L'accordo Russia-Iran che spaventa il dollaro

L'accordo Russia-Iran che spaventa il dollaro

Teheran si unisce all'asse Mosca - Pechino - New Delhi contro la moneta Usa

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La Russia starebbe per concludere un accordo da 20 miliardi di dollari con l'Iran per importare petrolio da Teheran in cambio di cibo e altri beni industriali, ma non attrezzature militari. Secondo Reuters, Mosca comprerà da Teheran fino a 500mila barili di greggio al giorno per un periodo di 2-3 anni in cambio di cibo e altri beni industriali per un controvalore, appunto, di 20 miliardi di dollari.

 
L’accordo, già in discussione dallo scorso gennaio, consentirebbe all’Iran di aumentare le sue esportazioni aggirarando in parte le sanzioni imposte dall’Occidente: uno sviluppo che, per ammissione della stessa Casa Bianca, avrebbe sollevato "gravi preoccupazioni" e "sarebbe incoerente con i colloqui sul nucleare iraniano attualmente in corso tra le potenze mondiali e Teheran".
 
Le sanzioni internazionali che hanno limitato le possibilità per il settore bancario della Repubblica Islamica di compiere transazioni in dollari, avevano già  indotto Teheran a ricercare accordi per regolare gli scambi in valute locali (yuan per la Cina, rublo per la Russia e rupia per l'India) o oro.
 
Nelle scorse settimane abbiamo visto come le tensioni tra USA e Russia sull'Ucraina hanno avuto come effetto quello di rafforzare un asse eurasiatico (Russia-Cina-India) favorevole ad un processo di marginalizzazione complessivo del dollaro come valuta di riserva. Un asse che ora sembra comprendere anche l'Iran.  
 
La decisione di compagnie come Visa e MasterCard di sospendere i servizi ai clienti di alcune banche russe e quella di JPMorgan di bloccare il trasferimento di un diplomatico russo potrebbero aver dato un' ulteriore accelerazione al progetto.
   
Non va dimenticato, infine, che proprio in questi giorni la Banca Popolare della Cina ha raggiunto un accordo con la Bundesbank per regolare le transazioni in yuan ed euro e non più in dollari. Un accordo simile è stato siglato anche con il Regno Unito. Il ruolo del dollaro sembra sempre più in discussione.  

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