Così lavorano i media in Europa. "Mi hanno offerto molto denaro per costruire prove del legame Podemos-Chavez".

Così lavorano i media in Europa. "Mi hanno offerto molto denaro per costruire prove del legame Podemos-Chavez".

«Mi hanno offerto moltissimo denaro per elaborare dei reportage mezzo assemblati o mezzo manipolati al fine di stabilire una relazione diretta tra il governo venezuelano e PODEMOS, a partire da prove che non esistono»

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«Mi hanno proposto un assegno di quattro cifre”, afferma Santiago Donaire, fotocronista spagnolo, «Mi avrebbero dato molti soldi se avessi trovato prove che avrebbero vincolato Chávez e PODEMOS».
 
«Perché tutto deve essere bianco o nero?» si domanda un fotocronista spagnolo che, da ormai tre anni, lavora a Caracas, mentre interpreta l’approccio con il quale si vuole presentare il Venezuela nei mass-media spagnoli.
 
«Quando in Spagna si parla del Venezuela, tutto deve essere bianco o nero», ha affermato Santiago Donaire. Ha raccontato che il suo lavoro per alcuni mezzi spagnoli ed europei consiste in «una costante battaglia per non accettare di dire quello che ti ordinano, ma di raccontare quello che realmente sta accadendo».
 
Il fotocronista ha aggiunto che in mezzo a questa battaglia ha ricevuto delle proposte che mettevano in dubbio l’etica e la professionalità di alcuni mass-media spagnoli. «Mi hanno offerto moltissimo denaro per elaborare dei reportage mezzo assemblati o mezzo manipolati al fine di stabilire una relazione diretta tra il governo venezuelano e PODEMOS, a partire da prove che non esistono», ha evidenziato Donaire.
 
«Mi hanno proposto un assegno di quattro cifre, dicendomi che se avessi trovato – “frugato”, sono state le parole testuali -, un documento che dimostra il finanziamento illegale di PODEMOS da parte del governo del Venezuela, mi avrebbero pagato profumatamente. È una mancanza di etica l’infantilismo di chi pensa che esista un documento nel quale si affermi: «Io, Hugo Chávez, verso questa cifra a PODEMOS».
 
Nello stesso tempo Doanire ha raccontato che la crisi economica è stata la causa che l’ha spinto a uscire dal suo paese. Vista la situazione attuale, considera che per lui e i suoi colleghi, lavorare in Spagna è diventato un obiettivo impossibile. «Non è una conclusione pessimista ma realista», commenta.
 
Per quanto concerne la situazione del Venezuela, afferma che richiede un’analisi più approfondita e non si può «giudicare allegramente una realtà lontana 8.000 chilometri». Nel frattempo ha aggiunto che evita di parteggiare su alcuni dei parametri con i quali si osserva il Venezuela. «Perché tutto deve essere bianco o nero?», si domanda.
 

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