Le "ragioni politiche" della Turchia dietro la decisione di abbattere un aereo russo

Le "ragioni politiche" della Turchia dietro la decisione di abbattere un aereo russo

Le mosse di Ankara minano le possibilità di pace in Siria

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L'abbattimento del caccia russo, che non rappresentava alcuna minaccia per la Turchia, dimostra la "disperazione assoluta" che attualmente prevale tra gli attori che promuovono un cambio di regime in Siria e dietro questa mossa potrebbe nascondersi una manovra diversiva, sostiene Ranj Alaaldin, analista dell'Independent ed esperto sul Medio Oriente.
 
Da Sputniknews

In un articolo per l'Indipendent, l'esperto sul Medio Oriente, Ranj Alaaldin, analizza le possibili "ragioni politiche" dell'incidente avvenuto al confine turco-siriano ed esorta a "prestare attenzione" sulle vere motivazioni di Ankara.
 
Secondo Alaaldin, Erdogan è in preda alla disperazione: la politica del suo partito nei confronti della Siria negli ultimi quattro anni si è mostrata essere sbagliata.
 
Quando è iniziato il conflitto siriano, Ankara aveva sottovalutato la forza del regime di Bashar Assad ed aveva sostenuto i gruppi radicali islamici che volevano rovesciarlo. Allo stesso tempo la Turchia si è allontanata dall'Iran, osserva l'analista.
 
Quattro anni dopo è diventato chiaro che Assad è saldamente al potere in Siria e il suo regime avrà un ruolo chiave nella risoluzione del conflitto siriano.
 
Secondo l'analista, Assad e i suoi alleati godono ora non solo del sostegno della Russia, ma in aggiunta la comunità internazionale non richiede più lo scioglimento del regime siriano, ma si è ora focalizzata sulla lotta contro i gruppi radicali, come lo "Stato Islamico". L'Iran è diventato un giocatore chiave nella regione, che l'Occidente oramai non può più ignorare.
 
Per Erdogan questo riposizionamento dell'Occidente è un ostacolo importante, osserva l'analista: il lungo sostegno ai gruppi islamici radicali come il "Fronte Al-Nusra" e "Ahrar al-Sham" diverrebbe uno spreco di tempo e risorse.
 
Allo stesso tempo, secondo l'autore, Ankara conduce una violenta campagna per eliminare i curdi. Recentemente hanno dimostrato di essere un alleato affidabile dell'Occidente in Siria ed hanno istituito una regione autonoma, che ha contribuito a far rinascere il nazionalismo curdo in Turchia a dispetto di Ankara.
 
"La Turchia non è interessata ad una soluzione pacifica del conflitto siriano, che attualmente stanno discutendo le superpotenze mondiali. In preda alla disperazione, cerca di nuovo di concentrarsi sul regime di Assad, cercando in questo modo di compensare i suoi danni in Siria e i fallimenti geopolitici," — evidenzia Alaaldin.
 
Proprio per questo la decisione di abbattere un aereo russo potrebbe contenere "ragioni politiche", dice l'esperto, mettendo in risalto che il bombardiere russo Su-24 non rappresentava alcuna minaccia per la Turchia.
 
Per Erdogan potrebbe essere "un utile diversivo" che in particolare lo aiuterebbe a rafforzare la sua campagna militare contro i curdi. L'analista nota che questa tattica di Ankara nel lungo termine mina le possibilità di pace in Siria ed influisce negativamente sui tentativi dell'Occidente di sconfiggere ISIS.
 
"La Turchia ha per molti anni permesso ai jihadisti di prosperare: quindi attenzione alle vere ragioni per cui l'aereo russo è stato abbattuto," — sottolinea l'analista.

Una tesi simile è sostenuta dall'analista politico Dan Glazebrook nel suo nuovo articolo per RT.
 
Secondo l'analista, per spiegare "questa provocazione, apparentemente senza senso, è necessario passare attraverso più livelli di offuscamento che circonda i racconti occidentali sui Siria e i combattenti dello Stato Islamico".
 
Glazebrook sostiene che la crisi politica in Siria non è cambiata molto dall'inizio del conflitto nel 2011, "l'Occidente, la Turchia e le monarchie del Golfo stanno sponsorizzando una serie di squadroni della morte che sono determinati a rovesciare il governo siriano, mentre Russia, Iran, Iraq, Siria (ovviamente) e Hezbollah si opponfono a questo progetto. "
 
"L'ascesa dello Stato islamico non ha sostanzialmente cambiato le dinamiche di fondo", scrive l'autore. Glazebrook aggiunge che "nelle guerre civili, ci sono due fronti e in Siria la NATO rimane sullo stesso lato dello Stato Islamico".  

A suo parere, l'inizio delle operazioni russe in Siria ha scatenato allarmismi "nel campo del cambiamento di regime".
"Stati Uniti e Regno Unito erano seriamente preoccupati che la Russia avrebbe effettivamente condotto una lotta efficace contro il gruppo e ristabilito l'autorità del governo". 

"Fin dall'inizio, la chiave del successo dello Stato islamico è stato, prima, il poroso confine tra la Siria e la Turchia, attraverso il quale la Turchia ha permesso il libero flusso di combattenti e di armi, in entrambe le direzioni, nel corso degli ultimi quattro anni e in secondo luogo, gli enormi introiti che lo Stato Islamico ricava sia dalle vendite di petrolio che dai suoi donatori ", spiega Glazebrook.
 
"Nelle ultime settimane, questo è stato minacciato dall' alleanza guidata da Russia (e la Francia è sempre più disposta a farme parte)", aggiunge.
 
La scorsa settimana, prosegue l'esperto, è stata caratterizzata da «una grande offensiva terresstre siriana, sostenuta dalla copertura aerea russa, precisamente nella regione della frontiera siro-turca, che è la linfa vitale degli" squadroni della morte " .
 
Allo stesso tempo, la Russia ha lanciato una grande campagna contro la "flotta di navi cisterna" dello Stato islamico, che è "fondamentale per il successo finanziario" del gruppo terroristico.
 
"La frantumazione dell'industria petrolifera dello Stato Islamico non solo sarà un duro colpo per l'intero progetto di squadroni della morte, ma influenzerà direttamente la Turchia, che, è opinione diffusa, è coinvolta nel trasporto di petrolio estratto dai territori controllati dallo Sato Islamico e anche la famiglia stessa Erdogan, e il sospetto che la società gestita da suo figlio Bilal conduca questo commercio illegale ", ha detto Glazebrook.
 
Infine, l'autore ricorda "loffensiva contro i finanzieri dello Stato islamico" annunciata dalla Francia, che ha chiesto che gli altri paesi facciano lo stesso.
 
Secondo l'analista, questa misura "riguarderebbe non solo la Turchia e l'Arabia Saudita, ma anche la città di Londra, tenendo conto dei legami di  Al Qaeda con HSBC".
 
"E oltre a tutto questo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, infine, ha approvato una risoluzione che autorizza l'uso" di tutte le misure necessarie" contro lo Stato islamico, Al Qaeda e altri gruppi terroristici in Siria"-
 
"In altre parole, si stringe il cerchio intorno al progetto degli squadroni della morte in Siria. Le azioni della Turchia lo hanno semplicemente dimostrato", conclude Glazebrook.  

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