Accademico della Nuova Zelanda: ecco come l'oligarchia mediatica ricatta i governi

Accademico della Nuova Zelanda: ecco come l'oligarchia mediatica ricatta i governi

"Sono le multinazionali del cinema che dettano legge nel mondo arrivando persino a ricattare i governi che alla fine si piegano".

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Il sito degli europarlamentari del MoVimento Cinque Stelle ospita un'interessante intervista con Alfio Leotta, professore di Cinema all'università Victoria di Wellington, in Nuova Zelanda, che spiega come lavorano nell'ombra le grandi corporations.

"In Nuova Zelanda hanno cambiato la legge sul lavoro per non farle scappare, in Thailandia hanno devastato spiagge incontaminate per compiacerle. Sono le multinazionali del cinema che dettano legge nel mondo arrivando persino a ricattare i governi che alla fine si piegano. Con la globalizzazione il potere delle multinazionali è diventato senza limiti e oggi sono una minaccia per la democrazia stessa. Ecco perché le lobby spingono così tanto per inserire la clausola Isds nel Ttip, quella che permetterebbe alle multinazionali di citare in giudizio i governi che non si piegano alla loro volontà.
 
 
Che cosa sono le multinazionali del cinema? E quanto sono potenti?
 
Oggi non si parla più di multinazionali del cinema, sono piuttosto dei grandi conglomerati mediatici come, per esempio, la Warner Brothers che include il grande studio hollywoodiano Warner e la Time Corporation, una grande azienda che edita quotidiani e settimanali prodotti e distribuiti in tutto il mondo. Altro esempio è quello della Twenty Century Fox che fa parte del grande impero Fox del magnate dei media Rubert Murdoch.
 
Questo significa che poche persone condizionano la comunicazione globale?
 
Se parliamo della produzione cinematografica, tra il 60% e il 70% dei film prodotti nel mondo sono controllati da 7 o 8 grandi multinazionali e fra queste annoveriamo, oltre alla Warner e alla Twenty Century Fox, anche la Sony Pictures e la Disney. Per quanto riguarda la distribuzione cinematografica la situazione è ancora più clamorosa e, per certi versi, inquietante perché tra l'80% e il 90% della distribuzione è controllata da queste multinazionali, che dunque fanno parte di una oligarchia mediatica.
 
Qual è il rapporto fra questi imperi mediatici e i governi nazionali?
 
Quando si parla di Hollywood o dei grandi studi hollywoodiani si parla necessariamente del rapporto suo rapporto con gli Stati Uniti d'America. Per tanto tempo Hollywood ha fatto gli interessi politici, economici e militari americani. Adesso nell'era della globalizzazione le cose sono cambiate perché la facilità nella mobilità e nella comunicazione hanno favorito la delocalizzazione della produzione cinematografica nel mondo. Questo vuole dire che i film vengono ancora concepiti negli studi hollywoodiani, ma non sono più realizzati in California. Adesso i film sono realizzati dove costa meno. In tutto il mondo si compete per attirare queste grandi produzioni cinematografiche.
 
Come avviene questa competizione?
 
Nella competizione c'è sempre un prezzo da pagare. In genere si tratta di incentivi finanziari. Alcuni Paesi vanno anche oltre e sono pronti a cedere la loro sovranità nazionale e la loro capacità di legiferare per accontentare queste multinazionali. L'esempio neozelandese è abbastanza eclatante da questo punto di vista. A seguito del Signore degli Anelli e del suo successo, Warner Brothers aveva progettato di realizzare anche lo Hobbit in Nuova Zelanda. Dopo l'annuncio, un certo numero di lavoratori del cinema, soprattutto attori e comparse, avevano pensato di cogliere questa opportunità per chiedere più diritti e garanzie, compresa una sindacalizzazione del loro ambito professionale. Questa richiesta ha generato una risposta estremamente negativa da parte di Warner Brothers che ha minacciato di lasciare la Nuova Zelanda per un altro Paese se queste proteste non fossero immediatamente state soppresse.
 
Il governo in Nuova Zelanda ha approvato un Jobs Act per compiacere le case cinematografiche?
 
Il governo ha reagito cambiando la legge del lavoro neozelandese impedendo la sindacalizzazione dei lavoratori del cinema e chiarificando una volta per tutte il fatto che i lavoratori del cinema hanno uno statuto da libero professionista e non da impiegato. Questo significa meno garanzie, meno tutele per i lavoratori del cinema.
 
C'è una alternativa al potere di questi imperi mediatici?
 
La globalizzazione ha portato a due processi. Da una parte, stiamo assistendo a un rafforzamento del potere di Hollywood dal punto di vista della produzione e della distribuzione. Oggi il potere di Hollywood è pervasivo per via della loro presenza capillare nella televisione e su internet. Però, d'altro canto, la globalizzazione sta dando delle opportunità nuove a registi indipendenti. Oggi la tecnologia ha reso possibile la produzione di film a costo basso. Quasi tutti con conoscenze elementari sul cinema possono realizzare dei film e soprattutto la presenza della Rete permette la distribuzione di questi prodotti indipendenti. Registi e produttori indipendenti, grazie a Internet, possono distribuire e dare visibilità ai loro prodotti artistici.

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