Leopard: davvero la Nato vuole rischiare tanto per l'Ucraina?

Leopard: davvero la Nato vuole rischiare tanto per l'Ucraina?

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In questi giorni uno degli argomenti più delicati del dibattito politico internazionale riguarda l’invio di armi all’Ucraina, nello specifico le riluttanze tedesche a mandare i propri carri armati Leopard, o addirittura ad acconsentire che altri paesi li mandino (paesi a cui in passato la Germania li aveva venduti). Al netto del rischio di mettere a repentaglio i propri segreti militari, ciò è sintomo di una insofferenza tedesca nei confronti di questa guerra, da sempre presente ma accresciuta dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream. Tuttavia ci potrebbe essere dell’altro, un sospetto alimentato dal fatto che anche in alcuni ambienti statunitensi si registri qualche perplessità all’invio in Ucraina dei propri carri armati M1. Forse proprio per questo il Cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto disponibile ad inviare i Leopard a condizione che gli USA invino gli M1.

Questa riluttanza non è coerente con le scelte fin qui adottate, sono già state mandate in Ucraina armi ben più letali (soprattutto a danno dei civili) e ora ci sono resistenze proprio sull’invio di carri armati? Perché?

A mio avviso potrebbe essere tanto una questione politica e/o di sicurezza, quanto una puramente tecnica: forse si teme il confronto diretto tra i carri armati occidentali e quelli russi. Una questione che a ben vedere può divenire strategica.

I carri armati occidentali si sono confrontati con quelli sovietici durante le guerre del Golfo, dimostrando la propria superiorità e alimentando la propaganda dell’apparato militar-industriale della NATO, c’è da notare però che in quel frangente i moderni carri occidentali si fronteggiarono con dei vecchi T72 (dove “72” è l’anno di progettazione). All’epoca Mosca disponeva già del ben più moderno e performante T90, una macchina straordinaria e in continua evoluzione.

Il T90 non si è ancora ampiamente scontrato con i carri occidentali coevi, non c’è stata una grande battaglia di carri che abbia visto contrapposti quelli occidentali alle ultime versioni di T90 manovrati da equipaggi russi.

Gli USA fanno tante guerre, ma per lo più contro paesi piccoli o poveri. Pertanto il carro M1 ha combattuto contro eserciti non all’altezza della sfida, venendo usato in Iraq e Afganistan (oltre che in Yemen dai sauditi). Sebbene abbia delle soluzioni tecniche eccezionali, non si sa quanto sia davvero valido.

Il carro armato tedesco Leopard gode di ottima considerazione ma potrebbe invece essere un grande bluff. Brilla della fama riflessa dai Panzer della Seconda Guerra Mondiale, combinata alla certezza che i tedeschi sono tra i migliori costruttori di veicoli. Tuttavia fare un carro armato è una cosa particolarmente complessa e la qualità del prodotto non si stabilisce solo in fase di progettazione e realizzazione, bensì sul campo di battaglia. Può sembrare assurdo, eppure il carro Leopard pur essendo del 1979, fino al 2017 non è praticamente mai stato utilizzato in battaglia: durante la Guerra in Siria la Turchia ha schierato numerosi carri Leopard perdendone almeno 14, pertanto sorgono forti dubbi sulla millantata qualità di questi veicoli.

Nessuno sa davvero se siano migliori i carri armati russi o quelli occidentali.

In definitiva, se con l’invio in Ucraina di carri armati occidentali dovesse emergere una superiorità tecnica dei carri amati russi ciò potrebbe innanzitutto determinare dei contraccolpi economici: nessun Paese ne comprerebbe altri in quanto non ha senso spendere di più per un prodotto che vale di meno. Ciò potrebbe poi estendersi ad altre forniture militari su cui ci sono già dei forti dubbi sulla qualità millantata (il caso più eclatante è quello degli aerei F35). In un momento in cui l’instabilità globale sospinge le commesse militari, sarebbe un danno economico gigantesco.

Per quanto grave il danno economico sarebbe tuttavia imparagonabile con quello strategico: se dovesse emergere la superiorità tecnica degli armamenti russi su quelli occidentali, i paesi della NATO non potrebbero più sentirsi al sicuro, dilagherebbe lo sconforto e si andrebbe verso una svantaggiosa ridefinizione degli assetti globali.

Probabilmente la NATO non vuole rischiare tanto per l’Ucraina.

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo. Laureato in Economia, esperto di Terzo Settore e sviluppo locale. Giornalista. Inizia l'attività giornalistica testimoniando la crisi del Kosovo e la dissoluzione della Jugoslavia. Ha trascorso due anni in Donbass, profondo conoscitore delle vicende ucraine. Attivo nei movimenti di solidarietà internazionalista, soprattutto in contrasto con le operazioni di "Regime change".

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