E intanto in Russia, Putin si taglia lo stipendio e aumenta le pensioni sociali del 10%

E intanto in Russia, Putin si taglia lo stipendio e aumenta le pensioni sociali del 10%

La misura riguarderà tre milioni di russi

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di Eugenio Cipolla

 
Vladimir Putin è un fine stratega. E questo, a detta di molti, è l’aspetto di lui che l’occidente tende a sottovalutare di più. La scorsa settimana, appena riapparso in pubblico dopo una lunga e misteriosa assenza dai palcoscenici mediatici, il presidente russo ha deciso di tagliarsi il 10% dello stipendio e di fare lo stesso con i funzionari dell’amministrazione presidenziale. I maligni dicono che, non contento, Putin abbia poi esercitato una specie di moral suasion anche sul suo eterno delfino Medvedev, il quale il giorno dopo, non proprio a caso, ha assicurato che anche lui e tutti i ministri del suo gabinetto avrebbero fatto la stessa cosa.
 
L’episodio non è rimasto isolato, perché due giorni fa, per dare ai russi la dimostrazione che lui fa sul serio, lo Zar, nel corso di un incontro con i membri del governo, ha annunciato che dal primo aprile le pensioni sociali in Russia aumenteranno del 10,3%. «La pensione sociale media aumenterà di 777 rubli, arrivando a un totale di 8.311 rubli», ha detto il ministro del Lavoro, Maxim Topilin, aggiungendo che la platea beneficiaria di questa misura dovrebbe riguardare più di tre milioni di persone.
 
La cosa deve aver giovato e non poco all’immagine del presidente russo. Stamattina il FOM, uno dei più importanti istituti demoscopi del paese, ha diffuso nuovi sondaggi sulle intenzioni di voto dei russi. Il consenso elettorale di Vladimir Putin ha raggiunto livelli record. Se si votasse domenica, il 75% dei cittadini russi lo voterebbe (a gennaio questa percentuale si attestava poco sopra il 70%). Dietro di lui ci sono Vladimir Zhirinovsky con 4%, il leader del partito comunista, Gennady Zyuganov, con il 3%, l’uomo d'affari Mikhail Prokhorov e il leader di "Russia Giusta", Sergei Mironov, con l’1%. Insomma, non ci sarebbe partita.
 
Interpellato dalla Tass, il capo dell’ISSI, Dmitry Badovsky, ha spiegato che la crescita elettorale di Putin è in ascesa continua dallo scorso febbraio 2014, subito dopo la rivoluzione in Ucraina e l’annessione della Crimea. «Nonostante il difficile contesto delle sanzioni anti-russe e della turbolenza economica attuale, il consenso di Putin non è affatto in calo», ha detto invece Alexei Mukhin, direttore del Centro per l’informazione politica. «Lui viene percepito come una persone in grado di far fronte a questi gravi eventi sociali ed economici, nonostante, appunto, le molte difficoltà».
 
Il 13 marzo scorso Valery Fedorov, direttore dello VTsIOM, il più antico istituto di sondaggi del paese, ha tracciato il quadro delle realizzazioni di Putin più apprezzate dal popolo russo. I maggiori successi dello Zar secondo i russi sono la stabilità del paese (15%), la riunificazione della Crimea con la Russia (14%), il rafforzamento dell’immagine del paese nel mondo (11%), il miglioramento del benessere dei cittadini (11%). «La figura di Putin – ha detto Federov – richiama emozioni positive all’interno della società russa. Primi fra tutti il rispetto, la speranza e la fiducia». E non stupisce affatto, dunque, che il gradimento del presidente russo abbia raggiunto il massimo da quindici anni a questo parte: l’88%. Mica male.

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