Jimmy Carter: "Obama cooperi con Russia e Iran per risolvere la crisi in Siria"
"La Siria era un buon esempio di relazioni armoniose tra etnie e gruppi religiosi, inclusi arabi, curdi, greci, armeni e assiri", scrive l'ex presidente sul NYT.
In un controbuto per il “New York Times”, l'ex presidente degli Stati Uniti d'America, Jimmy Carter, espone la sua proposta per una soluzione alla guerra per procura siriana: un piano di pace a cinque nazioni - Usa, Russia, Iran, Arabia Saudita, Turchia - che nasce dalla constatazione che nessuna delle fazioni siriane può prevalere militarmente sulle altre
Prima dell'inizio della rivoluzionenel marzo 2011, scrive Carter, la Siria era un buon esempio di relazioni armoniose tra etnie e gruppi religiosi, inclusi arabi, curdi, greci, armeni e assiri di religione cristiana, ebraica, sunnita, alawita e sciita”. La famiglia Assad ha governato il paese dagli anni Settanta, e si è sempre pregiata di questa relativa armonia tra gruppi così eterogenei”
Quando i manifestanti in Siria hanno chiesto la riforma, a lungo promesse del sistema politico, il presidente Assad ha visto questo come un tentativo rivoluzionario illegale di rovesciare il suo governo "legittimo" ed erroneamente ha deciso di reagire con la forza. A causa di una serie di ragioni complesse, Assad è stato sostenuto dalle sue forze militari, la maggior parte dei cristiani, ebrei, musulmani sciiti, alawiti e altri che temevano una presa del potere da parte dei sunniti radicali. La prospettiva per il suo rovesciamento era remota.
Nonostante le proteste, l'amministrazione statunitense ha da subito sostenuto la posizione secondo cui la disputa andava necessariamente risolta con la rimozione di Assad: una richiesta inutile, commenta Carter, che è stata mantenuta per quattro anni”, rendendo impossibile ogni tentativo di giungere a una soluzione diplomatica. L'ex segretario delle nazioni Unite Kofi Annan e l'ex ministro degli Esteri algerino Lakhdar Brahimi hanno entrambi tentato inutilmente di risolvere il conflitto nella veste di rappresentanti dell'Onu, ma hanno dovuto rinunciare “a causa delle irrisolvibili incompatibilità tra gli Stati Uniti, la Russia e gli altri paesi circa lo status di Assad nel contesto di un eventuale processo di pace”.
Lo scorso maggio, un gruppo di leader mondiali conosciuto come "The Elders" ha avuto un incontro con il presidente russo Vladimir Putin che ha spiegato loro che“l'unica possibilità di porre fine al conflitto passava a suo parere per una proposta di pace concordata da Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia e Arabia Saudita. Con l'approvazione di Putin, Carter ha inoltrato questo suggerimento a Washington.
L'intervento militare russo in Siria, prosegue l'ex presidente, ha intensificato i combattimenti e potrebbe contribuire ad alimentare il flusso di rifugiati verso l'Europa, ma ha avuto il merito di dimostrare in maniera ancor più inconfutabile “la scelta tra un processo politico in cui Assad assume un ruolo definito, e una guerra disordinata che veda lo Stato islamico divenire una minaccia sempre più grave alla pace globale. Chiarita l'alternativa, le cinque nazioni di cui sopra potrebbero formulare una proposta unanime. Purtroppo, le differenze tra loro persistono.
L'Iran ha delineato una sequenza di quattro punti generale alcuni mesi fa, che consiste di un cessate il fuoco, la formazione di un governo di unità, riforme costituzionali ed elezioni. Il coinvolgimento di Russia e Iran è essenziale, secondo Carter. Del resto, l'unica concessione di Assad è stata la consegna delle armi chimiche, e questo non sarebbe stato possibile senza Russia e Iran. Allo stesso modo, Assad non porrà fine alla guerra accettando le concessioni imposte dall'Occidente, ma è probabile che lo faccia, se sollecitato dai suoi alleati.
L'autorità di governo di Assad potrebbe quindi essere inclusa in un processo ordinato, un governo accettabile stabilito in Siria, e potrebbe essere fatto uno sforzo concertato per sradicare la minaccia dello Stato Islamico.
Le concessioni non devono giungere tanto dalle fazioni combattenti, quanto dalle orgogliose nazioni che pretendono di agire per la pace ma rifiutano di cooperare tra loro, conclude Carter.