Stellantis Cassino, il solito ricorso ai licenziamenti politici

Stellantis Cassino, il solito ricorso ai licenziamenti politici

Foto Delio Fantasia, segretario della FLMUniti – Cub, operaio licenziato da Stellantis a Cassino.

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di Federico Giusti

Il licenziamento del delegato Cub alla Stellantis di Cassino ci ricorda che i padroni hanno sempre usato questa arma per seminare paura e rassegnazione nella forza lavoro soprattutto nei momenti salienti dei processi di ristrutturazione

Flmu uniti, organizzazione dei metalmeccanici aderenti alla Cub, ha organizzato a metà Febbraio un presidio di lotta davanti ai cancelli di Stellantis a Casino con l’adesione molte realtà sindacali, sociali e politiche a pochi giorni di distanza dal licenziamento del loro rappresentante in fabbrica Delio Fantasia. Si va costruendo nel paese, pur con estrema lentezza, la consapevolezza di una svolta repressiva che dai luoghi di lavoro si va estendendo alle scuole e alle università con circolari ministeriali che spingono i presidi a denunciare alla Magistratura studenti e studentesse che hanno occupato gli istituti.

Il licenziamento del delegato Delio Fantasia è un atto arbitrario comprensibile solo se guardiamo a quanto sta accadendo nelle aziende del gruppo Stellantis e nel settore meccanico con migliaia di licenziamenti scatenati nel continente latinoamericano, la chiusura di reparti e stabilimenti, la mancata conferma degli interinali e dei contratti a tempo determinato, un nuovo sistema di rilevazione delle presenze atto a penalizzare economicamente i lavoratori con più giorni di assenza anche per malattie gravi o prevedendo, per il passaggio a tempo indeterminato, standard produttive elevatissime e assenze zero.

I licenziamenti e i tagli dagli Usa stanno ora arrivando anche in Europa.

Gran parte della produzione di auto elettriche del gruppo è concentrata in Francia a conferma che la nascita di Stellantis non è stata certo vantaggiosa per la produzione italiana delle vetture (per quanto ci sia stato fino ad oggi un sostanziale equilibrio tra la produzione dell’ex Fiat e l’alleato francese), il nostro paese è agli ultimi posti nel mondo quanto a investimenti tecnologici nel settore meccanico e questo la dice lunga sulla competitività del marchio italiano nel settore mondiale automobilistico.

In questi ultimi 40 anni Stellantis, e prima la Fiat, hanno beneficiato di aiuti statali considerevoli, probabilmente tra i più elevati al mondo, eppure sono proprio gli stabilimenti industriali nel nostro paese ad essere stati colpiti da processi di delocalizzazioni produttive, dalla riduzione ai minimi termini delle fabbriche del marchio in Italia con produzioni ridotte, migliaia di posti di lavoro cancellati, intere linee ferme da anni e il ricorso strutturale alla cassa integrazione.

La repressione padronale all’interno delle fabbriche arriva alla vigilia di una feroce ristrutturazione che taglierà posti di lavoro chiudendo o ridimensionando interi plessi industriali, il licenziamento dei delegati scomodi, la espulsione, tramite gli ammortizzatori sociali, dei lavoratori combattivi , gli incentivi all’esodo rappresentano strumenti indispensabili per ridurre la forza lavoro e al contempo normalizzare le fabbriche con l’adozione di politiche finalizzate al progressivo smantellamento dei siti produttivi.

Il licenziamento di Delio è un atto politico per favorire la gestione unilaterale degli esuberi strutturali, aumentare i carichi di lavoro e i ritmi alimentando la insicurezza sui luoghi di lavoro. Ma i feroci processi di ristrutturazione andranno anche a colpire l’indotto dove le condizioni retributive e lavorative sono perfino peggiori di quelle nelle aziende madri.

Siamo davanti a una feroce repressione che si avvale anche degli strumenti costruiti ad arte con le controriforme in materia di lavoro prime tra tutte il jobs act, i codici di comportamento e l’obbligo di fedeltà aziendale.  

Per queste ragioni il licenziamento di Delio non riguarda solo i lavoratori di Cassino ma l’intera società. In questi anni i licenziamenti sono stati l’arma con la quale imporre la normalizzazione nelle aziende colpendo le avanguardie, penalizzando poi ferocemente la forza lavoro più debole, quella con problemi di salute e prescrizioni o beneficiaria dei congedi parentali e della 104/91, con anziani e figli minori a carico. La flessibilità degli orari, i carichi di lavoro insostenibili, gli accordi aziendali a perdere diventano possibili disinnescando sul nascere ogni eventuale risposta sociale e sindacale, una volta cacciati dalle fabbriche i delegati combattivi e instaurato un clima di paura e di rassegnazione nei luoghi produttivi.

Per questo i licenziamenti riguardano tuttie e non solo i lavoratori di Cassino o del gruppo Stellantis. L’uso abnorme degli ammortizzatori sociali ha permesso alle grandi aziende di delocalizzare la produzione dove il costo del lavoro era più basso o per beneficiare di aiuti e sovvenzioni statali, gli stessi ammortizzatori usati senza alcun controllo pubblico hanno permesso di cacciare delle fabbriche la forza lavoro sindacalizzata e politicizzata a conferma che la sudditanza delle autorità statali alle imprese non è stata di alcun aiuto per salvaguardare l’occupazione o per aiutare le imprese a innovarsi. Trattasi invece di aiuti a imprese e multinazionali che non mostrano alcuna riconoscenza verso gli aiuti statali e alla occorrenza impongono condizioni capestro per continuare a sfruttare la forza lavoro beneficiando di aiuti pubblici senza offrire alcuna merce di scambio, ad esempio la salvaguardia degli impianti e dei posti di lavoro.

Solidarietà a Delio e ai licenziati politici.

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