PROSEGUE IL GENOCIDIO IN TIBET
Un disegno di legge sulla pianificazione famigliare del Comitato permanente del Congresso del Popolo Tibetano (mostruosa longa manus comunista), ora in discussione alla prima lettura, prevede un congedo retribuito di 1 anno a stipendio pieno per le neomamme.
Sì, 1 anno!
Se approvata si tratterebbe di una misura che porterebbe la regione autonoma della Cina in prima linea a livello mondiale nella tutela della maternità, al pari di un Paese come la Svezia.
Quale progresso in termini di diritti della donna se pensiamo che poco più di mezzo secolo fa, nel Tibet governato dai Lama (un regime tanto apprezzato da molte femministe occidentali) proprio le donne erano appellate "kymen", vale a dire "nascita inferiore" o relegate al semplice ruolo di "fonte di piacere". Una società nella quale, secondo diverse fonti, la mortalità infantile raggiungeva lo spaventoso dato del 75%! E che dire della poligamia maschile diffusa, di leggi che permettevano di tagliare il naso alla moglie rea di tradimento coniugale e di pratiche per le quali "una donna poteva essere legalmente uccisa per adulterio dal marito a condizione che il pugnale o la spada venissero portati dal magistrato con una sciarpa di seta legata al manico".
Diego Bertozzi