"L’impunità per queste uccisioni rimane dilagante": il rapporto Onu che inchioda Kiev

"L’impunità per queste uccisioni rimane dilagante": il rapporto Onu che inchioda Kiev

"La verità, anche quelle dell’Onu che smontano i dogmi del main stream (come “i filorussi sono tutti sporchi, brutti e cattivi”), è troppo scomoda per essere diffusa. Si sa, la guerra è guerra, ma a volte si può far finta di non vedere".

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di Eugenio Cipolla
 
Nonostante il velo di indifferenza caduto sulla guerra in Donbass, in est Ucraina si continua a combattere in maniera incessante, ma soprattutto violenta.

L’ultimo bollettino dell’amministrazione presidenziale ucraina, diffuso in mattina dal portavoce Andrij Lisenko, è piuttosto pesante. Nelle ultime ore sette militari dell’esercito regolare sono morti, mentre quattordici sono rimasti feriti. Stando a informazioni dettagliate fornite dal quotidiano Ukrainska Pravda, quattro di questo sono morti a Zaitsevo, uno a Vodiani e altri due a Krimske. Segno che non si tratta di episodi isolati, ma di una lotta continua che si estende su tutto il fronte. Una considerazione confermata anche dal rapporto diffuso, sempre stamane, dall’agenzia di stampa filorussa Donetsk. Fonti della DNR parlano di bombardamenti ucraini nella tarda serata di ieri a Yasynuvata, zona industriale a 40 chilometri nord di Donetsk.
 
«L’esercito ucraino – ha detto una fonte delle agenzie di sicurezza dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk – ha sparato nel territorio della zona industriale colpi di artiglieria calibro 122mm. Non solo, abbiamo registrato colpi di mortaio da 120mm anche nei quartieri circostanti l’aereoporto di Donetsk». Negli ultimi giorni, secondo i dati forniti dai filorussi, sono state più di 700 le violazioni del cessate il fuoco da parte dell’esercito ucraino e la situazione, con il passare delle settimane, potrebbe via via peggiorare. Per ora si continua a lavorare anche sul fronte diplomatico, con continue riunioni del Gruppo di Contatto e del Quartetto di Normandia, ma le continue violazioni del cessate il fuoco dopo otto accordi siglati dall’autunno del 2014 ad oggi non fanno ben sperare.   
 
Come non fa ben sperare il rapporto diffuso nei giorni scorsi dall’Alto Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, intitolato “Responsabilità per le uccisioni in Ucraina dal gennaio 2014 al maggio 2016”. Nelle cinquantuno pagine rese note dall’Onu, contenenti anche sessanta casi specifici, si parla di esecuzioni sommarie di militari ucraini e membri di gruppi armati che si erano arresi, o che avevano in qualche modo smesso di partecipare alle ostilità. La gran parte di questi episodi sono avvenuti nel biennio 2014-2015 e documentano anche uccisioni di civili che non stavano prendendo parte alle ostilità, ma che sono comunque stati giustiziati sulla base di indizi fallaci e senza nessun processo. Nessuno al momento ha ammesso la propria responsabilità su questi crimini, ma, secondo l’Onu, potrebbero essere coinvolti sia l’esercito regolare che i miliziani filorussi.
 
«L’impunità per queste uccisioni – si legge nel rapporto – rimane dilagante, favorendone la perpetuazione e minando le prospettive di giustizia». Queste esecuzioni sono avvenute ai danni di persone favorevoli all’unità del paese (colpevoli sono i miliziani filorussi) o affiliati in maniera presunta ai gruppi armati separatisti (colpevoli sono l’esercito regolare e i gruppi di volontari tipo Aydar, Azov, Dnepr). La relazione rileva come ci sia stata una diffusa mancanza di disciplina nei gruppi armati, assemblati frettolosamente, e all’interno delle forze ucraine. «Questi fattori hanno portato alla creazione di una specie di regola che vedeva uomini armati ricorrere prontamente alla violenza con la propria pistola contro chi ‘disobbediva’ ai loro ordini».
 
Non è finita qui. Nel report si documentano anche gli omicidi all’interno dei gruppi armati e delle forze governative. Ci sono stati almeno 121 casi di omicidio volontario di militari ucraini, alcuni dei quali avevano il compito di fungere da informatori e denunciare il comportamento scorretto dell’esercito regolare nella zona di conflitto. Dal primo giugno 2016, inoltre, 55 persone sono state accusate in relazione alla morte di alcuni manifestanti durante le proteste di Maidan. Tra questi dieci funzionari governativi di alto livello e 29 ex comandanti militari. Tuttavia l’indagine su queste uccisioni è stata ostacolata da una legge che esenta da responsabilità penali tutte le persone che hanno partecipato a proteste di massa tra il 21 novembre 2013 e il 28 febbraio 2014. In tutto questo, sono 2.000 i civili morti in Donbass dall’inizio della guerra. Il 90% di questi, in base ai dati forniti dall’Onu, sono il risultato del bombardamento indiscriminato di aree residenziali.  E intanto l’occidente continua a tacere.

La verità, anche quelle dell’Onu che smontano i dogmi del main stream (come “i filorussi sono tutti sporchi, brutti e cattivi”), è troppo scomoda per essere diffusa. Si sa, la guerra è guerra, ma a volte si può far finta di non vedere.

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