Trasporto pubblico: il disastro italiano e il miracolo francese. L'inchiesta di Presa diretta
In Francia "la politica con la P maiuscola, quella che manca da noi"
di Maria Murone
C’è un’idea che non ha mai attecchito in Italia, quella che se investi nel trasporto pubblico investi nel futuro del Paese. Nell’ultima puntata di Presa diretta, Riccardo Iacona, Alessandro Macina, Lisa Iotti e Rebecca Samonà, raccontano la storia disastrosa del trasporto pubblico italiano, con gli annessi disagi degli utenti, comparata all’efficienza del servizio francese.
La situazione è drammatica in Italia, da nord a sud, a Bologna, a Genova, come a Napoli e in Sicilia. E a Roma, la capitale “una città che continua a crescere imprigionando chi ci abita dentro”. Carenza di vetture o parco mezzi inadeguato perché troppo vecchio ed usurato con probabilità molto alta di rotture e guasti, autobus malconci e sporchi, superaffollati, condizioni disumane e irrispettose degli utenti abbandonati al proprio destino nelle estenuanti ore di attesa. Emerge un quadro indecoroso, che fa rabbia.
In Francia, invece, ha attecchito quell’idea della mobilità come fattore di crescita, che gli investimenti nel trasporto pubblico “hanno conseguenze molto importanti per il sistema Paese, perché aprono nuove ed enormi prospettive economiche”. In Francia c’è quella che Iacona definisce “la politica con la p maiuscola, quella che manca da noi”.
Qui in Italia le aziende, spesso e volentieri, per eliminare gli sprechi anziché colpire le tasche dei super manager che puntualmente si gonfiano a dismisura, paradossalmente tagliano gli stipendi o addirittura il posto di lavoro; qui le aziende chiudono ed aprono all’estero, come Iveco che chiude in Italia per restare aperta in Francia.
Lì “su mille autobus all’anno prodotti dalla IRISBUS di Annonay seicento vengono comprati dalle aziende di trasporto francesi; solo a Parigi e regione su 4.500 autobus 3.500 sono quelli fatti dalla IRISBUS di Annonay”. Non c’è solo l’occhio di riguardo dello Stato francese per le proprie produzioni ma c’è quell’idea che ha attecchito: intendere la mobilità come fattore di crescita del Paese. “La Keolis è una società che gestisce la rete dei trasporti pubblici di Rennes e di altre città francesi, un gruppo che fattura 4,4 miliardi di euro, ci lavorano in 50.000 persone in 13 paesi del mondo. Ebbene proprio grazie al successo del loro lavoro in Francia oggi Keolis ha appena vinto l’appalto per gestire la metro di d’Hyderabad, una metropoli da 9 milioni di abitanti dell’india centro orientale e sarà sempre la francese Keolis a occuparsi di tutta la nuova rete di Boston, negli Stati Uniti. Un appalto da tre miliardi di euro”.
In Italia c’è l’Atac, l’azienda per la mobilità romana, che ha 700 milioni di debiti e storie allucinanti di maxitangenti, biglietti clonati, inchieste della magistratura per filobus mai esistiti, alle spalle.
In Francia hanno cercato, e ci sono riusciti, di semplificare la vita dei cittadini, di renderla dignitosa rispettando il singolo individuo. In Italia ci hanno fatto credere che la civiltà è un’illusione, che è tutto difficile, che non si può fare, che non ci sono le risorse. Tuttavia si è preferito investire in dirigenze dispendiose anziché sui servizi ai cittadini.
La preziosa inchiesta di Presa Diretta dimostra che quando c’è la volontà, l’impegno e l’onestà, si possono apportare benefici significativi per la collettività. Quando c’è l’interesse personale, la furbizia, l’imbroglio, il sotterfugio, la mafia, no.