Die Welt: le sanzioni alla Russia costeranno all’Europa 100 miliardi e 2 milioni di posti di lavoro

Cipro, Grecia, Repubblica Ceca, Bulgaria e Slovacchia: il fronte anti-sanzioni si allarga

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Die Welt: le sanzioni alla Russia costeranno all’Europa 100 miliardi e 2 milioni di posti di lavoro


di Eugenio Cipolla

Di quanto ci siano costate le sanzioni alla Russia, ne abbiamo parlato ieri, spiegando come l’accettazione continua e cieca della politiche sanzionatorie antirusse rischi di far perdere all’Italia 3 miliardi di euro. La situazione è molto delicata e rischia di degenerare in una guerra commerciale senza precedenti. Parlando al Forum di San Pietroburgo, il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha confermato quanto detto dal suo sottosegretario la scorsa settimana. «I dati del 2014 e i primi dati sul 2015 confermano che il nostro interscambio è diminuito, stiamo perdendo miliardi di export con la Russia e anche l’import è diminuito».
 
Intanto Serghei Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha assicurato che a giorni arriverà la risposta di Mosca alla decisione di Bruxelles sul prolungamento di sei mesi delle sanzioni nei confronti di persone e aziende legate all’establishment di Vladimir Putin. E le conseguenze, secondo un importante organo di informazione tedesco, potrebbero essere nefaste per l’intera Eurozona.
 
La bomba l’ha lanciata stamattina Die Welt, citando uno studio dell’Istituto austriaco per la ricerca economica (Wifo). La politica ostile dei burocrati europei verso la Russia potrebbe costare ai paesi Ue circa 100 miliardi di euro e 2 milioni di posti di lavoro in una prospettiva di lungo termine. «La situazione fondamentalmente non è cambiata negli ultimi mesi, noi prevediamo di entrare in uno scenario molto pessimista», ha spiegato Oliver Fritz, uno dei tre autori dello studio, precisando che le risposte della Russia hanno avuto un ruolo decisivo. Gli effetti negativi potrebbero essere mitigati solo dallo sbocco su nuovi mercati extraeuropei, dove però la concorrenza è alta e sleale.
 
Entrando nel dettaglio, i numeri sono spaventosi. La sola Germania, secondo il calcolo dell’Istituto austriaco, a lungo andare potrebbe perdere 27 miliardi di euro e qualcosa come mezzo milioni di posti di lavoro. Subito dietro c’è l’Italia. Nel breve periodo (ossia il primo trimestre di quest’anno) rischiamo di mandare in fumo 80.000 posti di lavoro e quattro miliardi e 140 milioni di euro in valore aggiunto creato dall’export, mentre nel lungo periodo si perderanno 200.000 posti di lavoro e un valore aggiunto della produzione di 11 miliardi e 815 milioni di euro. In questo quadro drammatico non se la passerebbe bene nemmeno la Francia, che salirebbe sul podio di questa “speciale” classifica. Il paese di Hollande rischia di dire addio a 150.000 posti di lavoro e allo 0,5% della propria produttività.
 
Fritz sottolinea che è impossibile distinguere l’effetto diretto delle restrizioni sugli scambi rispetto al calo del prezzo del petrolio e al deprezzamento del rublo, tuttavia, ha detto, «siamo fermamente convinti che le sanzioni abbiano un effetto negativo significativo sulle economie europee». La cosa sta iniziando a provocare molti mal di pancia all’interno dei paesi membri dell’Ue, soprattutto per quelli esposti economicamente e commercialmente verso Mosca. La settimana scorsa, ad esempio, il premier slovacco Robert Fico aveva rotto il muro del silenzio, denunciando come le sanzioni alla Russia siano dannose per l’economia del suo paese. «La Russia è un partner importante per noi, sarebbe un errore non riconoscere questo fatto. Se ci saranno altre sanzioni e saranno dannose per la Slovacchia, io mi opporrò fermamente».
 
Anche la Bulgaria ha fatto sentire la sua voce. E attraverso il suo vice primo ministro, Tomislav Donchev, ha chiesto all’Ue un risarcimento per gli agricoltori bulgari colpiti dall’embargo russo. Il fronte critico si sta allargando sempre di più. Attualmente sono diversi i paesi Ue che stanno frenando l’influenza anti-russa di paesi baltici e nord-europei . Cipro, Grecia, Repubblica Ceca e, per l’appunto, Bulgaria e Slovacchia. Un gruppetto che potrebbe allargarsi sempre di più, comprendendo anche Italia, Spagna e Svizzera, lasciando in minoranza chi chiede ulteriori sanzioni alla Russia senza vedere i danni che stanno provocando.  

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