Nino Galloni: “Serviva una Sigonella dell’economia per evitare l'euro”

All'AntiDiplomatico l'autore di “L'euro è la fase finale del progetto di de-industrializzazione dell'Italia, iniziato negli anni '80” su Oltre l'euro (Arianna edizioni)

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Nino Galloni: “Serviva una Sigonella dell’economia per evitare l'euro”


di Cesare Sacchetti

Nino Galloni. Economista. Ha insegnato all'Università Cattolica di Milano, all'Università di Modena ed alla Luiss. Dal 2010 è membro effettivo del collegio dei sindaci all'INPS. Autore di Chi ha tradito l'economia italiana? e Prendi i tuoi soldi e... scappa? La fine della globalizzazione.

 
Intervista:
 
- L’alleanza franco-tedesca che aveva rappresentato l’asse europeo negli ultimi anni sembra essere venuta meno. La Francia sembra non avere più alcun vantaggio a sostenere l’eccessivo rigore sui conti imposto dalla Germania e da ultimo il ministro delle Finanze Macron ha espresso la necessità di compiere un ulteriore passaggio nel processo di integrazione che vuole la nascita di un budget federale europeo e la costituzione dell’Europa politica che dovrebbe essere la declinazione degli Stati Uniti d’Europa. Lei crede che la nascita degli USE siano il passaggio successivo della crisi dell’eurozona?
 
Questa soluzione mi sembra poco probabile dal momento che la realtà dei nazionalismi la allontana ulteriormente. Personalmente ritengo che qualora andassimo incontro a un’ulteriore cessione di sovranità da parte degli stati nazionali, non sarebbe altro che l’affermazione ultima dell’onnipotenza del mercato e di rottura del patto di solidarietà tra i popoli europei, già messo duramente alla prova dalla struttura dei trattati europei. 


- Il caso VW sembra indebolire la posizione di forza della Germania in Europa: crede che questa inchiesta sia il tentativo di contenimento da parte degli USA della politica commerciale tedesca “aggressiva” basata su persistenti avanzi della bilancia commerciale? 
 
La VW nonostante l’aumento delle vendite, era già in difficoltà a causa del disallineamento tra la sua capacità produttiva e la capacità di assorbimento del mercato. Probabilmente la mancanza di investimenti sul piano dell’innovazione tecnologica, hanno portato alla necessità di truccare modelli già ampiamente superati per quello che riguarda i criteri di tutela ambientale. Non trascurerei il fatto che questa inchiesta sulle emissioni dei motori VW è coincisa apparentemente con una politica estera tedesca divergente dagli interessi di Washington in Siria.


- Le elezioni in Grecia hanno riconfermato la vittoria di Tsipras, seppur con un crescente astensionismo tra le fasce deluse dal mancato rispetto delle promesse dello scorso gennaio. Ha ragione Varoufakis quando dichiara che il problema è solo rimandato e che la Grecia non può reggere a queste condizioni?
 
La Grecia non può reggere con l’euro, questo è un dato certo. Quando i sovranisti hanno portato avanti le tematiche relative al ritorno ad una piena sovranità monetaria, non c’è stato il consenso elettorale necessario per rafforzare questa posizione. Come successe in Scozia, la strategia di incutere terrore nelle popolazioni, messe di fronte a scelte solo artificialmente obbligate, si è rivelata purtroppo efficace. Il discorso dell’abbandono dell’euro ad oggi non ha trovato uno sbocco politico proprio per questa ragione.
 

- La Cina continua nella sua strategia di accumulazione delle riserve auree e la borsa di Shangai accetta l’oro come collaterale. Il “gold standard” potrebbe tornare d’attualità nel moderno sistema monetario? 
 
Non credo che andiamo verso un ritorno del gold standard, che sarebbe un grosso passo indietro. Il sistema delle monete fiat emesse illimitatamente può funzionare, ma il problema dei moderni sistemi monetari lo individuiamo nella distribuzione di enorme liquidità che arriva nelle mani della finanza speculativa, mentre le piccole e medie imprese non ricevono nulla di questa massa monetaria. Il vero gold standard è l’euro, una moneta artificiosamente scarsa.
 
 
- Nonostante i tentativi esperiti dalla Bce nei mesi passati, su tutti il TLTRO e il Quantitative Easing, nei prossimi mesi le previsioni indicano una deflazione a segno negativo. Condivide questa prospettiva?
 
Le aspettative sono in quel senso. Si accettano titoli di stato con tassi negativi, cosa mai verificatasi fino a questo momento. Evidentemente è prevista una deflazione maggiore del rendimento negativo dei titoli di Stato, e questo è il miglior indicatore della situazione.


- In un'intervista inedita publicata su "Oltre l'euro: le ragioni della sovranità monetaria" (Arianna edizioni), Gianni De Michelis ha affermato che la perdita della sovranità monetaria del nostro paese deve essere ricondotta all'ondata giudiziaria di Mani Pulite. Proprio in questo senso in passato Lei ha sostenuto che la deindustrializzazione realizzata nel 1992, fu voluta da Francia e Germania per indebolire la posizione dell’Italia, divenuta un concorrente troppo forte. Qual è la sua lettura su quel importante crocevia storico?
 
Sono assolutamente d’accordo con De Michelis. La domanda che dovremmo porci è: perché non c’è stata “una Sigonella dell’economia”? Quando nel 1985 nella base militare di Sigonella arrivammo al punto di massima tensione con gli alleati americani a causa della pretesa da parte dei nostri alleati di prelevare i terroristi dell’Achille Lauro e Abu Abbas, il presidente del Consiglio Craxi si oppose fermamente alla violazione della nostra sovranità e le nostre ragioni prevalsero. Questa difesa degli interessi nazionali non l’abbiamo avuta invece per ciò che riguarda gli interessi delle classi lavoratrici, poiché né la sinistra né la destra si sono opposte a questo processo. La sinistra aveva difatti già cambiato posizione e ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere possibili le cessioni di sovranità, mentre la destra si è mostrata più riluttante a questo processo ma il suo leader era ed è un obbiettivo facile da colpire per via degli interessi commerciali nelle sue aziende. Gli euroscettici, penso a Craxi e Andreotti, non hanno purtroppo prodotto un fronte unitario per impedire questa cessione di sovranità senza precedenti.

Nino Galloni è uno dei protagonisti di "Oltre l'euro", con un contributo molto significativo dal titolo: “L'euro è la fase finale del progetto di de-industrializzazione dell'Italia, iniziato negli anni '80”


 

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