Prof. Erspamer: "Il 4 marzo voterò il Movimento Cinque Stelle. E' l'unico modo per porre fine al regime piddino-berlusconiano"
di Francesco Erspamer*
Sono convinto che in Italia l’unico modo per fermare la decadenza economica, morale e sociale sia porre fine al regime piddino-berlusconiano e all’intera casta di inetti, corrotti e parassiti da esso beneficiata; compito non facile in quanto in un quarto di secolo di egemonia quel regime e quella casta hanno messo radici e continuano a godere del supporto incondizionato del grande capitale globale, dal quale hanno avuto l’incarico di completare la privatizzazione dello Stato e l’americanizzazione del popolo italiano. Per questo il 4 marzo voterò M5S e non le stampelle del Pd (LeU) o di Berlusconi (la Lega); e per questo mi aspetto che nel caso i pentastellati ottengano il potere lo esercitino con intransigenza, non limitandosi a resistere all’isteria mediatica che inevitabilmente seguirebbe, ben finanziata dalle multinazionali, ma passando all’attacco; la gente, o meglio quella parte della gente che da troppo tempo subisce, è stanca di subire: vuole giustizia e vuole vendetta, a questo punto necessaria come deterrente, a evitare la troppo facile tentazione degli abusi e dell’illegalità senza conseguenze.
Per guidare questa profonda transizione – non una rivoluzione ma qualcosa di simile – serve un partito eccezionale, sia a livello di militanti che di quadri e dirigenti. Non c’è tempo per prepararli in modo adeguato: nel mondo liberista tutto accade in fretta e tutto resta superficiale, programmaticamente, a evitare che la competenza si trasformi in rigore e coscienza; l’improvvisazione e la deregulation convengono ai ricchi e a chi è già più forte, e la legge della giungla è quella che li fa prosperare. Una nuova classe politica e imprenditoriale dovrà perciò formarsi attraverso l’esperienza diretta, una procedura rischiosa.
Però si possono evitare alcune trappole e alcuni errori. Ho criticato le parlamentarie del M5S e il fatto che siano state aperte demagogicamente a chiunque; più in generale mi oppongo all’idea di democrazia diretta, efficace e comprensibile in piccole comunità in cui tutti si conoscono e interagiscono personalmente ma che in nazioni con popolazioni di decine di milioni di abitanti favorisce il dominio dei media e di chi li possiede o controlla. Non è un caso che sia le primarie che la democrazia diretta siano state importate dagli Stati Uniti, dove hanno contribuito a rendere la politica uno spettacolo gestito dalle lobby e ad allontanare da essa i cittadini.
I partiti liberisti, di destra e sinistra, possono vincere riempiendo le loro liste di arrivisti, opportunisti e megalomani: perché è un mondo di arrivisti, opportunisti e megalomani che vogliono costruire. Chi si oppone a quel progetto deve scegliere altri militanti, altri rappresentanti, altri criteri di selezione. Mi auguro che le rabbiose lamentele seguite alle parlamentarie servano al M5S per depurarsi di coloro che si erano candidati per interessi personali, ossia perché nulla cambiasse se non per loro stessi.
*Professore all'Harvard University. Post Facebook del 22 gennaio 2018