Bitcoin: Rivoluzione o ennesima bolla?

Bitcoin: Rivoluzione o ennesima bolla?

Le "criptomonete" al confronto degli attuali sistemi di scambio internazionali

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di Alessandro Rosanio

Secondo una recente ricerca condotta da Bloomberg, il 42% degli americani sa cosa sono i Bitcoin. Non ci sono statistiche ufficiali per l’Italia, ma, da quello che posso dire, da noi la percentuale è sicuramente infinitesimamente inferiore. Dobbiamo capire brevemente cosa sono prima di poter cercare di dire se si tratta di una nuova moneta, che rivoluzionerà l’economia e la finanza futura mondiale, sottraendone il controllo alle banche centrali e dando così libertà agli individui che la useranno, oppure se si tratta soltanto di un fenomeno insignificante, o, ancora peggio, di una truffa o di un pericoloso strumento a disposizione di terroristi, pedofili e narcotrafficanti.


Volendo semplificare in modo estremo, i Bitcoin sono “criptomonete”. Si tratta cioè di un software open-source, il codice di programmazione è conoscibile e verificabile da tutti. Il sistema così creato è basato su un algoritmo informatico criptato che prevede la creazione crescente, ad intervalli di tempo prestabiliti, di un certo numero di monete virtuali, mediante una funzione matematica che tenderà a 21 milioni. Questo fa sì che il numero di Bitcoin esistenti sarà prevedibile e non modificabile ex post. 

 
Il sistema registra e verifica tutti i trasferimenti di moneta da un utente all’altro, in modo che non vi siano frodi.
Altra caratteristica tecnica fondamentale del sistema è che non ha un server centrale, ma si basa sul meccanismo peer-to-peer, sfruttando i singoli computers collegati alla rete. Ne consegue che, non essendovi un server centrale posto in un determinato luogo, non c’è ordinanza o intervento che può bloccare la struttura. Questa è una caratteristica fondamentale, dato che le autorità nazionali si sono spesso dimostrate ferocemente contrarie alla creazione di monete private (soprattutto se elettroniche) che minassero il monopolio di quelle ufficiali. Un esempio tra i tanti è quello del Liberty Dollar  che è stato annientato dall’FBI e dai servizi segreti americani,  sequestrando tutte le monete ed incriminando i fondatori del progetto per cospirazione. 

 
Se Bitcoin è la criptomoneta più famosa, non è certo l’unica. Note sono anche le Litecoin e il protocollo Ripple, ma le monete con analoghe caratteristiche sono circa una ventina al momento. Non sono state rare neanche le cosiddette “monete private”, oltre 8000 dal 1860 nei soli Stati Uniti. Allora, perché tanta attenzione (almeno all’estero) riguardo ai Bitcoin? La risposta non può essere univoca ed è legata sia alle caratteristiche di questa criptomoneta, sia al periodo storico in cui è nata. 
Ricordarne brevemente la storia è perciò fondamentale per capire. L’account bitcoin.org viene registrato ad agosto 2008 ed il sistema diventa operativo nel 2009, quando la prima transazione avviene, tra Satoshi Nakamoto e Hal Finney. Il nome Satoshi Nakamoto, il creatore di Bitcoin, è quasi sicuramente uno pseudonimo, e tante differenti teorie sull’identità del fondatore (o dei fondatori) sono state fatte. Nel 2010 fu aperto Mt.Gox, che è attualmente il più grande e noto sito web di compravendita e scambio di Bitcoin, le cui quotazioni sono il riferimento principale per stabilirne il prezzo. 

 
La prima transazione reale avvenne a maggio 2010, quando una pizza fu acquistata per 10.000 Bitcoin (trasferiti da un utente ad un altro, il quale la ordinò per il primo pagandola con la propria carta di credito e facendogliela recapitare a casa). I primi Bitcoin valevano 0,003 $ ciascuno, oggi sono quotati 700$ ciascuno, e hanno avuto massimi di 1200$.
Il motivo di tale crescita esponenziale di valore è rintracciabile in primis nel fatto che, con il passare del tempo, sempre più siti web hanno iniziato ad accettare Bitcoin. 

