Bernie Sanders, il socialista che odia i socialisti

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Bernie Sanders, il socialista che odia i socialisti


 
Nei giorni in cui si distruggono correttamente le primarie dei partiti italiani come uno spettacolo farsesco, i media elogiano quello ancora più ridicolo del circo messo in scena negli Stati Uniti per la scelta dei candidati dei due partiti per la presidenza.

Leggi: ....e alla fine vincerà Goldman Sachs
 
Il senatore Bernie Sander è una rarità nella politica americana: si autodefinisce socialista e, anche in Italia, da parte di quella sinistra sempre in cerca di personaggi in cerca d'autore, viene visto come l'uomo giusto per la Casa Bianca e per cambiare il regime più sanguinario dalla seconda guerra mondiale ad oggi.
 
L'AntiDiplomatico vi ha già scritto sulla solita retorica sulla Cina in perfetta salsa propagandistica made in Us con questo pezzo di Bertozzi:
 
“Secondo il novello salvatore della sinistra mondiale, povertà e disoccupazione negli Usa sono il portato degli accordi commerciali con la Cina (beh, ce lo ricordano a piè sospinto pure i repubblicani); poi bisogna sempre ricordare che "come quasi tutti sanno, la Cina sta manipolando la sua valuta, dandogli un vantaggio commerciale sleale rispetto agli Stati Uniti e distruggendo posti di lavoro; per sconfiggere i regimi autoritari (tra questi il Vietnam socialista) serve il pugno duro e l'isolamento; eppoi c'è il Tibet violentato dall'occupazione cinese, e per questo Sanders appone la sua firma ad un appello, insieme al bel candidato repubblicano Marco Rubio, nel quale si chiede al governo cinese di iniziare un "significativo dialogo con la leadership tibetana" (quindi, quella attuale non è legittima!), si promette di "continuare a finanziare i programmi che forniscono assistenza umanitaria, sviluppo economico, l'informazione indipendente per il popolo tibetano (che ne dite di una bella rivoluzione colorata?) e al contempo si invita a fare del consolato Usa a Lhasa una priorità assoluta per i prossimi incarichi diplomatici nella Repubblica Popolare Cinese".
 
 
In pochi si ricordano poi di queste dichiarazioni sul più grande socialista della storia recente: il leader della rivoluzione bolivariana Hugo Chávez. Quando Hillary aveva cercato di legare il suo nome a quello del Comandante venezualano, attraverso il leader laburista inglese Corbyn, fu questa la risposta di Sanders nel settembre del 2015. 
 
 
"Ieri, uno dei più importanti Super PAC di Hillary Clinton ha attaccato la nostra campagna piuttosto ferocemente... hanno suggerito che sarei amichevole con organizzazioni terroristiche in Medio Oriente, e addirittura hanno cercato di creare un collegamento a un dittatore comunista morto".
 
Sanders lo ha scritto in una e-mail di raccolta fondi, ribadendo come la sua posizione sia esattamente quella della destra golpista venezuelana, finanziata dal Dipartimento di stato Usa e dalla Cia. Nulla di nuovo insomma, il classico nuovo prodotto della “sinistra liberal”.
Per dittatore comunista il Senatore Sanders si riferisce a chi è stato eletto tre volte democraticamente e al cui funerale sono accorsi due milioni di persone e 33 tra capi di stato e premier da tutto il mondo. A queste dichiarazioni di Sanders su Cina e Venezuela va sommata anche questa: “dobbiamo stanziare più fondi e rafforzare la cooperazione con la NATO” per “proteggerci” dalle forze esterne.
 
Più Nato, guerra alla Cina e alle esperienze progressiste dell'America Latina, questo il programma di politica estera di Sanders, un socialista che odia i socialisti.

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