Un inganno chiamato Frontex Plus

Un inganno chiamato Frontex Plus

L'agenzia non è in grado di farsi carico di una delicata politica come quella dell’immigrazione

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di Chris Richmond-Nzi 


Dopo la tragedia avvenuta a Lampedusa lo scorso ottobre, Frontex è diventata l’istituzione (Agenzia) più popolare dell’Unione europea. Viene tirata in ballo in ogni dibattito sull’immigrazione, a volte viene additata per la sua incapacità di gestione dei flussi migratori e spesso viene addirittura incolpata di non riuscire a contrastare le partenze dalle coste nord-africane verso l’Europa. Ma c’è anche chi asserisce che la collocazione dell’Agenzia (Varsavia) non sia consona alle necessità, ed auspica un suo imminente trasferimento all’estremo sud dello Stivale. Ma potrà Frontex, anche con base a Catania o Palermo, essere nelle condizioni di farsi carico di una delicata politica come quella dell’immigrazione? Con scarsi 90 milioni di € per il 2014, la risposta è più che evidente. Lo hanno ribadito più volte vari commissari dell’Agenzia, Cecilia Malmstrom e ora, si aspetta che il concetto venga recepito anche da Angelino Alfano ed i suoi 27 colleghi. Ma anche se le risorse messe a disposizione di Frontex dovessero aumentare, l’Agenzia non potrà comunque prendersi carico della gestione diretta dei flussi migratori, né potrà sostituire l’Italia nel portare avanti o implementare l’operazione Mare Nostrum. 
 
Sarà l’Italia, il 9 e 10 ottobre, che dovrà convincere gli altri Stati ad applicare il principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità, anche sul piano finanziario, così come enunciato dai trattati. Sarà l’Italia che dovrà far sì che la cosiddetta operazione Frontex Plus abbia tutte le risorse logistiche e non solo, necessarie per istituire un’operazione congiunta.  È di dominio pubblico che Germania, Francia e Spagna sono disponibili a dare il loro contributo, sia logistico che economico. Ma potrebbe non essere sufficiente. Per questo motivo, la capacità decisionale del nuovo Alto Rappresentante Ue risulterà fondamentale, soprattutto per una questione: il meccanismo Athena. Attualmente, il 90% delle operazioni aventi implicazioni nel settore militare o della difesa sono finanziate mediante la regola cost lie where they fall. E siccome ogni Stato paga per il proprio contingente, quelli più inclini all’uso della forza bellica sono decisamente favorevoli ad una modifica del meccanismo Athena. In questo modo, la ripartizione delle spese belliche avverrà in proporzione al PIL nazionale; in questo modo, la spesa militare potrà essere razionalizzata, mentre la quota di costi comuni, incrementata. L’importanza della rimodulazione del raggio d’azione del meccanismo Athena non è assolutamente da sottovalutare, non servirà soltanto a concedere qualche euro in più a Frontex o creare Frontex Plus. La modifica di Athena obbligherà (o permetterà, a dipendenza dallo schieramento) i paesi dell’Ue e NATO al conseguimento di quel minimo livello di spesa bellica (2% del PIL nazionale) che da tempo sia Ivo Daalder che Anders Fogh Rasmussen richiedono agli Stati dell’Unione europea.
 
È risaputo che l’Unione europea, mediante un approccio globale che include il ricorso a tutti gli strumenti di cui essa ed i suoi Stati membri dispongono, agisce in qualità di forza stabilizzatrice a livello mondiale per prevenire e gestire crisi e conflitti, e per instaurare una pace duratura. Caucaso, MENA (Middle East – North Africa) e Africa Sub-Sahariana sono le regioni di maggiore interesse della sua politica esterna, anche perché sono zone che rivestono una fondamentale importanza per la sicurezza dell’Ue, per il mantenimento della pace e per la prevenzione ai conflitti. Secondo l’ex Alto Rappresentante Catherine Ashton, “il fallimento di uno Stato all’esterno dei confini europei si ripercuote anche sulla sicurezza interna dell’Unione europea. E per questo motivo, i collegamenti tra la politica di sicurezza esterna ed interna sono sempre più evidenti.”. Pertanto, un’eventuale minaccia alla sicurezza interna dell’Ue potrebbe essere l’effetto di un’errata visione di politica di sicurezza esterna. Tutt’oggi, Caucaso, MENA e Africa Sub-Sahariana sono al centro delle attenzioni della cosiddetta forza stabilizzatrice che previene e gestisce crisi e conflitti, per instaurare una pace duratura. Ed tutt’oggi, Caucaso, MENA e Africa Sub-Sahariana continuano a bruciare. Sono diventate zone pericolosamente destabilizzate e altamente instabili, le cui ferite saranno rimarginate soltanto tra qualche generazione. Ed i flussi migratori, che rappresentano una seria minaccia al corretto funzionamento dello spazio di sicurezza interno e non solo, possono essere considerati come l’esempio lampante della deviata politica estera espressa ed applicata durante il mandato Ashton. 
 
Ma nel dibattito politico, tutto ciò viene trascurato. Le attenzioni sono rivolte ad un’eventuale modifica del Regolamento Dublino II, ad un improbabile trasferimento della sede di Frontex, e su come interpretare ed applicare le varie clausole di solidarietà enunciate dai trattati. Si litiga sulla delimitazione delle competenze in seno alle istituzioni e si esalta la prossima operazione congiunta denominata Frontex Plus, bollandola come idea lungimirante ed innovativa. Come l’unico modo per far evaporare l’effetto della causa. Ma così non sarà. Anzi. La struttura pensata per Frontex Plus è paragonabile ad una sovrapposizione di due operazioni già consolidate: Hermes e Aeneas, con annesso dispiegamento dedicato all’antipirateria. Vi saranno più mezzi a disposizione, è vero, ma che di fatto costituiranno un traghetto che congiungerà le coste sud-est del Mediterraneo con quelle del nord. Incapacità di instaurare uno standard qualitativo del sistema di accoglienza; farraginosa ed inconsistente applicazione del Regolamento Dublino II; sovraffollamento dei C.I.E. e non solo; invasione di immigrati nei centri abitati. Tutto ciò metterà ancor più in difficoltà il tentativo di gestione dei flussi migratori posto in essere dagli Stati membri dell’Ue. Inasprirà la già palpabile guerra tra residenti e richiedenti, incrementerà il numero di Union-scettici, oltre che di euro-scettici. Tutto ciò sarà concime per quei paesi che sono inclini all’uso della forza bellica verso il prossimo. Tutto ciò legittimerà dal basso l’imminente aumento della spesa militare richiesto a gran voce da Ivo Daalder e Anders Fogh Rasmussen. 
 
 
“ … vivremo in un mondo insicuro. Non può essere evitato … “
Zbignew Brzezinski

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