Assedio a Nairobi
L'intervento in Somalia all'origine dell'attacco di Al-Shabaab
di Mara Carro
Sabato 21 settembre, un commando di uomini armati legati al gruppo integralista islamico somalo Al Shabaab, affiliato ad al-Qaida, ha preso d’assalto il Westgate Shopping Mall di Nairobi, il centro commerciale più grande della capitale kenyota, nella zona di Westlands, un obiettivo classificato come sensibile dalle agenzie di intelligence nazionali e occidentali.
II ruolo geopolitico del Kenya. Nairobi, che ospita diverse organizzazioni internazionali che continuano a creare centri locali di comando per le operazioni in Africa, e più in generale il Kenya, considerato uno Stato chiave nell’Africa orientale e che gioca un ruolo importante nella vita politica, economica e culturale dell’intera regione e serve come principale hub economico - imprenditoriale per la Comunità dell’Africa Orientale grazie al porto commerciale di Mombasa e alla ferrovia Kenya-Uganda, sono da tempo obiettivi terroristici. Il 7 agosto scorso, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l'ex presidente George W. Bush hanno partecipato a una cerimonia in ricordo delle vittime degli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania, avvenuti 15 anni fa, che provocarono oltre 200 morti.
L'intervento in Somalia. Dall’attentato del 1998, l’assalto al Westgate, che presenta alcune similitudini con quello realizzato dal Lashkar-e-Taiba a Mumbai nel novembre 2008, è il più grave attacco condotto da al-Shabaab in Kenya e al di fuori dei confini somali dopo gli attacchi terroristici del luglio 2010 nella capitale ugandese Kampala. L’attacco va ricondotto alla presenza di truppe di Nairobi in Somalia con l’operazione militare “Linda Nchi” nell’ambito della missione dell’Unione Africana, Amisom, contro la milizia di al-Shabaab. L’intervento in Somalia ha già provocato delle ricadute sul quadro della sicurezza interna e sul settore turistico e dall’ottobre 2011, dall’avvio dell’operazione, gli episodi di attacchi attribuibili al gruppo somalo sono aumentati in frequenza, principalmente a Nairobi, Mombasa e Garissa. A differenza di quest’ultimo, però, si è trattato di attacchi su piccola scala
Al-Shabaab indebolito ma non neutralizzato. In passato, il gruppo somalo ha più volte invitato Nairobi a ritirare le truppe dalla Somalia e da tempo dichiara l’intenzione di spostare il conflitto all’interno del Kenya.
Nonostante abbia subito pesanti perdite in seguito agli scontri con le Forze somale e dell’Unione Africana, Al-Shabaab è ancora uno dei più forti gruppi armati nella Somalia centro-meridionale in grado di mettere a rischio, in qualsiasi momento, la sicurezza della capitale somala Mogadiscio.
Negli ultimi due anni il gruppo somalo ha però perso il controllo di quasi tutte le aree urbane. La perdita di Kismayo, nel settembre 2012, ha rappresentato un’importante perdita strategica, significativamente molto più importante delle altre città espugnate - Beledweyne, Baidoa, Hudur e Marka – perché utilizzata dal gruppo come base logistica da cui veniva controllato il traffico di carbone, la principale forma di finanziamento di al-Shabaab.
Soprattutto nell’ultimo anno, le profonde divisioni interne sono sfociate in conflitti armati tra fazioni rivali, hanno condotto all’eliminazione di molti dei principali operativi di Al-Shabaab critici della leadership di Mokhtar Ali Zubeyr (Ahmed Abdi Godane), e alla frammentazione del gruppo. Lo scorso 23 giugno ad arrendersi è stato invece Hassan Dahir Awey, uno dei leader storici di Al Shabab, considerato uno degli artefici degli attentati alle Ambasciate USA in Kenya e Tanzania.