Olli Rehn difende il lavoro della troika
In un'audizione di due ore davanti al Parlamento europeo riunito a Strasburgo lunedì 13 gennaio, il commissario per le questioni economiche e finanziarie, Olli Rehn, ha difeso il lavoro dei creditori internazionali della troika – Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo Monetario Internazionale. “Ha dovuto prendere decisioni in circostanze drammatiche e sotto una terribile pressione di tempo”, ha dichiarato Rehn ripercorrendo il 2010, quando la Grecia era ad un passo dal fallimento ed Irlanda e Portogallo chiedevano un sostegno.
Sulla mancanza di trasparenza nell'azione della troika sollevata da molti deputati, Rehn ha sostenuto come “le condizioni dei bailout non sono imposte a nessuno, ma concordate con il paese beneficiario, che è responsabile di fronte al Parlamento nazionale”. Rehn ha poi riconosciuto indirettamente che alcuni paesi dell'euro-zona – in particolare la Germania – ha dettato il modo in cui i salvataggi della zona euro dovessero essere designati. Mentre la Commissione avrebbe preferito un “meccanismo di solidarietà” per i paesi in difficoltà, gli altri stati membri l'hanno rigettato ed optato per prestiti bilaterali.
Sulla mancanza di trasparenza nell'azione della troika sollevata da molti deputati, Rehn ha sostenuto come “le condizioni dei bailout non sono imposte a nessuno, ma concordate con il paese beneficiario, che è responsabile di fronte al Parlamento nazionale”. Rehn ha poi riconosciuto indirettamente che alcuni paesi dell'euro-zona – in particolare la Germania – ha dettato il modo in cui i salvataggi della zona euro dovessero essere designati. Mentre la Commissione avrebbe preferito un “meccanismo di solidarietà” per i paesi in difficoltà, gli altri stati membri l'hanno rigettato ed optato per prestiti bilaterali.
Il commissario ha anche rilevato di aver parlato "in confidence" al ministro delle finanze portoghese sulla necessità del salvataggio nella primavera del 2010 – l'anno prima che Lisbona “chiedesse” formalmente l'aiuto. Ed ha, infine, dichiarato di concordare con le parole del neo ministro egli esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier, il quale la scorsa settimana, in visita ad Atene, ha sostenuto di volere che la troika continui a lavorare con il formato attuale, non vedendo ragioni per cui il Fmi dovrebbe lasciare la struttura.