"Tutta la sofferenza che c’è in Europa è stata inflitta nel nome di un artificio creato dall’uomo, l’euro". J. Stiglitz.
Per la miopia delle politiche in Europa solo nel 2014 bruciati 1600 miliardi di euro
Nonostante continuino a sbattere il muso contro la realtà, Angela Merkel e gli altri leader europei continuano a negarla. Con questa premessa Joseph Stiglitz nel suo ultimo articolo per The Project Syndicate scrive come l’austerità ha fallito. E questo anche se i suoi difensori continuano a cantare vittoria aggrappandosi alla più debole delle giustificazioni: l’economia non si sta più contraendo. Ma se questo è il metro di giudizio, potremmo dire che buttarsi giù da un burrone è la maniera migliore di scendere una montagna; dopo tutto, la discesa si è fermata.
In termini economici, prosegue il Premio nobel per l'economia, l’austerità è stata un completo disastro. I paesi più colpiti sono in depressione. Non si può usare un’altra parola per descrivere economie come quella spagnola o greca, dove circa una persona su 4 – e più della metà dei giovani – non può trovare lavoro. Se estrapoliamo la modesta crescita europea dal 1980 in poi, i calcoli di Stiglitz mostrano che la produzione nell’eurozona oggi è oltre il 15% minore di quanto sarebbe stata se la crisi del 2008 non si fosse manifestata, il che implica una perdita di 1600 miliardi di dollari solo per quest’anno, e una perdita cumulata di più di 6500 miliardi.
In poche parole, la lunga recessione sta compromettendo il potenziale di crescita europeo: i giovani che dovrebbero accumulare competenze non lo stanno facendo e, nel frattempo, la Germania sta obbligando le altre Nazioni a perseguire politiche che indeboliscono le loro economie e democrazie. Quando i cittadini votano ripetutamente per un cambio di politica – e ci sono poche politiche che contano di più per i cittadini di quelle che influenzano il loro livello di benessere – ma viene loro detto che queste questioni vengono decise altrove o che non hanno possibilità di scelta, sia la democrazia che la fiducia nel progetto europeo ne soffrono di conseguenza.
La Francia ha votato per un cambio di rotta 3 anni fa. Invece, gli elettori hanno ricevuto un’altra dose di austerità favorevole alle grandi impresi. Uno dei concetti più solidi in economia, prosegue Stiglitz, è il moltiplicatore del bilancio in pareggio – aumentare le tasse e le spese contemporaneamente stimola l’economia. E se le tasse colpiscono i ricchi e le spese beneficiano i poveri, il moltiplicatore può essere particolarmente alto. Ma il governo cosiddetto socialista francese sta abbassando le tasse alle imprese e tagliando le spese – una ricetta che è quasi una garanzia di indebolimento dell’economia, ma che incontra il favore della Germania.
La speranza è che tasse più basse alle imprese stimoleranno gli investimenti. Ma questo è puro nonsenso. Quel che scoraggia gli investimenti (sia negli Stati Uniti che in Europa) è la mancanza di domanda, non le tasse troppo alte. In realtà, poiché la maggior parte degli investimenti è finanziato a debito, e il pagamento degli interessi è deducibile dalle tasse, il livello di tassazione delle imprese ha poco effetto sugli investimenti.
Allo stesso modo, l’Italia viene incoraggiata ad accelerare le privatizzazioni, anche se è facile dimostrare per un'economista che svendere asset pubblici a prezzi bassi non è un buon sistema per migliorare la forza finanziaria di lungo periodo.
Tutta la sofferenza che c’è in Europa è stata inflitta nel nome di un artificio creato dall’uomo, l’euro. E, conclude Stiglitz, il tutto è ancor più tragico in quanto non necessario. Nonostante le prove che l’austerità non funzioni continuino ad accumularsi, la Germania e gli altri falchi europei hanno deciso di aumentarla, legando il futuro dell’Europa a una teoria ormai screditata da tempo.
Per la traduzione completa del'articolo di Stiglitz si rimanda e si ringrazia Voci dall'estero
Per la traduzione completa del'articolo di Stiglitz si rimanda e si ringrazia Voci dall'estero