L'opposizione russa nei piani di Bruxelles e Washington

L'opposizione russa nei piani di Bruxelles e Washington

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di Federico Merlo

 

La recente scomparsa di Alexey Navalny, lo svolgimento delle elezioni politiche russe e l'agenda dei media dell'orbita NATO suggeriscono alcune riflessioni sul rapporto tra la cosiddetta opposizione russa antisistema e le mosse della coppia Bruxelles-Washington.

Le difficoltà nella proxy-war combattuta dagli ucraini contro la Russia per conto della NATO sono evidenti: proprio queste difficoltà hanno portato le burocrazie di Bruxelles e di Washington a rinnovare il tentativo di costruire un'opposizione russa sul modello dei propri interessi con l'obiettivo di indebolire Mosca. La figura fondamentale di questo progetto è certamente quella di Yulia Navalnaya, già proclamata “first lady” dell'opposizione russa dai media atlantici dopo il suo iconico abbraccio con Joe Biden.

Malgrado la benevolenza della Casa Bianca e l'affetto del presidente degli Stati Uniti, la diffusa sfiducia da parte della società russa nei confronti delle figure manovrate dalla burocrazia di Bruxelles e di Washington, malgrado gli sforzi compiuti da queste ultime, è in crescita. Ciò si può riscontrare nel giudizio lapidario che milioni di russi hanno di figure come Garri Kasparov, Ilya Ponomarev, Dmitry Gudkov, Mikhail Khodarkovsky: quest'ultimo ha recentemente benedetto da Londra il suo sostegno al progetto di trasformare Yulia Navalnaya nel simbolo dell'opposizione russa.

Nell'intervista pubblicata da “Repubblica” l'oligarca Khodarkovsky non ha risparmiato anatemi nei confronti delle molte voci critiche presenti in Italia nei confronti delle politiche di Washington e Bruxelles, liquidando con un atteggiamento davvero poco credibile queste ultime come quelle di “agenti russi”. Non meno lapidario è il giudizio della stragrande maggioranza dei bielorussi nei confronti di  Svetlana Tikhanovskaya, ormai dimenticata dai più dopo un breve periodo di effimera gloria.

D'altra parte, il copione che Yulia Navalnaya si appresta ad interpretare non sarà molto dissimile da quello scritto a Washington e Bruxelles per Svetlana Tikhanovskaya. Malgrado le aspettative su di lei riposte, nessuno sembra tenere in grande considerazione il fatto che Yulia Navalnaya non abbia praticamente alcuna esperienza politica, così come il fatto che negli ultimi vent'anni  sia occupata - per sua stessa ammissione – principalmente del proprio focolare domestico. D'altro canto, il progetto di trasformarla in una “Svetlana Tikhanovskaya” dotata di una posizione propria ed indipendente dalle burocrazie che l'hanno partorito sembra essere nato già morto: ciononostante, ingenti risorse destinate a sostenerlo verranno attinte dai bilanci di molti paesi - tra cui l'Italia - con buona pace dei contribuenti.

I piani di Washington e di Bruxelles volti al sostegno dell'opposizione liberale russa hanno portato quest'ultima ad essere decimata: del resto, indurre giovani non di rado inconsapevoli a stimolare il caos quali risultati può produrre? A gran parte della società russa non sfugge il fatto che al centro degli interessi di Washington e di Bruxelles non vi sia il miglioramento della condizione complessiva dei russi, quanto una bieca strumentalizzazione dei loro problemi, reali o presunti. Riflettendo sulle strategie politiche costruite dalla burocrazia di Bruxelles e di Washington contro la Russia e sull'omicidio di Navalny bisognerebbe interrogarsi su quanto possa essere stata spontanea la decisione di Alexey Navalny di rientrare in Russia dalla Germania, certo non inconsapevole di quello che lo avrebbe aspettato. Così come su chi abbia beneficiato della sua scomparsa: dopotutto, senza la morte del marito fare della vedova Navalny una paladina della libertà sarebbe stato possibile?

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