Maria Elena Boschi, sul fascismo nero e quello attuale in camicia bianca
di Francesco Erspamer*
Maria Elena Boschi è una persona mediocre, diventata ministro solo perché questo è un governo il cui programma è promuovere, ancor più che la deregulation economica, la deregulation culturale e morale in modo da trasformare un popolo di cittadini capaci di pensiero e solidarietà, difficilmente manipolabili, in una moltitudine di consumatori egoisti che fanno quello che gli dice la pubblicità e la televisione.
Però la sua ennesima battuta -- che in ottobre si debba votare sì al referendum avallando il colpo di stato piddino soltanto per dare fastidio a Casa Pound -- esprime una convinzione diffusa nelle anime belle della sinistra allo sbando: che invece di combattere il neocapitalismo globalista (lotta rischiosa, impegnativa e che molti vorrebbero evitare per non dover magari rinunciare all'iPhone o a Uber) sia sufficiente, anzi necessario, continuare a combattere il fascismo -- proprio quello storico, nostalgico del duce e in camicia nera, mica le sue incarnazioni attuali in camicia bianca.
Tutto lì: bruciare qualche libro di Salvini, parlar male di Trump, gridare che gli austriaci sono nazisti e lo si sapeva perché Hitler era uno di loro. Scordandosi di contrastare chi il potere ce l'ha già e lo sta usando per privatizzare i beni comuni, distruggere il pianeta, annientare le comunità, svuotare la democrazia: allo scopo di creare la più oscena ineguaglianza economica della storia. Anzi, aiutandolo a liberarsi dalla fastidiosa opposizione dei tradizionalisti, dei moralisti e delle destre sociali, nazionaliste e quindi ostili alla dissoluzione della sovranità degli Stati a vantaggio delle corporation. Se Boschi parla così non è solo perché è superficiale e arrogante: è anche perché per tanti il suo appello ha senso.
Penso che ci sia ancora modo di fermare Renzi: ma non contate sui piddini, ormai per sempre alla ricerca del tempo perduto del loro antifascismo e assolutamente soddisfatti della deriva liberista.
*Professore all'Harvard University - Post Facebook del 8 maggio 2016
Però la sua ennesima battuta -- che in ottobre si debba votare sì al referendum avallando il colpo di stato piddino soltanto per dare fastidio a Casa Pound -- esprime una convinzione diffusa nelle anime belle della sinistra allo sbando: che invece di combattere il neocapitalismo globalista (lotta rischiosa, impegnativa e che molti vorrebbero evitare per non dover magari rinunciare all'iPhone o a Uber) sia sufficiente, anzi necessario, continuare a combattere il fascismo -- proprio quello storico, nostalgico del duce e in camicia nera, mica le sue incarnazioni attuali in camicia bianca.
Tutto lì: bruciare qualche libro di Salvini, parlar male di Trump, gridare che gli austriaci sono nazisti e lo si sapeva perché Hitler era uno di loro. Scordandosi di contrastare chi il potere ce l'ha già e lo sta usando per privatizzare i beni comuni, distruggere il pianeta, annientare le comunità, svuotare la democrazia: allo scopo di creare la più oscena ineguaglianza economica della storia. Anzi, aiutandolo a liberarsi dalla fastidiosa opposizione dei tradizionalisti, dei moralisti e delle destre sociali, nazionaliste e quindi ostili alla dissoluzione della sovranità degli Stati a vantaggio delle corporation. Se Boschi parla così non è solo perché è superficiale e arrogante: è anche perché per tanti il suo appello ha senso.
Penso che ci sia ancora modo di fermare Renzi: ma non contate sui piddini, ormai per sempre alla ricerca del tempo perduto del loro antifascismo e assolutamente soddisfatti della deriva liberista.
*Professore all'Harvard University - Post Facebook del 8 maggio 2016