Non solo non si dimette ma Poletti continua ad insultare milioni di lavoratori
L'ultima strada per l'opposizione si chiama mozione di sfiducia individuale
Giuliano Poletti, l'uomo del Jobs Act, la riforma del lavoro che annulla anni di lotte sociali e conquiste di civiltà del nostro paese, continua a insultare l'intelligenza dei lavoratori. Si esprime in questi termini verso i sindacati: "Dialogo, sapendo che non ci sarà nessuna trattativa”. In altre epoche o in altri paesi si chiamerebbero Diktat. Pensate se a dirlo fosse stato Putin, Maduro o Rohani i titoli di Repubblica e Corriere. E invece silenzio nei media di regime. E questo nonostante il fatto che Poletti, come illustra Paolo Becchi oggi sul Fatto, sia l'uomo ritratto in una cena (a sua insaputa) con Salvatore Buzzi, la mente imprenditoriale di Mafia Capitale e braccio destro dell’ex Nar Massimo Carminati, Luciano Casamonica e altri personaggi chiave del cosiddetto “mondo di mezzo”. Ed il fatto che siano emersi nuovi retroscena che hanno portato alla luce come l’elemento di spicco di Mafia Capitale, Buzzi, avesse ottenuto un appalto da tre milioni di euro dal Ministero del Lavoro per il servizio delle pulizie.
Dal post del Fatto di Paolo Becchi
A questo punto Poletti si convincerà a fare quello che ogni persona con un minimo di etica comportamentale e senso di responsabilità farebbe, vale a dire dimettersi? Neanche per sogno. Dopo aver insultato lavoratori e sindacati con quelle dichiarazioni citate all’inizio, Poletti afferma ai giornali (perché l’Aula parlamentare non la contempla neanche) che le gare di affidamento “esulano dall’attività di indirizzo politico in capo al ministro”. Quindi non solo foto a sua insaputa, ma anche bando a sua insaputa. Scajola era un dilettante al confronto.