Brasile: chi ha promosso l'impeachment e cosa accadrà adesso?
In caso di successo anche al Senato della messa in stato di accusa contro la presidente Dilma Rousseff dovrebbe assumere il potere il vicepresidente Michel Temer. Su quest'ultimo grava però una richiesta di impeachment che obbligherebbe il paese a elezioni anticipate
Con 367 voti favorevoli e 137 contrari la Camera dei deputati del Brasile ha autorizzato la messa in stato di accusa della presidente Dilma Rousseff. Adesso la proposta di impeachment passerà al vaglio del Senato, dove il presidente dovrà istituire una commissione incaricata di decidere se accogliere o meno la proposta. Se la commissione deciderà di accogliere la richiesta, seguiranno due votazioni dove per procedere nei confronti di Dilma Rousseff, dove vi sarà bisogno della maggioranza dei due terzi degli 81 senatori brasiliani.
Prima di continuare ad analizzare la situazione, è interessante andare a vedere chi sono i deputati che hanno proposto e portato avanti la messa in stato di accusa della presidente brasiliana, che non è accusata di nessun atto di corruzione – al contrario di quanto cercano di far credere i media mainstream alle nostre latitudini – ma di aver nascosto all'opinione pubblica alcuni dati sull'andamento dell'economia.
Come si può leggere su TeleSur, 36 politici sui 38 che compongono la commissione che ha autorizzato il percorso che ha portato alla messa in stato di accusa della presidente Rousseff, sono indagati per corruzione. Molti di essi si trovano invischiati nella ormai celebre inchiesta 'Lava Jato', quella che è stata definita una sorta di 'Tangentopoli' brasiliana.
Secondo il giornalista Beto Almeida, si tratta di una «farsa politica, perché l'unica che non ha alcuna accusa di corruzione e non è finita nell'inchiesta Lava Jato, è proprio la presidente Rousseff».
Della stessa opinione è anche un altro giornalista, Breno Altman, che denuncia come ben 28 deputati sui 38 componenti la commissione che ha promosso l'impeachment, siano considerati degli evasori. Denunciando inoltre il ruolo di Eduardo Cunha, il presidente della Camera dei Deputati «accusato di aver portato milioni di dollari in conti esteri fuori dal paese».
L'avvocato generale dello Stato brasiliano e difensore della presidente Rousseff, José Eduardo Cardozo ha definito la messa in stato di accusa contro la presidente una «vendetta», che ha come obiettivo destituirla tramite un giudizio politico.
L'opposizione - screditata e corrotta - vuole tramite questa operazione arrivare alla destituzione di Dilma Rousseff. Sarebbe il secondo caso per il Brasile dalla fine dittatura militare, dopo la destituzione del liberale Fernando Collor nel 1992. Prima di arrivare a compimento di quello che la presidente ha definito senza mezzi termini «colpo di stato», il Senato dovrà approvare la messa in stato di accusa a maggioranza semplice (42 su 81 senatori) a quel punto comincerebbe il processo a Dilma Rousseff che dovrebbe lasciare il suo incarico per 180 giorni.
Il potere passerebbe a Michel Temer del Partido del Movimento Democratico Brasileno, formazione centrista che ha rotto la sua alleanza di governo con il Partito dei Lavoratori (PT). La destituzione definitiva dev'essere approvata con il voto di almeno 54 senatori su 81, i due terzi della Camera Alta.
Nel caso si verificasse questa eventualità, Michel Temer, sarebbe nominato nuovo presidente con il compito di portare la legislatura a naturale scadenza nel 2018. Tuttavia sul politico centrista grava un processo di impeachment, quindi il ruolo di presidente sarebbe di Eduardo Cunha (sotto indagine per svariate attività illecite) che avrebbe l'obbligo di convocare nuove elezioni entro 90 giorni.
Insomma, dopo aver riportato il liberismo più sfrenato in Argentina, conquistato l'Assemblea Nazionale venezuelana e fatto fallire il referendum in Bolivia, le oligarchie vogliono colpire la prima economia sudamericana. Quel Brasile che è anche un pezzo importante dei BRICS, l'associazione internazionale che riunisce le principali economie emergenti del pianeta.