"La strategia di Tsipras ha fallito miseramente". S. Kouvelakis, membro della Commissione centrale di Syriza e professore al King's College

"La strategia di Tsipras ha fallito miseramente". S. Kouvelakis, membro della Commissione centrale di Syriza e professore al King's College

“Se vogliamo evitare una seconda e questa volta decisiva sconfitta dobbiamo guardare la realtà in faccia e parlare con il linguaggio della verità"

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Dopo la resa (temporanea) ma sempre resa di Alexis Tsipras alle istituzioni (ex Troika), all'interno di Syriza prosegue la rivolta interna. Stathis Kouvelakis, membro della Commissione centrale del partito di maggioranza in Grecia e professore al King's College, ha scritto in un post come la “strategia della leadership di Syriza ha fallito miseramente. Ma non è troppo tardi per evitare una sconfitta totale”. 
 
Dopo aver sottolineato come l'accordo con l'Eurogruppo di venerdì sia stata una ritirata totale del governo con il regime del memorandum esteso per altri quattro anni e il totale del debito riconosciuto, Kouvelakis rimarca come sia ora impossibile mantenere le promesse elettorali da parte del governo greco. 
 
Dopo aver iniziato le trattative rifiutando ogni nuova misura d'austerità, l'accordo firmato venerdì è una negazione punto per punto di tutte le richieste iniziali.  Nel testo, prosegue Kouvelakis, si specifica come “le autorità greche hanno reiterato il loro impegno inequivocabile ad onorare le loro obbligazioni finanziarie a tutti i loro creditori nell'interezza e in tempo”. Una sconfitta su tutta la linea. Per decisione dell'Eurogruppo del novembre del 2012, Samaras accettò un surplus primario del 4,5% dal 2016, un'accelerata dal lato delle privatizzazioni e lo stabilimento di un conto speciale per il finanziamento del debito, al quale il settore pubblico greco avrebbe dovuto trasferire tutti i proventi dalle privatizzazioni, il surplus primario e il 30% di ogni eccesso di surplus.  E' anche per questa ragione che il testo di venerdì, sottolinea Kouvelakis, ha menzionato non solo i surplus ma anche “le procedure di finanziamento”.  In ogni caso, sono rimaste entrambe parte saliente dell'Accordo a parte una una vaga presa in considerazione della Troika “delle circostanze economiche greche del 2015”. 
 
Non solo hanno respinto tutte le richieste di Syriza, ma, specifica correttamente Kouvelakis, hanno voluto umiliare il nuovo governo greco per dare una dimostrazione di forza dell'inutilità di ogni risultato elettorale rispetto al sentiero intrapreso dall'Europa. Come ha dichiarato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker: “non ci può essere nessuna scelta democratica contro i trattati europei”. E nel testo di venerdì il tutto è abbastanza chiaro: “The Greek authorities commit to refrain from any rollback of measures and unilateral changes to the policies and structural reforms that would negatively impact fiscal targets, economic recovery or financial stability, as assessed by the institutions.” Questo aspetto è importante non solo per la reintroduzione del salario minimo e su una nuova legislazione sul lavoro dopo gli smantellamenti degli ultimi anni, ma anche per i cambiamenti nel sistema bancario che potrebbero rafforzare il controllo pubblico.
 
L'esultare per nessun riferimento esplicito a misure d'austerità, prosegue Kouvelakis, non ha senso con l'oltraggioso surplus di bilancio richiesto e la supervisione della macchina della Troika che resterà. Nuove misure e nuovi tagli, oltre alla stabilizzazione dell'esistente “memorandum acquis” sono inevitabili. E' chiaro - e qui sottolinea un punto che abbiamo precisato molte volte, che con la pistola puntata della Bce (e vi abbiamo detto anche il mitra degli Stati Uniti) - la posizione greca era divenuta molto complessa. Ma a parte qualche “trionfo” semantico, non resta quasi nulla delle promesse elettorali che avevano accompagnato lo straordinario successo elettorale del 25 gennaio. 
 
Come è stato possibile? Quello che è collassato nelle ultime due settimane è un'opzione strategica specifica che aveva accompagnato l'intero approccio di Syriza, in particolare dopo il 2012: la strategia che ha escluso scelte unilaterali come la sospensione dei pagamenti e, come ultima ratio, l'uscita dall'euro”. Raramente una strategia è stata confutata così velocemente. Manolis Glezos ha ragione nel parlare di “un'illusione”, così come il tentativo abbastanza ridicolo da parte del governo di far passare attraverso i media “un successo nelle negoziazioni”. E questo tentativo è ancora più una sconfitta della sconfitta in sé, perché sarà il parametro di riferimento anche per le successive trattative. “Se vogliamo evitare una seconda e questa volta decisiva sconfitta”- Kouvelakis si riferisce alle trattative al termine di questi quattro mesi di proroga - “dobbiamo guardare la realtà in faccia e parlare con il linguaggio della verità: il dibattito sulla strategia deve ricominciare, senza tabù sulla base delle risoluzioni da prendere nel congresso di Syriza. Se Syriza ha ancora un senso di esistere come soggetto politico, una forza per l'elaborazione di politiche d'emancipazione, deve essere parte di questo sforzo di analisi in profondità della situazione presente e dei mezzi per superarli”, ha concluso.
 
Kouvelakis e prima di lui Glezos e Costas Lapavistas (ma anche altri) sono la dimostrazione di come il dibattito all'interno di Syriza sia molto forte. E per Tsipras nei prossimi mesi ci saranno diversi problemi per mantenere in piedi la coalizione di governo, da un lato, e rispettare gli impegni con "le istituzioni". Quest'accordo ponte è stato solo un voler prendere tempo in una fase in cui oggettivamente il neo governo di Atene era di fronte ad una scelta ai limiti dell' impossibile.

Nulla è stato risolto e Tsipras ha comunque tradito per il suo primo periodo di governo le promesse elettorali e vedrà la sua coalizione di governo sempre più traballante. Nei prossimi mesi le tensioni con i creditori della Troika aumenteranno e a breve il governo Syriza si troverà di fronte a quella scelta che non ha voluto prendere nelle sue prime settimane di governo: rompere (quindi default e uscita dall'euro) per poter ridare dignità e un futuro al suo popolo o accettare di essere un nuovo Papandreou e Samaras. Alternative non esistono e non ci saranno mai, neanche tra quattro mesi. L'unica speranza per Tsipras - e questo potrebbe essere il senso anche del prolungamento ponte di quattro – è l'ascesa nell'Europa del sud dei nuovi partiti e movimenti critici dell'attuale sistema. Ma anche qui Syriza dovrà scegliere bene, in questa fase di attesa prima dello scontro finale di giugno, i suoi interlocutori. Smettere di telefonare a Renzi, ad esempio, dovrebbe essere, in tal senso, il primo passo per Tsipras.

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