"Non può esistere un paese senza legge elettorale, neppure il paese di Re Giorgio”

"Non può esistere un paese senza legge elettorale, neppure il paese di Re Giorgio”

Paolo Becchi commenta la decisione della Corte Costituzionale sul "Porcellum"

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La Seconda Parte dell'Intervista al Prof. Becchi sulla decisione della Consulta sul "Porcellum"
(Per consultare la prima: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=6330)
 
di Alessandro Bianchi

- Con un Parlamento “illegittimo” si potrebbe creare uno stallo tra i poteri dello stato? 

 
Il rischio di un tale scenario esiste: se il Parlamento è considerato illegittimo, per il modo in cui è stato eletto, anche i suoi atti lo saranno di conseguenza. Non so se la strategia di attesa possa essere un calcolo per prendere tempo. La Corte ha ritardato la decisione lasciandogliene tanto a disposizione: la politica dello struzzo di mettere la testa sotto terra e aspettare il 2015 con le riforme costituzionali in cui inserire anche quella elettorale non regge più. Una decisione come quella attuale della Corte è un monito preciso al Parlamento di intervenire con urgenza. E' crollata l'impalcatura complessiva della legge, dal mio punto di vista, e non si può restare in un vuoto per uno-due anni. Viene da sorridere a pensare come allora ci dicevano che il Parlamento non potesse operare in prorogatio, mentre oggi che è costituito in modo “illegittimo” può farlo. 
 
- Qual è il rischio più grande che l'Italia può incorrere in una situazione di stallo prolungato?
 
Il caos istituzionale generalizzato in un contesto economico difficilissimo apre scenari pericolosi. E' una situazione del tutto nuova, a cui si dovrebbe rispondere con cure efficaci ed adeguate, il ripristino del Mattarellum e nuovamente al voto. Un Parlamento delegittimato dalla Corte Costituzionale produce atti non legittimi, questo è il rischio. Del resto, il Parlamento, in linea di principio, non può neanche fare una legge elettorale nuova. E' incoerente logicamente: se ogni loro atto può essere considerato illegittimo, lo può essere anche la legge elettorale. 
 
- Se ci saranno nuove elezioni,  il presidente emerito della Consulta Valeria Onida ha spiegato come l'attuale decisione della Consulta comporterebbe al momento l'applicazione di un sistema proporzionale puro. Quali scenari apre?

Sicuramente Vendola sarà contento – non a caso è stato il suo il primo tweet di felicitazione per la sentenza – e così anche tutti i partiti che stanno nascendo, che avranno ognuno le loro poltrone da spartire. Ma con partiti da prefisso telefonico che entrerebbero in Parlamento sarebbe il caos più totale. La “Modesta proposta” di tornare alla legge elettorale precedente, già utilizzata e costituzionale, è quella più realistica e che dovrebbe trovare consenso. La Corte non ha potuto compiere questo passaggio, che è politico, ma ha fatto pressione al Parlamento di agire il prima possibile. Non vedo altre soluzioni percorribili a breve tempo.
Poniamo il caso di scuola, il Governo Letta perderà il voto di fiducia e siamo costretti alle urne. Con cosa votiamo? Non abbiamo una legge elettorale e non andiamo a votare? Oppure votiamo con il proporzionale puro? In ogni caso bisognerebbe a questo sistema aggiungere una preferenza con un intervento del legislatore come richiesto dalla Consulta. La stabilità del paese con le percentuali da prefisso di Vendola, Alfano, Casini, Fini, Monti, Fratelli d'Italia ed una ventina di altri partiti non si troverebbe mai. Sarebbero tutti di nuovo in Parlamento e sarebbe davvero paradossale come la sentenza che ieri ha sancito il fallimento della partitocrazia potrebbe alla fine fargli il regalo più grande, reintroducendo il proporzionale.
 
- Napolitano esce secondo Lei delegittimato dalla sentenza? E quale sarà la sua strategia ora? 
 
Non credo che avrà altro spazio di manovra, se non quello di spingere ancor più di prima per una riforma della legge elettorale per fare pressioni sui partiti con la leva della sentenza della Corte. Lo sta già facendo ed ha già addirittura avanzato la sua ipotesi di legge elettorale. Ancora una volta un'invasione di campo, ma ormai ci siamo abituati. Quello a cui ancora non eravamo abituati è il totale caos cui i partiti ci hanno posto.

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