Il miglior alleato d'Israele si chiama ora Russia

Il miglior alleato d'Israele si chiama ora Russia

Mosca ha un’alleanza discreta ma importante con Israele per Yakov M. Rabin

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di Yakov M. Rabin
Traduzione di Alessandro Lattanzio su Aurorasito

“Dall’inizio delle sanzioni occidentali alla Russia, vedo molto cibo israeliano nei negozi. Avocado, ravanelli, carote, patate da Israele“, mi ha assicurato un amico di Mosca con cui ho parlato al telefono. Volevo un testimone oculare di ciò che aveva annunciato il ministro dell’Agricoltura israeliano Yair Shamir. Ha promesso di prendersi senza indugio la quota di mercato russo delle aziende europee. Anche Israele è sotto sanzioni dell’Unione europea, che vuole limitare la colonizzazione israeliana dei territori conquistati nel giugno 1967. E’ quindi logico che Israele non sia certo motivato a seguire gli europei nelle relazioni con la Russia.

Se il “rapporto speciale” d’Israele con gli Stati Uniti è ben noto, le sue relazioni con la Russia non sono meno speciali. Il piano sionista alla base dello Stato d’Israele fu attuato all’inizio del secolo scorso in gran parte da cittadini russi. Formarono la prima élite e la presenza russa nei circoli dominanti dello Stato sionista rimane importante. Il presidente della Knesset è nato in Ucraina e cresciuto nella Russia sovietica, il presidente della commissione parlamentare per le relazioni estere è di origine sovietica, il ministro degli Esteri proviene dall’ex-Unione Sovietica. Israele ha la maggiore diaspora russofona con oltre un milione di persone. Decine di voli ogni giorno collegano Israele con le principali città della Russia. Due anni fa fu abolito l’obbligo di visto contribuendo notevolmente al turismo.

Il presidente russo ha inaugurato a Netanya, sul Mediterraneo, il monumento ai più di venti milioni di morti sovietici nella seconda guerra mondiale. Inoltre, Putin ha ritrovato il suo maestro di scuola emigrato in Israele dalla natia Leningrado e gli ha offerto un appartamento dignitoso per età e salute. Non sorprende che Vladimir Putin abbia osservato: “Israele è una piccola Russia”. Ma al di là di lingua, storia e sentimenti vi sono interessi comuni che legano i due Paesi. Mentre Israele ha notevolmente beneficiato del crollo dell’Unione Sovietica, una volta alleato dei Paesi arabi ostili ad Israele, da diversi anni si trova a disagio con la dipendenza dagli Stati Uniti e dai suoi ammonimenti occasionali. Per ridurre tale dipendenza e diversificare il sostegno ad Israele nel mondo, formidabile potenza militare e nucleare, ha forgiato relazioni strategiche con tre potenze nucleari indipendenti: Cina, India e Russia. Tali legami non sono limitati all’esportazione di verdura. Israele e Russia hanno prodotto i droni in dotazione all’esercito indiano, la Cina ha utilizzato l’esperienza israeliana per riformare l’Esercito di Liberazione del Popolo e attrezzature di sicurezza israeliane furono impiegate durante i Giochi Olimpici di Sochi. Gazprom, gigante petrolifero, ha firmato diversi contratti con Israele e i palestinesi sotto controllo israeliano. Considerando gli interessi regionali d’Israele, la Russia ha annullato la vendita del sistema di difesa aerea S-300 all’Iran. I vantaggi sembrano reciproci ed equilibrati.
 
La posizione d’Israele nella crisi in Ucraina è più conservatrice. Il rappresentante d’Israele presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite s’era assentato dal voto per condannare la Russia per l’annessione della Crimea. Pochi mesi dopo, Israele ha votato con la Russia, e contro gli Stati Uniti, sulla risoluzione delle Nazioni Unite che condanna la rinascita del nazismo. Inoltre, gli attivisti israeliani di estrema destra sostengono entusiasticamente la politica della Russia, anche alla radio e alla televisione russe, opponendosi alle sanzioni occidentali. Alcuni addirittura hanno proposto alle autorità del Donbas d’inviare unità di volontari israeliani. A questo proposito, la destra israeliana è allineata alla destra internazionale, come il Fronte Nazionale in Francia e i partiti della coalizione di governo in Ungheria. La Russia, a sua volta, sembra accettare la colonizzazione de facto israeliana dei territori occupati nel 1967. In tal modo, funzionari russi e israeliani hanno firmato ad Ariel, città costruita sui territori palestinesi e limitata agli israeliani non arabi, un importante accordo per la collaborazione sull’innovazione (Skolkovo).

La Russia ha un’alleanza discreta ma importante con Israele. Questa alleanza si riflette nell’opinione pubblica. I sondaggi mostrano che i cittadini russi sostengono Israele e che il sostegno s’è rafforzato negli ultimi anni. Naturalmente i due Paesi sono consapevoli dei limiti di tale alleanza e mantengono le opzioni aperte, la Russia sulla questione del nucleare iraniano, Israele nel complesso rapporto con i nazionalisti ucraini. Ma è innegabile che le relazioni tra Russia e Israele riguardino due aree di grande importanza per gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali: Medio Oriente ed Europa orientale.
 
Il problema è che l’élite di Washington dipende principalmente dalla televisione mainstream e da tre giornali: The New York Times, Washington Post e Wall Street Journal. I nostri punti di vista fin dallo scorso febbraio, quando iniziò la crisi, non sono mai apparsi sulle loro pagine. Siamo esclusi. Jack Matlock non c’era, il professore Mearsheimer non c’era, i miei pezzi sono stati rifiutati. Non ho mai visto ciò negli USA finora, è molto strano per me perché i giornali amavano la polemica, ma qui sono tutti convinti che esista un solo punto di vista. (Stephen Cohen su RT) 

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