Emma Bonino getta la maschera. “+ Europa" è l'Europa di “EuroMajdan”

"Il processo di integrazione europea.... anche come mezzo per arginare la politica imperialista russa”

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Emma Bonino getta la maschera. “+ Europa" è l'Europa di “EuroMajdan”


di Fabrizio Poggi
 

Se un merito - con rispetto parlando - si può riconoscere agli italici radicali, è quello di aver alla fine chiarito cosa intendano con quella licenziosa locuzione “+Europa con Emma Bonino”. La delucidazione è venuta con la lettera aperta rivolta da Igor Boni e Olivier Dupuis “alle Ucraine e agli Ucraini d’Italia” (che, già di per sé, riecheggia il ducesco “italiani di Firenze e fiorentini d'Italia!”), per postulare il loro voto “in vista delle prossime elezioni politiche”. Sarà una semplice coincidenza, che i radicali nostrani si siano rivolti, in particolare, “alle Ucraine e agli Ucraini d'Italia” e non, insieme a loro, per dire, alle filippine e ai filippini, o ai senegalesi, ai cinesi, ai rumeni? Chissà.
 

Indossando il cilicio per le proprie “iniziative, pur inadeguate”, ci si inginocchia sulle spine e si giura all'onnipotente che, una volta entrati in parlamento, si sarà determinati a “rilanciare il processo di integrazione europea, anche come mezzo per arginare la politica imperialista russa”, additando non solo le fiamme dell'inferno per coloro che “fanno l’apologia aperta del Presidente russo Vladimir Putin”, ma anche la doverosa sosta in purgatorio per i deboli di spirito che “si contrappongono con troppa timidezza alle sue mire imperialiste”.
 

Dunque, biascicano Boni+Dupuis snocciolando il rosario, il “+Europa” è l'Europa di “EuroMajdan” e la supplica sottintende, con ogni evidenza, che ognuno e tutti quanti gli “ucraini d'Italia” siano portatori di “quella incredibile rivoluzione della dignità, passata alla storia come EuroMaidan”. Una coincidenza.
 

E allora, chi meglio di quegli ucraini che l'hanno sostenuta nel 2014 può insegnare come dare “+Europa” anche all'Italia? Chi meglio di loro può spiegarci il perché così tanti “Ucraine e Ucraini” si siano visti catapultati fuori dell'Ucraina da “quella incredibile rivoluzione della dignità”, in cerca di salari, pur miseri, che quella “storica” EuroMajdan non ha loro assicurato? Pura coincidenza. E quanti altri ucraini, oltre a quelli “d'Italia”, sono stati costretti a emigrare dopo quello “storico” febbraio 2014? Le statistiche ufficiali ucraine ci dicono che, oggi, il 15,4% di ucraini è disposto a emigrare in cerca di lavori stagionali e, il 14%, per sempre; il 26,1% è intenzionato a trasferirsi all'estero in attesa di tempi migliori. Coincidenze. Secondo i radicali “d'Italia”, scegliendo “+Europa”, quegli “Ucraine e Ucraini d'Italia” dovrebbero indicare la strada che, purtroppo, le centinaia di migliaia di giovani (e anche non più giovani) precari italiani sono stati costretti a scegliere, senza aspettare l'ammiccamento di “+Europa”, in cerca del lavoro che non trovano in patria? E a questi giovani, gli “Ucraini e Ucraine d'Italia” dovrebbero suggerire le condizioni cui lavorare, plaudendo a “+Europa”? Quante volte gli stessi media ucraini hanno descritto le condizioni “schiavistiche” in cui sono costretti a lavorare i loro connazionali emigrati in Polonia o Ungheria, mete privilegiate cui possono accedere senza visto di lavoro: salari “d'oro”, se rapportati alla media ucraina (ad esempio, 85 grivne l'ora, in Polonia), ma circa la metà degli stipendi polacchi (si parla di circa 2.000 z?oty pagati agli ucraini, contro una media polacca di oltre 4.300) e in cambio però di orari da medioevo, fino anche a 15-16 ore. Questo, perché, dopo “quella incredibile rivoluzione della dignità”, secondo dati ONU, oltre il 60% degli ucraini vive sotto la soglia considerata di povertà e moltissimi vivono proprio solo grazie alla valuta dei parenti costretti a emigrare: tra cui “le Ucraine e gli Ucraini d'Italia”. Coincidenze.
 

Solo tra gli studenti ucraini, 40.000 di essi erano iscritti in Istituti superiori stranieri nell'anno scolastico 2014-'15, saliti a 60.000 l'anno successivo e a 68.000 l'anno seguente e almeno il 3% di essi dichiara di non voler tornare in patria. Non lo vuole, perlomeno finché dura quella “incredibile rivoluzione della dignità”, che da quattro anni continua a mieter vittime civili nel Donbass e continua ad affamare il resto dell'Ucraina. Secondo i calcoli di “Scelta ucraina”, tra lo “storico” 2014 e il prosaico 2017, le tariffe del gas sono aumentate di 9,6 volte, con conseguente aumento di 11,3 volte del riscaldamento e 5,7 volte dell'acqua calda. Per il 2018, la svalutazione della grivna porterà il prezzo di 1.000 m3 di gas a oltre 7.500 grivne, con salari medi ufficiali di 7.479 grivne.
 

Pure coincidenze, si dirà. Così come il centro di “quella incredibile rivoluzione della dignità” sia stato, in quello “storico” 2014, majdan Nezaležnosti che, tradotto alla lettera in italiano, guarda la coincidenza, è piazza Indipendenza.





 

Se le coincidenze hanno un nesso, quantomeno filologico, viene spontaneo associare quella majdan Nezaležnosti di Kiev, in cui nel 2014 cecchini georgiani, lituani (e chissà di quanti altri paesi “+europei”) spararono su polizia e manifestanti, mentre i loro oriundi compari nazisti mettevano a ferro e fuoco il centro di Kiev, con la sua interpretazione nostrana, per cui l'italica polizia del ministro Minniti, nell'anno di grazia 2017, a Roma, accarezzò i rifugiati eritrei e somali al motto “+europeo” del «se tirano qualcosa rompetegli un braccio». Il “+europeo” EuroMajdan vuol forse indicare la futura “evoluzione, oltre che delle condizioni di vita e di lavoro in Italia, anche della italica piazza Indipendenza e della sua espansione a tutte le piazze Nezaležnosti di un'Italia “+europea”? Coincidenze; forse.
 

Così come coincidenza ha voluto che la lettera aperta dei radicali sia stata recapitata proprio nei giorni in cui si ricordava la liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz a opera dell'Armata Rossa. Coincidenze. Una coincidenza, che la “EuroMajdan” tanto osannata dai radicali “d'Italia” sia frutto della “nezaležnost” proclamata in Ucraina nel 1991 e portata a compimento nel febbraio 2014, grazie al celebre “fuck the UE” del Dipartimento di stato USA e con la manovalanza dei gruppi nazisti dell'ucraina occidentale, eredi diretti di quel OUN-UPA alle dipendenze delle SS hitleriane che, durante la guerra, trucidarono decine (in Polonia, sostengono: centinaia) di migliaia di sovietici, polacchi, ebrei, zigani.
 

Coincidenze. Il voto italiano del 4 marzo 2018 coinciderà con la rimodulazione del vecchio idiomatismo del “non sapere a che santo votarsi”, con il nuovo “non sapere a che santo chieder voti”.

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