Paesi Ue forniscono armi all’Ucraina. La rivelazione del vice capo dell’amministrazione Poroshenko
«Non possiamo raccontare tutto – ha aggiunto – ma credetemi qualcosa c’è, dietro le quinte succede»
di Eugenio Cipolla
«La minaccia della guerra incombe ancora su di noi. E’ questa la realtà. La guerra potrebbe riesplodere in ogni momento». Non ha usato mezzi termini ieri Petro Poroshenko durante la conferenza stampa congiunta con Jean Claude Juncker e Donald Tusk, in visita ufficiale a Kiev per monitorare i passi in avanti dell’Ucraina dopo l’avvicinamento a Bruxelles dell’ultimo anno. Anche perché la situazione in Donbass si fa sempre più precaria. Nei territori più caldi, come Shirokino, nei pressi di Mariupol, si continuano a registrare molteplici violazioni del cessate il fuoco concordato a Minsk nei mesi scorsi. A Horlivka oggi, hanno denunciato i filorussi, un uomo è stato ucciso nel corso di alcuni bombardamenti delle forze armate di Kiev.
L’incontro con il duo europeo per Poroshenko non ha portato ai risultati sperati. Almeno sotto il punto di vista militare. Juncker, infatti, lo ha detto chiaro e tondo che non ci sarà nessuna missione dell’Unione Europea per controllare l’effettivo rispetto del cessate il fuoco, deludendo la parte più oltranzista del governo ucraino. La doccia fredda, però, era arrivata già qualche ora prima, durante un colloquio privato tra i rappresentati Ue con Poroshenko e Yastenyuk. Secondo quanto raccontato dal Wall Street Journal, durante quel faccia a faccia Juncker avrebbe consigliato a Poroshenko di evitare dichiarazioni incaute di Kiev su una possibile adesione alla Nato, così da evitare un ulteriore aggravamento delle relazioni con la Russia, già fortemente irritata dagli ultimi sviluppi della crisi ucraina e dalla piega filoamericana che sta prendendo la leadership dell’ex repubblica sovietica. Consiglio che sarebbe stato rispedito al mittente con tanto di disappunto.
«L’ultimo vertice a Kiev tra Ucraina e Ue è stato catastrofico per l’attuale governo», ha scritto stamattina l’analista politico Dmitry Korneichuk in un articolo per il portale 112.ua. Perché non ci sono solo motivi militari dietro alle incomprensioni del nuovo asse Kiev-Bruxelles, ma anche economici. «L’Ucraina – scrive Korneichuk – è costantemente impegnata a chiedere nuovi finanziamenti alle autorità europee. Continuando così, può dimenticare i suoi sogni ingenui di far parte dell’Europa». Non a caso Juncker si è rifiutato di parlare dell’Ucraina come uno stato europeo.
A Kiev non l’hanno presa benissimo. Anzitutto perché si aspettavano da Bruxelles un atteggiamento più morbido e compiacente rispetto alle numerose richieste avanzate dall’amministrazione Poroshenko in questi ultimi mesi. Come quella di un’accelerazione per la concessione di un regime senza visti da parte dell’Unione Europea per i cittadini ucraini, obiettivo principale dell’attuale amministrazione presidenziale per cercare di rialzare il gradimento di un governo ormai in caduta libera.
Insomma, le prime tensioni tra Ucraina ed Europa iniziano a farsi sentire. E sono in molti a malignare circa le sorprendenti dichiarazioni rilasciate ieri dal vice capo dell’amministrazione presidenziale di Poroshenko, Valery Chaly, all’emittente ICTV. Il funzionario governativo ha ammesso l’esistenza di una fornitura di armi da parte dell’Unione Europea, ma di questo argomento, ha ammesso, non si parla in maniera esplicita. «Abbiamo una fornitura di armi da parte di paesi europei? Sì, c’è», ha detto Chaly durante il programma “Libertà di parola”. «Non possiamo raccontare tutto – ha aggiunto – ma credetemi qualcosa c’è, dietro le quinte succede». Per alcuni si sarebbe trattato di un tentativo di mettere in imbarazzo l’Unione europea. Ma la notizia è passata in sordina. Come sempre quando c’è da insabbiare ciò che non è conveniente agli occhi dell’opinione pubblica.