“Gallo sulla monnezza”? Il Sole 24 Ore fa la morale sulle "notizie vere"...
“Gallo sulla monnezza” è una insostituibile espressione napoletana per indicare qualcuno che si erge sul pulpito dei suoi fallimenti per dispensare, da lì, la predica.
Forse, non c’è un termine più indicato di fronte al pretenzioso articolo de Il Sole-24 ore che -appoggiandosi a strampalate quanto saccenti “analisi” (condotte da Buzzfed, che dal 2006 non ingarra un articolo) - spera di dimostrare che Trump (e solo lui) avrebbe vinto le elezioni grazie a “fake” (notizie false sulla Rete). Tra questi “fake” il giornale della Confindustria riporta, addirittura, i files trafugati da WikiLeaks che attestano i rapporti dell’amministrazione Obama con l’ISIS; rivelazioni che, si badi bene, al pari di tante altre provenienti dal server usato dal Segretario di Stato Hillarry Clinton per le sue mail, non sono state mai state smentite.
Non contento di ciò Il Sole-24 si lancia in tediose lezioni di Giornalismo. “…la resa all’ineluttabile forza della menzogna sulla realtà, della moneta cattiva che scaccia quella buona. La rete, e in particolare i social, sono il contesto in cui la comunicazione fake prevale sulla notizia vera, quella fondata e verificata da soggetti che si fanno tutori di questa attendibilità - ossia i giornalisti - avendo come obiettivo prioritario la rappresentazione fedele di quanto accade…”.
Ma vediamo da vicino le “notizie vere” che pubblica Il Sole-24 ore.
Saltiamo a piè pari su tutte le cretinaggini di illustri economisti che garantivano “l’uscita dal tunnel della crisi” già nel 2009 e concentriamoci sulle “notizie” di guerra alle quali i giornalisti del giornale della Confindustria – tranne una lodevole eccezione – ci hanno abituato. L’elenco potrebbe essere chilometrico, citiamone, quindi solo una: quella secondo la quale i cecchini di Assad si allenano sparando sul pancione delle donne in cinta.
Una bufala incredibile, da giornalisti proni alle “notizie” imposte dai Signori della Guerra. Giornalisti che ora pretendono di dare lezioni di deontologia inneggiando alle imminenti misure capestro di Facebook e Google “contro i siti che pubblicano notizie false”.