Egitto, molto piu' di un attentato

Egitto, molto piu' di un attentato

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PICCOLE NOTE
 

Sono 25 le vittime di un attentato avvenuto ieri in Egitto, contro la Cattedrale di San Marco, chiesa copta del Cairo. Interessanti le considerazioni di Renzo Guolo sulla Repubblica del 12 dicembre: «L’attacco ai copti, ciclico quando le tensioni interne si fanno acute nel paese, mira invece a provocare scontri confessionali su larga scala. Nel tentativo di mostrare come Al Sisi, come già i suoi predecessori Sadat e Mubarak, e i custodi “ufficiali” dell’islam di Al-Azhar, il massimo centro teologico sunnita che ha subito bollato l’attentato come contrario ai principi religiosi, si schierino in queste circostanze a difesa dei “nazareni” anziché dei musulmani».

 

«Una strategia, quella della delegittimazione delle autorità politiche e religiose per “tradimento” confessionale, già perseguita in passato da forze radicali egiziane» legate ad al Qaeda.

 

Nota a margine. L’accenno iniziale di Guolo alle tensioni interne che affliggono l’Egitto merita un’esplicitazione: la grande di frattura è quella che vede la contrapposizione tra il governo e la Fratellanza musulmana, che pur dichiarata illegale sopravvive e agisce nelle profondità del Paese reale.

 

Tensioni alle quali vanno a sommarsi quelle internazionali: la vicenda Regeni, ancora complica non poco i rapporti tra il presidente Al Sisi e la comunità occidentale, in particolare l’Italia.

 

Mentre ostilità suscita il suo attivismo nel complesso rebus libico, che vede Il Cairo sostenere il generale Haftar in tacita contrapposizione al governo di Tripoli, sostenuto invece dalla comunità internazionale (e in particolare da Stati Uniti e Gran Bretagna),

 

Né aiuta ad attutire tali tensioni il riposizionamento dell’Egitto nel complicato gioco mediorientale. Pur non denunciando apertamente la storica alleanza  con gli Stati Uniti, il Cairo ha iniziato a intessere nuove relazioni con Mosca, spingendosi addirittura a sostenere sottotraccia il governo di Assad, in spregio ai diktat internazionali che vorrebbero il presidente siriano persona non grata all’universo mondo.

 

Date queste tensioni, la bomba di ieri, che oltre a delegittimare le autorità locali (come da articolo di Guolo) mira soprattutto a rinfocolare il sopito scontro di civiltà tra islamici e cristiani (si è scelto di colpire nel giorno del compleanno di Maometto), è molto più pericolosa di quanto appare. Potrebbe indicare l’inizio di una stagione non facile per l’Egitto e per i Paesi d’intorno. Vedremo

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