Un Presidente reo-confesso?
Chiunque si sia informato, magari seguendo i dibattiti fra i costituzionalisti o analizzando i numerosi volumi di studiosi che hanno spiegato in modo estremamente accurato e approfondito che gli unici soggetti che la Costituzione prevede come titolari del potere di revisione costituzionale sono il Parlamento e i cittadini nel solo caso che la seconda votazione non raggiunga il quorum dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, leggendo l’intervista del Presidente Emerito Giorgio Napolitano apparsa sul Messaggero di giovedì 22 Dicembre, da titolo “Col
No ho perso anch’io mi dedicherò agli studi”, si chiederà se non si tratti di uno scherzo fatto ai lettori da un redivivo redattore della rivista satirica IL MALE.
Con un coraggio leonino, degno di miglior causa, il presidente Napolitano, uscito malconcio come non pochi sostenitori del Sì dal Referendum Costituzionale, anziché tacere o dissimulare le sue responsabilità, con estremo candore riconosce di essere stato il principale ispiratore e protagonista con l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, di una battaglia referendaria dalla quale entrambi sono usciti decisamente sconfitti e delegittimati.
Anziché lamentarsi di un voto frutto delle convinzioni di ‘biechi populisti’, ai quali la personalizzazione del conflitto operata da Renzi e dal suo governo avrebbe dato un involontario sostegno, avrebbe fatto meglio a dedicarsi fin dall’inizio a quegli studi, ai quali ha dichiarato di volersi dedicare, per ‘scoprire’ per tempo che prima di assumere la carica, il Presidente – che giura fedeltà alla Repubblica e di osservare la Costituzione davanti al Parlamento riunito in seduta comune - non ha alcuna competenza ed alcun potere di proporre e tantomeno sostenere iniziative di revisione costituzionale.
Che il Parlamento non abbia accolto la richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente per “attentato alla Costituzione”, nel silenzio colpevole di buona parte del mondo accademico e degli addetti ai lavori, ha dimostrato una scarsa sensibilità e un disimpegno delle istituzioni nella difesa della Costituzione del ’48 che invece il popolo degli elettori ha ampiamente manifestato.
La Redazione