Leggere Fidel è leggere il futuro

Leggere Fidel è leggere il futuro

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(a cura di Marinella Correggia)

 

Buon compleanno al Presidente di tutti. A Fidel Castro che da tanti decenni è un uomo politico generoso e solidale con il mondo. In omaggio ai suoi 90 anni ecco una piccola antologia dai suoi discorsi e scritti, su temi di rilevanza mondiale.    

 

Leggere (o ascoltare) Fidel è leggere il futuro. Perché spesso le sue proposte hanno precorso i tempi e le sue previsioni si sono avverate. Un reportage di Telesur conclude con queste parole: «Fidel cumple años pero también cumple sueños».

 


Contro le guerre

 

«Lottare per la pace è il dovere più sacro di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro religione, cittadinanza, colore della pelle ed età».
 

Fidel Castro si è sempre impegnato nella prevenzione e nella denuncia delle guerre imperialiste, in particolare a partire dall’intervento “Onu” in Iraq nel 1991. Nel 2009 chiede: «Perché Obama accettò il Nobel per la pace se aveva già deciso di portare la guerra in Afghanistan fino alle ultime conseguenze? Non era obbligato a compiere questo atto di cinismo.»


Libia: il 3 de marzo 2011 Fidel Castro spiega che la «colossale campagna di menzogne scatenata da tutti i mezzi di informazione ha provocato una grande confusione nell’opinione pubblica mondiale» e chiede «Perché questo impegno a presentare i ribelli libici come membri significativi della società che chiedono i bombardamenti di Stati uniti e Nato per uccidere libici?»  Il 4 marzo, Fidel chiede al mondo di sostenere la proposta negoziale del presidente venezuelano Hugo Chávez : «Il presidente bolivariano, Hugo Chávez, sta compiendo uno sforzo encomiabile per trovare una soluzione che eviti l’intervento della Nato in Libia. Le sue possibilità di successo sarebbero maggiori se egli riuscisse nell’impresa di creare un ampio movimento di opinione a favore dell’idea, prima che si verifichi l’intervento armato e non dopo, per evitare che i popoli vedano ripetersi altrove l’atroce esperienza dell’Iraq»



 


La rivoluzione

 

(Discorso il 1 maggio 2000, Piazza della rivoluzione José Martí, L’Avana)

«La rivoluzione è il senso del momento storico; è cambiare tutto ciò che va cambiato; è uguaglianza e libertà piene; è essere trattati e trattare gli altri come esseri umani; è emanciparci grazie a noi stessi e ai nostri propri sforzi; è sfidare le potenti forze che dominano all’interno e all’esterno della nazione; è difendere i valori in cui si crede al prezzo di quasiasi sacrificio; è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo; è lottare con audacia, intelligenza e realismo; è non mentire mai e non violare principi etici; è la profonda convinzione che non esiste potere al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee. Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo, questa è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalimo».


(Fidel Castro, Ecología y desarrollo. Selección temática 1963-1992, Editora Política, La Habana). «Solo il socialismo può salvare l’umanità dai pericoli spaventosi che la minacciano: l’esaurimento delle risorse naturali che sono limitate, il crescente inquinamento ambientale, l’aumento incontrollato della popolazione, la tragedia della fame e la catastrofe delle guerre» (1974).

 

Sul dollaro, radice di molti mali

«L’impero ha dominato il mondo più con l’economia e la menzogna che con la forza. Aveva ottenuto il privilegio di stampare valute convertibili alla fine della Seconda guerra mondiale, monopolizzava l’arma nucleare, disponeva di quasi tutto l’oro del mondo ed era l’unico produttore su vasta scala di beni intermedi, beni di consumo, alimenti e servizi a livello mondiale.
Tuttavia, c’era un limite alla sua possibilità di stampare moneta: il collegamento con l’oro, al prezzo costante di 35 dollari l’oncia. Andò avanti così per 25 anni, finché il 15 agosto 1971 un ordine presidenziale di Richard Nixon ruppe unilateralmente questo impegno internazionale: truffando il mondo. Non mi stancherò mai di ripeterlo. In questo modo furono trasferiti sull’economia mondiale i costi del riarmo e delle avventure belliche, specialmente la guerra del Vietnam.
Oggi un milione di dollari vale 30 volte più di quanto valeva quando Nixon sospsese la convertibilità del dollaro in oro. (…) Se non si tiene conto di questo, le nuove generazioni non avranno un’idea chiara della barbarie imperialista. In virtù del privilegio di Bretton Woods gli Stati uniti, cancellando unilateralmente la convertibilità,pagano con pezzi di carta i beni e i servizi che comprano al resto del mondo. E quest’ultimo ha dovuto subirne le spese: le sue risorse naturali e il suo denaro hanno supportato il riarmo e coperto gran parte dei costi delle guerre imperiali.»

  (tratto da Granma e Cubadebate)


La fame, lo sfruttamento e gli sprechi


Discorso al Vertice mondiale Onu sull’alimentazione - Roma 1996:

