Il ricatto saudita: ricadute economiche se il Congresso declassifica documenti sull'11 settembre
L’Arabia Saudita avrebbe minacciato di riportare in patria 750 miliardi di dollari in titoli del Tesoro ed in altre attività finanziarie americane sul mercato mondiale se il Congresso degli Stati Uniti dovesse approvare una legge per riconoscere le possibili ed eventuali implicazioni dell’Arabia Saudita negli attentati dell’11 settembre.
Il New York Times ha fatto sapere che le autorità dell’Arabia Saudita hanno minacciato l’amministrazione Obama di vendere i loro beni negli Stati Uniti se il Congresso approverà il progetto, che permette di querelare il governo saudita per il coinvolgimento negli attacchi dell'11 settembre.
Il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, Adel al-Dzhubeyr, secondo il New York Times, ha lanciato l'avvertimento durante la sua visita a Washington nello scorso marzo, sottolineando che l'Arabia Saudita sarebbe costretta a vendere i titoli e gli altri beni, per un valore che si aggira intorno ai 750 miliardi di dollari, in caso di un possibile congelamento da parte dei tribunali americani.
Secondo il quotidiano, l'amministrazione Obama ha avuto colloqui con i membri del Congresso e ha cercato di convincerli della necessità di respingere il disegno di legge, in quanto minaccia il paese di conseguenze diplomatiche ed economiche.
In precedenza l'ex senatore Bob Graham, che partecipa all'inchiesta sulla tragedia, ha detto che Obama entro sessanta giorni prenderà una decisione circa la pubblicazione dei documenti segreti che riguardano le indagini sugli attentati dell'11 settembre 2001 a New York.
Secondo le affermazioni del canale televisivo, 28 pagine del materiale investigativo in questione potrebbero indicare il coinvolgimento dell'Arabia Saudita negli attacchi.