È eccitante quando le cose vanno male, no?".

Qui il video:


Nei ‘democratici’ Stati Uniti i membri del Congresso e i candidati alle elezioni dipendono in larga misura dal finanziamento delle corporations per le loro dispendiosissime campagne elettorali. Questo crea un incentivo per i politici di entrambi i partiti a cercare il sostegno delle grandi corporations e a considerare le loro esigenze e richieste quando si tratta di formulare politiche. Le grandi multinazionali hanno un'enorme capacità di far leva sulla creazione di posti di lavoro e sullo sviluppo economico. Possono minacciare di spostare le loro attività o ridurre l'occupazione in determinate aree se le politiche non sono favorevoli ai loro interessi. Questa pressione economica esercitata dalle corporations induce i politici a considerare attentamente le conseguenze delle loro decisioni sul settore privato e sull'occupazione.

La connessione tra questa situazione e la guerra per le risorse e la vendita di armi prodotte dal complesso militare-industriale degli Stati Uniti è multifattoriale. Il complesso militare-industriale negli Stati Uniti ha un'influenza considerevole sulla politica estera e sulla sicurezza nazionale. Le corporations del settore della difesa esercitano pressioni sui politici per ottenere finanziamenti militari molto sostanziosi e per garantire che vengano preservati contratti e commesse per la produzione di armamenti.

L’instabilità geopolitica causata da queste scellerate politiche è uno degli aspetti più evidenti e nefasti derivanti da questa situazione dove la politica è di fatto asservita agli interessi dei grandi capitalisti. La connessione tra il complesso militare-industriale e la politica estera degli Stati Uniti porta a un maggiore coinvolgimento militare e a un clima di instabilità internazionale. La ricerca di nuovi mercati per le armi e l'interesse per il controllo delle risorse creano tensioni geopolitiche crescenti, conflitti e guerre, con conseguenze devastanti per le popolazioni colpite e per la stabilità globale.

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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