La prossima sfida della Russia per Ue e Nato sarà nei Balcani, non nel Baltico. Dal Financial Times

La prossima sfida della Russia per Ue e Nato sarà nei Balcani, non nel Baltico. Dal Financial Times

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Da Sputniknews.com
 
La Russia sfrutta attivamente i suoi legami culturali con le popolazioni di religione ortodossa dei Balcani, mentre l'influenza di Bruxelles nella regione al contrario è in declino per l'evaporazione delle prospettive di allargamento della UE, scrive il Financial Times.

Pertanto il giornale consiglia ai leader europei di sforzarsi per ridare energia alla sua posizione nei Balcani e mostrare ai popoli della regione che l'Europa continua a percepire sul serio i loro problemi.

La UE e la NATO cercano di indovinare da che parte la prossima volta che arriverà la sfida della Russia. Ma secondo i giornalisti del Financial Times non si dovrebbero preoccupare degli Stati Baltici, ma guardare a sud-est in direzione dei Balcani.

Dopo gli anni '90, contrassegnati dalle guerre interne nei Balcani, si è riusciti a portare stabilità nella regione grazie a 2 fattori: hanno dato un contributo le prospettive, seppur lontane, di adesione alla UE, cosa che alla fine avrebbe aiutato ad unire i popoli dell'ex Jugoslavia, come ad esempio accaduto a suo tempo tra Francia e Germania; allo stesso tempo ha giocato un ruolo il sostengo degli Stati Uniti e l'idea in caso di conflitto sarebbe intervenuta la NATO.

Ora alla luce della crisi economica, dell'afflusso di profughi, della Brexit e della crescita del nazionalismo in Europa, è difficilmente prevedibile un nuovo allargamento dell'Unione Europea, allo stesso tempo Donald Trump sembra non avere alcun interesse per i Paesi ai margini dell'Europa, si afferma nell'articolo.



Queste condizioni possono creare un'opportunità per la Russia per respingere la diffusione dell'influenza europea e americana e per cercare di ricostruire le alleanze e forse i confini. "Mosca gioca sui suoi legami culturali con i popoli slavi ortodossi".

Secondo l'articolo, dietro qualsiasi tentativo di surriscaldare l'atmosfera nei Balcani c'è la mano di Mosca. In merito si sostiene che il piano per realizzare un colpo di stato ad ottobre in Montenegro, originariamente attribuito ai nazionalisti serbi, sarebbe stato effettivamente orchestrato con il sostegno dei servizi segreti russi per evitare l'adesione del Paese nella NATO. Il treno diretto verso i confini del Kosovo con la scritta "Il Kosovo è Serbia" era stato fatto in Russia. Inoltre la Russia sostiene il presidente nazionalista della Repubblica Serba di Bosnia, che ambisce all'indipendenza da Sarajevo, così come prende le difese di diversi partiti politici in Macedonia contrari all'integrazione europea.

Per difendere la regione dalla Russia ed evitare altri "uomini verdi" (soldati in mimetica), gli Stati Uniti e l'Unione Europea devono lottare per rendersi popolari nei Balcani. Nonostante i propri punti di vista, i consiglieri e funzionari scelti da Donald Trump suggeriscono che Washington resta interessata agli sviluppi geopolitici in Europa.

Tuttavia anche se le prospettive di adesione alla UE dei Balcani sono ridotte, l'Europa ha le sue leve per influenzare la situazione. In termini di assistenza economica, di capacità d'investimento e relazioni commerciali, l'Unione Europea è molto più avanti della Russia. Nonostante tutti i legami culturali con la Russia, l'emigrazione dai Balcani viene quasi interamente assorbita dall'Europa.

Ma solo semplici promesse e qualche piccolo investimento non saranno sufficienti per l'Europa per rimediare la situazione. La UE dovrebbe impegnarsi in questa regione molto più attivamente, si afferma nell'articolo. Occorre monitorare attentamente la situazione, confrontarsi con la disinformazione russa e i leader europei devono recarsi costantemente in visita nella regione per dimostrare che percepiscono ancora i Balcani e i loro problemi seriamente.

"Prima di tutto, questo richiede volontà politica, senza cui la regione più problematica dell'Europa potrà scivolare indietro nel suo passato oscuro, con conseguenze pericolose per l'intero continente," — conclude il Financial Times.

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