 
Ma c’è dell’altro, ed è legato soprattutto alle caratteristiche che questa criptomoneta ha rispetto alle monete tradizionali. In primis: anonimato ed immaterialità.  Forse non è un caso che uno dei picchi speculativi si è avuto a partire da marzo 2013 (quando il prezzo passò da circa 30$ ad oltre 220) , proprio nei giorni in cui vi è stato l’esproprio dei conti correnti a Cipro ed i successivi “controlli di capitale” entrambi orchestrati dalla Troika (BCE, FMI e Commissione europea). Controlli che le autorità promisero sarebbero durati un weekend e che sono tuttora in vigore… In un simile contesto, uno strumento come Bitcoin prescinde totalmente dalla territorialità e consente di trasferire queste criptomonete in modo anonimo ed immateriale ovunque ci si trovi. Non è un caso che moltissimi utenti di Bitcoin siano in Argentina, dove il governo ha imposto rigidissimi controlli di capitali e restrizioni all’acquisto di valuta estera ed oro, forzando la popolazione ad usare il peso che si svaluta ogni giorno di più. 

 
Ovviamente, esiste anche il lato oscuro della medaglia dell’anonimato. Sicuramente è vero (seppure questo aspetto sia stato esagerato dalle autorità nazionali nell’intento di screditare i Bitcoin e giustificarne gli attacchi da parte delle autorità nazionali, soprattutto americane) che essi sono anche strumenti molto comodi per operazioni illecite come riciclaggio di denaro ed acquisti di beni e servizi illeciti nella rete (solo per fare alcuni esempi, pedopornografia, armi, sostanze stupefacenti). Ma non sono certo fenomeni che sparirebbero, purtroppo, eliminando mezzi di pagamento anonimi, visto anche che il sistema è aggirabile con prestanome, società anonime e sfruttando giurisdizioni favorevoli. 

 
Mentre le autorità americane hanno combattuto violentemente il fenomeno (forse ritenuto una minaccia al monopolio internazionale del dollaro sempre più inflazionato e sempre meno usato nel mondo come valuta internazionale?) ad esempio sequestrando i conti MtGox nel maggio 2013 o chiudendo il sito SilkRoad ed arrestandone il fondatore, altri governi nazionali e banche centrali hanno semplicemente minimizzato il fenomeno e cercato di dissuadere dall’utilizzo dei Bitcoin. In un rapporto dell’Ottobre 2012, la Banca Centrale Europea definiva le monete elettroniche come i Bitcoin degli “schemi Ponzi”. Non è però servito e le autorità nazionali, non potendo più ignorare o nascondere il fenomeno, sono state costrette a prenderne atto e tentare di regolarlo.

 
Il 18 novembre 2013 la Commissione sulla Sicurezza Nazionale del Senato americano ha tenuto un’audizione sui Bitcoin e le monete elettroniche, per comprenderne natura ed eventuali pericoli. In una lettera, il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke ha dovuto ammettere che essa non ha l’autorità per poter supervisionare queste monete. E’ notizia di qualche giorno fa che l’Autorità Bancaria Europea (EBA) sta valutando se (soprattutto sarebbe da capire come…) tassare plusvalenze sul valore dei Bitcoin. Non sarebbe certo facile, sia per le caratteristiche stesse delle criptomonete, che abbiamo appena visto (anonimato ed immaterialità), sia perché, come ci ricorda ad esempio Hans Christian Holte, direttore dell’Autorità Norvegese sulla Tassazione, i Bitcoin non sono neppure considerabili una “moneta” nel senso ontologico del termine.Tutti questi attacchi (che rasentano la guerra per quanto riguarda le autorità americane) non sembrano però spaventare imprese ed utenti, che stanno sempre più scoprendo ed utilizzando i Bitcoin. Solo per fare alcuni esempi, ad ottobre 2013 è entrato in funzione il primo bancomat Bitcoin a Vancouver in Canada, ed il primo in Europa è stato installato in Finlandia (presto sarà seguito da tanti altri). Sempre più imprese, siti web e anche attività commerciali accettano i Bitcoin come mezzo di pagamento, l’ultimo esempio è il sito Overstock.com (con un fatturato annuo di oltre 1 miliardo di dollari). 

 
Il futuro dei Bitcoin è incerto, sia a causa delle alternative esistenti (ad esempio, i Litecoin offrono un sistema informatico più veloce e stabile) sia per i tentativi di ostacolarne la diffusione, che potrebbero anche riuscire. Il tutto è poi peggiorato da continue bolle speculative che fanno volare e crollare spesso il prezzo dei Bitcoin, rendendoli molto incerti nel loro valore. Ma, probabilmente le criptomonete, nuovi sistemi di scambio che prescindono dalla materialità, dalle intestazioni, dai confini nazionali e dai relativi controlli e leggi (spesso create al solo fine di privare i cittadini della loro ricchezza a vantaggio dello Stato o di grandi gruppi finanziari), difficilmente non avranno alcun seguito e non implicheranno una evoluzione degli attuali sistemi di scambio internazionali, soprattutto in un’epoca in cui tutte le banche centrali immettono enormi quantità di moneta nel sistema.

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