"Partenariato orientale": l'UE stanzierà un milione l'anno per combattere "la disinformazione russa" in 6 paesi

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"Partenariato orientale": l'UE stanzierà un milione l'anno per combattere "la disinformazione russa" in 6 paesi


Venerdì scorso l’Unione europea ha tenuto un vertice con i partner dell’Europa (molto) orientale, quindi Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Armenia, Azerbaijan e Georgia. La Ue chiama la regione Partenariato orientale è quella di venerdì 24 novembre 2017 è stata la quinta edizione del summit. Il vertice si concentrato sull’identificazione di 20 risultati attesi entro il 2020 dai paesi orientali nell’apertura dei mercati e nel rafforzamento delle connessioni infrastrutturali, istituzionali e sociali.



 

La partnership è iniziata otto anni fa come un'apertura verso quei paesi geograficamente e storicamente vicini alla Russia da inserire nella sfera d’influenza dell’Unione europea, ma l’idea di guardare la regione come un blocco unitario da sottrarre alla sfera d’influenza russa è fallita quasi immediatamente: se da una parte ci sono l’Ucraina, la Moldavia e la Georgia che hanno firmato gli accordi commerciali offerti dalla Ue nell’ambito del partenariato e ambiscono a una vicinanza sempre più stretta (accolta sempre più tiepidamente), dall’altra ci sono Azerbaijan, Armenia e Bielorussia che si sono sottratte e astenute, con Yerevan e Minsk che hanno anche scelto di aderire alla rivale Unione economica eurasiatica guidata dalla Russia.







Il Partenariato orientale è quindi un accordo a due velocità, con Ucraina, Moldavia e Georgia che vedono l’integrazione occidentale come una garanzia di sicurezza contro l’influenza russa da cui vogliono sfilarsi, mentre Azerbaijan, Armenia e Bielorussia la vedono solo come un’opportunità economica in più e un’apertura verso diverse prospettive geopolitiche (nel caso ce ne fosse bisogno).
 

Tutti questi paesi sono stati parte integrante dell’Unione Sovietica e la Russia di oggi li considera membri diretti della propria sfera d’influenza, perciò dire che al Cremlino questo tentativo europeo di aumentare l’influenza nella regione in chiave sempre più smaccatamente anti-russa risulti sgradito è un eufemismo. Prima del vertice la Russia si è lamentata ufficialmente dell’esistenza di un’unità strategica di comunicazione (la StratComms East, di cui potete farvi un’idea guardando EUvsDisinfo) presso il servizio di politica estera della Ue, che ha il compito di contrastare ciò che la Ue considera la propaganda russa nella regione, in particolare in Ucraina e in Georgia, paesi che hanno espresso chiaramente la volontà di aderire alla NATO e alla Ue e respinto l’adesione all’Unione economica eurasiatica, oltre a essersi già mosse attivamente contro la Russia lasciando sul terreno conflitti aperti e contese territoriali che ancora oggi sono lontanissime da una soluzione pacifica che possa portare al ritorno di normali relazioni diplomatiche tra le parti in causa.


Mosca non prende affatto alla leggera questo attacco nei suoi confronti, e prima del vertice ha avvertito la Ue che un aumento di bilancio delle attività della StratComms East avrebbe danneggiato le relazioni diplomatiche con Bruxelles.


Bene, questo è esattamente ciò che è stato deciso al vertice di venerdì, una delle poche decisioni effettive al di là delle dichiarazioni politiche tipiche di questi summit: la Ue stanzierà 1 milione di euro all’anno per il 2018-2020 per contrastare la disinformazione russa nella regione, per la prima volta da quando il team è stato creato nel 2015, la task force di East Stratcom riceverà denaro direttamente dal bilancio della Ue piuttosto che fare affidamento sui contributi degli Stati membri o attingere ad altre linee di bilancio come era stato fatto fino adesso. Così, mentre su tutti i media dei paesi dell’Unione europea si susseguono accuse sempre più ridicole di attacchi contro la democrazia occidentale a colpi di hacker, fake news e troll organizzati coordinati dal Cremlino, nel silenzio generale la Ue dichiara una sottile guerra di contropropaganda alla Russia.


Ogni guerra è anche una guerra di Propaganda, perciò mi chiedo: dove vogliono portarci con questa russofobia? Adesso una notizia del genere può anche passare inosservata in mezzo al flusso continuo di notizie calde e pompate artificialmente, ma gli effetti di queste attività destabilizzanti li vedremo presto e stavolta saranno su tutte le prime pagine, probabilmente già dalla prima meta dell’anno prossimo, e non saranno piacevoli.
 


Federico Bosco

 

 

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