Con gli Europei di calcio, finalmente in Italia ci accorgiamo che a Parigi si lotta per il lavoro

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di Ornella Bertorotta*

Finalmente i giornali si accorgono che a Parigi sono in corso le più imponenti manifestazioni contro la legge sul lavoro che la Francia ricordi da anni. 
 
Segui in diretta https://www.rt.com/on-air/paris-labour-reform-protesters/
 
Attentissimi a riportare nell'ordine: piena della Senna, scontri tra ultrà, omicidi rivendicati come atti di terrorismo, finalmente sulle prime pagine italiane on line arriva il confronto tra Governo e lavoratori, ovviamente in salsa "i cattivi fanno scontri". 
 
Poco o nulla abbiamo letto in questi mesi delle intense manifestazioni che si sono susseguite settimana dopo settimana da marzo. 
 
Non ho alcun dubbio che sui giornali di questa giornata rimarranno solo scontri, immagini di vetrine rotte e teste spaccate, critiche ai blocchi della fornitura di energia. 
 
Se però quando si protesta pacificamente non si viene nemmeno considerati, se quando si chiama uno sciopero generale ( la CGIL non ricorda più nemmeno come si fa) si viene accusati di bloccare il Paese, se quando si scende in piazza si viene accolti da veri e propri eserciti incuranti di scatenare il panico tra i manifestanti, con cariche e lacrimogeni, cosa rimane ai cittadini per fare sentire la propria voce e soprattutto su quale leggittimità i governi possono decidere sulla pelle degli altri, quando sono palesemente in minoranza? 
 
Mi sento molto vicina al popolo francese, alla lotta dei cittadini, degli studenti e dei lavoratori contro una legge ingiusta che, come abbiamo visto in Italia, non produrrà occupazione, ma maggiore precarietà. 
 
Ieri sono usciti i dati demografici che dipingono un'Italia povera anche di nascite, con un saldo negativo tra immigrati e emigrati ( gli italiani che se ne vanno sono più dei migranti che arrivano). 
 
Se non si danno garanzie ai milioni di lavoratori, partite iva o dipendenti che essi siano, siamo destinati a scomparire nel giro di pochi decenni. 
 
Il lavoro non è solo un diritto, non è solo un dovere, è l'architrave su cui le società stabiliscono una convivenza civile e sociale, su cui possono poggiarsi i sogni per un futuro migliore. 
 
Intanto provano a distrarci con omicidi che diventano atti di terrorismo, che rubano le prime pagine alla gente che manifesta, che impongono un clima di terrore. 
 
Oggi i politici che si sono piegati alle esigenze dei grandi gruppi finanziari non hanno più sogni da vendere, ma giurano di proteggerci dagli incubi del terrorismo. 
 
Noi invece vogliamo tornare a sognare, una società in cui le sicurezze per il futuro siano il lavoro, la casa, i servizi, ovvero la base su cui progettare la propria vita, in serenità.

*Senatrice M5S. Post Facebook del 14 giugno 2016

 

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