Gli 800mila rifugiati della guerra ucraina di cui non parla nessuno

Gli 800mila rifugiati della guerra ucraina di cui non parla nessuno

Numeri drammatici, praticamente simili a quelli dell’emergenza che viene dal nord-Africa

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di Eugenio Cipolla
 
 
Mentre l’Europa, dopo anni di menefreghismo e indifferenza, si interroga su come sarà possibile accogliere oltre un milione di disperati che fuggono dalle guerre in Africa e dall’avanzare del terrorismo islamico, nell’ultimo anno c’è stato un flusso simile di persone che si è spostata verso altri paesi, ignorato dai media occidentali e da gran parte della comunità internazionale. Quasi a testimoniare come la morbosa attenzione mediatica di questi giorni sul tema faccia parte di un’ampia operazione di distrazione di massa da quelli che sono i veri problemi che affliggono l’Unione Europea.
 
Ieri l’OCHA, l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, ha pubblicato un rapporto sui flussi migratori che negli ultimi dodici mesi hanno interessato l’est Ucraina, dilaniato dalla guerra tra l’esercito regolare e i miliziani separatisti filorussi. Le cifre venute fuori sono spaventose e fanno sorgere molto più di qualche semplice interrogativo sul motivo per il quale nessuno, almeno in Occidente, ne ha mai parlato.
 
«Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – si legge nel documento – al 16 aprile 800.961 cittadini ucraini hanno presentato domanda di asilo, permesso di soggiorno o altro status giuridico nei paesi vicini. Di questi 660.000 persone si sono ufficialmente registrate in Russia, mentre altri 81.000 in Bielorussia». E nell’ultima settimana, scrive ancora l’OCHA, il numero di queste persone è aumentato di 23.600 unità.
 
Numeri drammatici, praticamente simili a quelli dell’emergenza che viene dal nord-Africa. Eppure nessun giornale italiano, francese o tedesco lo ha mai sbattuto in prima pagina, nessun governo si è mai interessato realmente alla cosa. Non meglio va sul versante dei rifugiati interni. Secondo i numeri forniti dal ministero delle Politiche sociali di Kiev, sono 1.228.000 le persone che per sfuggire alla guerra sono migrate verso le regioni interne dell’Ucraina: Kharkiv, Dnepropetrovsk, Zaporizha e Kiev le regioni che hanno dovuto sopportare il maggior carico di rifugiati. Anche in questo caso si tratta di numeri in aumento: più 15.000 persone rispetto alla settimana precedente. Parliamo di coloro che si sono registrati, perché non tutti lo fanno.
 
La situazione sociale comunque si fa sempre più difficile. «Vi è un numero sempre crescente di tensioni tra le persone temporaneamente sfollate e le comunità di accoglienza in tutta l’Ucraina», è scritto nel rapporto. «Una organizzazione non governativa locale indica un livello sempre maggiore d’odio tra le persome. Alcuni sfollati sono riluttanti a tornare nelle zone al di fuori del controllo del governo per paura di persecuzioni, abusi, violazioni sulle loro famiglie o proprietà». Secondo l’OCHA il motivo principale dell’aumento di queste tensioni è da ricercare nella disponibilità limitata di risorse a disposizione delle regioni accoglienti.
 
Al di là di ciò, la situazione umanitaria che si sta trovando ad affrontare l’est Ucraina peggiora di giorno in giorno. La scorsa settimana la missione Osce segnalava che nel villaggio d Shirokino (Mariupol), uno dei punti caldi nelle ultime settimane, la gente è senza cibo, elettricità, cure mediche e si disseta con acqua piovana. Sono cinque milioni in totale le persone che necessitano di assistenza umanitaria. L’Unicef, in uno dei suoi ultimi rapporti, ha acceso il faro anche sulla condizione difficile che molti bambini stanno vivendo. 44 sono quelli uccisi nel corso di un anno di combattimenti, 1,7 milioni quelli che stanno vivendo una situazione difficile a causa della guerra. E non solo economica, ma soprattutto psicologica.
 
Di questo, però, nessuno se ne occupa. Perché evidentemente esiste una sorta di razzismo al contrario, per il quale se non sei di colore e su un barcone non vieni considerato. Magari non è un atto consapevole, magari è un razzismo inconscio, ma esiste e i rifugiati ucraini lo stanno vivendo sulla propria pelle e a proprie spese. 

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