«La fame, inseparabile compagna dei poveri, è figlia dell’iniqua distribuzione delle ricchezze e delle ingiustizie di questo mondo.(…) Il colonialismo non è estraneo al sottosviluppo e alla povertà di cui oggi soffre gran parte dell'umanità. Così come non gli sono estranei l'opulenza oltraggiosa e lo spreco delle società di consumo espresse da quelle antiche potenze coloniali che avevano sfruttato la maggior parte delle nazioni. Per lottare contro la fame e l'ingiustizia sono morte nel mondo milioni di persone. (…)
Quale cura applicheremo affinché entro i prossimi venti anni gli affamati siano 400 milioni anziché 800 milioni? Questi obiettivi, così modesti, sono una vergogna! (…) Se il mondo, giustamente, si commuove quando si verificano disastri, catastrofi naturali, o sociali che uccidono centinaia o migliaia di persone, perché non si commuove nello stesso modo di fronte a questo genocidio che ha luogo ogni giorno davanti ai nostri occhi? (…)
Sono il capitalismo, il neoliberismo, le leggi di un mercato selvaggio, il debito estero, il sottosviluppo, lo scambio ineguale a uccidere tante persone. (…) Perché si investono 700 miliardi di dollari ogni anno nelle spese militari e non si utilizza una parte di queste risorse per combattere la fame e frenare il degrado dei suoli, la desertificazione e la deforestazione di milioni di ettari ogni anno, il riscaldamento dell'atmosfera, l'effetto serra che incrementa cicloni, penuria o eccesso di pioggia, la distruzione dello strato d'ozono e altri fenomeni naturali che danneggiano la produzione di alimenti e la vita dell'uomo sulla Terra? (…)
Perché va avanti la produzione di armi sempre più sofisticate benché la guerra fredda sia finita? Per cosa si vogliono produrre queste armi, se non per dominare il mondo? Perché questa feroce concorrenza nel vendere armi a Paesi sottosviluppati - armi che non li renderanno più forti nel difendere la loro indipendenza-, dove quello che c'è da uccidere è la fame? Perché sommare a tutto questo politiche criminali, blocchi assurdi che comprendono alimenti e medicine per uccidere di fame e malattie popoli interi?
Dov'è l'etica, la giustificazione, il rispetto dei diritti umani più elementari, qual è il senso di tali politiche? Regni la verità e non l'ipocrisia e la menzogna. Prendiamo coscienza che in questo mondo devono cessare le tendenze egemoniche, l'arroganza e l'egoismo. Le campane che oggi suonano per coloro che muoiono di fame ogni giorno, suoneranno domani per l'umanità intera se non vorrà, non saprà o non potrà essere sufficientemente saggia per salvare se stessa. »





 «In questo periodo l’umanità sta affrontando problemi gravi e senza precedenti. (…) Mi riferisco alla crisi alimentare provocata da fattori economici e dai cambiamenti climatici di origine antropica che apparentemente sono già irreversibili, ma che la mente umana ha il dovere di affrontare con rapidità. (…) I problemi hanno preso forma d’improvviso, con fenomeni che si stanno verificando in tutti i continenti.(…) I raccolti di frumento, soia, mais, riso e diversi altri cereali e leguminose, la base alimentare del mondo (…), sono colpiti gravemente dai cambiamenti climatici, con problemi gravissimi. (…) Oltre 80 paesi, tutti nel Terzo mondo, e quindi già afflitti da difficoltà reali, sono minacciati di vere e proprie carestie. I problemi sono drammaticamente seri. Tuttavia, non tutto è perduto. (…) Se i milioni di tonnellate di soia e mais che si vorrebbero investire nella produzione di agrocarburanti saranno invece destinati a produrre alimenti, gli inusitati aumenti dei prezzi delle derrate rallenterebbero, e gli scienziati troverebbero soluzioni.»
 


L’urgenza del clima e l’ingiustizia ecologica


Discorso pronunciato a Rio De Janeiro nel 1992, alla Conferenza delle Nazioni unite su ambiente e sviluppo

«(…) Occorre far rilevare che sono le società di consumo le  grandi responsabili della gravissima distruzione ambientale.  Nate dalle potenze coloniali e dalle politiche imperiali, a loro volta hanno generato l'arretratezza e la povertà che oggi flagellano l'immensa maggioranza dell'umanità.
Con il solo 20 % della popolazione mondiale, le società abbienti consumano i due terzi dei minerali e i tre quarti dell'energia che si producono nel mondo. Hanno avvelenato mari e fiumi, contaminato l'aria, assottigliato e bucato la fascia di ozono, saturato l'atmosfera di gas climalteranti con effetti catastrofici che già si fanno sentire. I boschi spariscono, i deserti si espandono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile vanno a finire ogni anno in mare.
Diverse specie sono in via di estinzione. La pressione demografica e la povertà portano a sforzi disperati per sopravvivere, anche a spese della natura. Non è possibile gettare la colpa di tutto ciò sui  paesi del Terzo Mondo, ieri colonie, oggi nazioni sfruttate e saccheggiate da un ordine economico mondiale ingiusto. La soluzione non può essere quella di impedire lo sviluppo a chi ne ha più bisogno. Tutto ciò che oggi contribuisce al sottosviluppo e alla povertà è una violazione flagrante dell'ecologia. Ne muoiono ogni anno nel Terzo mondo decine di milioni di uomini, donne e bambini (…).
Lo scambio diseguale, il protezionismo e il debito estero attentato all'ecologia e favoriscono la distruzione ambientale. Se si vuole salvare l'umanità dall’autodistruzione, è necessario distribuire meglio le ricchezze e le tecnologie disponibili. Meno lusso e meno sperpero in pochi paesi perché si abbia meno povertà e meno fame in gran parte del mondo. Stop  al trasferimento nel Terzo Mondo di stili di vita e abitudini di consumo rovinosi. Si renda più razionale la vita umana. Si instauri un ordine economico internazionale giusto. Si utilizzi tutta la scienza necessaria per uno sviluppo senza distruzione. Si paghi il debito ecologico e non il debito estero. Scompaia  la fame e non l'essere umano.
Dal momento che le presunte minacce del comunismo sono sparite, e non ci sono più pretesti per guerre fredde, corse agli armamenti e spese militari, che cosa impedisce di destinare immediatamente queste risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e a combattere la minaccia di distruzione ecologica del pianeta? Basta con gli egoismi, basta con le egemonie, cessino insensibilità, irresponsabilità e inganno. Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare da molto tempo.»


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