Il Fmi in azione: l’economia ucraina va a picco: il Pil in calo del 17%

I primi effetti delle politiche di austerità imposte dal Fondo Monetario Internazionale, Ue e Usa si fanno sentire su Kiev

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Il Fmi in azione: l’economia ucraina va a picco: il Pil in calo del 17%



di Eugenio Cipolla

La doccia fredda per Petro Poroshenko e Arsenij Yatsenyuk è arrivata giovedì all’ora di pranzo: nel primo trimestre dell’anno il Pil dell’Ucraina è andato a picco, segnando uno spaventoso – 17,6% rispetto allo stesso periodo del 2014. Fredda, anzi gelata, perché il dato fornito dalla Banca Nazionale ucraina è addirittura peggiore rispetto alle stime, che prevedevano una contrazione del 15%.
 
I primi effetti delle politiche di austerità imposte dal Fondo Monetario Internazionale, dunque, si fanno sentire. Gli emissari di Washington hanno cominciato a lavorare a Kiev già da un paio di settimane per monitorare l’andamento effettivo delle riforme richieste, anche se alcune misure volute da Washington sono già state realizzate diversi mesi fa. Tra queste l’aumento del 280% delle tariffe per il gas, del 66% per i riscaldamenti e del 40% per il  consumo di energia elettrica.
 
Costi enormi per gli ucraini, costretti già a far fronte a un tasso di inflazione che ha superato il 60%, secondo i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica, al blocco di salari e pensioni e alla grivna, la moneta nazionale, che dalla fine del regime di Yanukovych ad oggi ha perso oltre il 100% del suo valore. Per questo l’altro ieri a Kiev, migliaia di persone hanno protestato nel centro della capitale ucraina contro il caro bollette e la crisi economica. Sui cartelli dei manifestanti slogan pesanti, come “Yatsenyuk significa povertà per l’ucraina”, “Mafia vattene”, “Non sai dove lavorare? Vai a fare il venditore per Roshen (la fabbrica di cioccolata del presidente Poroshenko, ndr)”.
 
Sullo sfondo di questo tracollo economico-finanziario pesano altri tre fattori: la guerra con i separatisti filorussi in Donbass, che costringe Kiev a distrarre fondi sul settore della Difesa, la rinegoziazione del debito con i creditori esteri, che si sta rivelando più difficile e complicata del previsto e la guerra delle sanzioni tra la Russia e l’occidente, che nel primo trimestre del 2015 ha causato un calo del 63% del fatturato del commercio tra Russia e Ucraina. Proprio nei giorni scorsi la Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ha sottolineato come le sanzioni alla Russia, e le relative controsanzioni di Mosca nei confronti dell’occidente, stiano danneggiando pesantemente e molto più del previsto le economie di tutte le ex Repubbliche sovietiche.
 
Intanto sul fronte legislativo, il presidente ucraino Poroshenko ha promulgato la legge che mette sullo stesso piano comunismo e nazismo, vietando la diffusione e l’uso dei loro simboli (salvo a scopo educativo, scientifico e nei cimiteri, ndr). La parte più controversa della legge, o quantomeno quella più contestata, riconosce anche il ruolo dei vari gruppi nazionalisti ucraini durante la seconda guerra mondiale, alcuni dei quali, come quello guidato da Stepan Bandera, accusati di collaborazionismo con i nazisti.  

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